Tra bambini quando pronunciavamo tutti e due contemporaneamente le stessa frase facevamo flic-floc incrociando i mignoli perché si avverasse quello che avevamo pensato.

Ieri ho fatto flic-floc con l’autore del tweet “Speriamo che il prossimo periodo di merda sia migliore di questo”.

Non so a cosa pensasse lui, io ho pensato alle elezioni amministrative di Taggia.

Anche il più indulgente degli osservatori dovrà convenire con me su questo sintetico giudizio che riassume in una parola i due tempi del film che oggi è arrivato ai titoli di coda.

Adesso gli uscenti tentano col moralismo di trasformarla in cioccolata, ma l’olfatto e il gusto dicono che non è nutella.

Vincenzo il Manicheo sostiene che con lui è tornata l’onestà, come se i suoi predecessori fossero stati tutti ladri e la stragrande maggioranza dei suoi concittadini che li hanno votati fossero stati loro complici e con questo espediente tenta di cancellare dalla sua bandiera le macchie più imbarazzanti.

Anche noi a Sanremo il 16 settembre 1984 per vicende legate al casinò avevamo ereditato una situazione analoga a quella del 28 maggio 2007 a Taggia dove, però, le vicende riguardavano l’urbanistica.

La differenza l’hanno fatta il Mahatma Gandhi e il suo invito a odiare il peccato e non il peccatore, dove per un amministratore serio la trasgressione peggiore non è registrata nel casellario penale ma “in re ipsa”.

Senza doversi trincerare dietro l’insaputa o usare i guanti, anche il più onesto degli amministratori può diventare peccatore impenitente quando si lascia alle spalle una situazione peggiore di quella trovata.

Non potrà invocare a sua discolpa come indulgenza plenaria né lo sciacallaggio sui peccatori di 10 anni prima né elencare e portare in processione i meriti per atti burocratici di ordinaria amministrazione e per adempimenti tecnici imposti dalla legge.

Taggia coi suoi 14 mila abitanti è un comune relativamente piccolo ma la centralità della posizione e le peculiarità del territorio l’hanno resa storicamente ombelico dell’estremo ponente e porta d’accesso privilegiata all’entroterra.

Dieci anni fa erano presenti tutte le premesse per una straordinaria valorizzazione di entrambe queste risorse, a partire dallo svincolo dell’Autostrada dei Fiori e dalla superstrada dell’Argentina che due taggiaschi, Revelli e Cerri, avevano portato a casa con le logiche ricadute positive per arrivare al P.R.U.S.S.T., alla pianificazione ferroviaria, ospedaliera, idraulica, ambientale, commerciale e costiera.

Col passaggio di mano dai disonesti agli onesti tutte queste opportunità si sono dissolte ad onta della parentela politica e partitica con Stato, Regione e comunità locali, come attestano le impronte lasciate sul terreno dai redentori.

Millenium e rimanenti aree ferroviarie, Palazzo Curlo Spinola, Ospedale Provinciale, Caserme Revelli, Darsena e aree esondabili sono soltanto alcune tra le tante impronte che le cortine fumogene sul lotto 6 non riescono a nascondere.

Ecco, questi erano i miei pensieri nel fare flic-floc.

Ma poi riflettendo su quel tweet direi che più che una speranza la mia è una certezza, avendo misurato il livello della merda dopo che gli uscenti hanno deciso di metterci sopra la ciliegina di un P.U.C. lunare, elaborato da una cooperativa di Reggio Emilia in base a uno schema di dieci anni fa e a forma di maxi-supposta tipo superbomba di Trump sulla quale è scritto a caratteri cubitali: “Misure di salvaguardia”.