C’era una volta a Sanremo un sindaco che aveva bussato all’uscio dello Stato Italiano per comprare pezzi di territorio che non gli servivano più.

 

Casermette, polveriere, gallerie antiaeree e scuderie diventati reperti archeologici al tempo dei missili transcontinentali.

 

La cosa, per l’esattezza, era cominciata un pò prima di lui, vent’anni fa, nel 1997, e la risposta al suo predecessore era stata: “Picche!” e invece il primo cittadino in mano aveva fiori, quadri e cuori.

 

Dopo di allora è sopraggiunta la “Finanziaria 2003”, vale a dire la famigerata legge 27 dicembre 2002 n. 289, quella che all’articolo 22 ha sfondato la diga dell’azzardo, la barriera “fascista” dell’articolo 718 del codice penale Rocco che resisteva dal 1930 e che distingueva tra gioco lecito e gioco illecito, e ha spalancato la voragine della legittimazione degli apparecchi che erogano vincite in danaro (slot machine).

 

L’altra faccia della medaglia di quella sciagurata legge era, però, l’articolo 80 che è venuto in soccorso al nuovo sindaco con queste parole: “Al fine della valorizzazione del Patrimonio dello Stato, del recupero e della riqualificazione e dell’eventuale ridestinazione d’uso, entro il 30 aprile di ogni anno, gli enti locali interessati ad acquisire beni immobili del patrimonio dello Stato ubicati le loro territorio possono fare richiesta di detti beni all’Agenzia del Demanio”.

 

Così, diligentemente, nell’aprile del 2003 il sindaco pro tempore è tornato a bussare a quell’uscio con in tasca il protocollo d’intesa con l’Agenzia del Demanio dove a quattro mani avevano tracciato l’itinerario di un processo di valorizzazione del patrimonio dello Stato nel territorio del Comune.

 

Poco dopo quel sindaco dalle belle speranze, ahimè! sarà cacciato e poi ne morirà e i suoi successori, evidentemente, hanno accettato l’eredità con beneficio di inventario.

 

E che inventario, mica "micio micio, bau bau" diceva quello.

 

Un elenco lungo e succulento che continua ad allungarsi.

 

Si apriva con le scuderie ex Caserma Mazzini, censite al Foglio 45 del Comune Censuario di San Remo mappale 995, per proseguire con la polveriera in località Valle Armea, censita al Foglio 7 della Sezione Censuaria di Bussana mappale B.

 

E poi avanti ancora con le due gallerie di protezione antiaerea, quella tra Via Martiri e Largo Volta già utilizzata e quella tra Piazza San Siro e Corso degli Inglesi da inserire nel nuovo P.U.C. in fase di avanzata elaborazione con destinazione viabile.

 

Dopo di che c’erano le Casermette di San Romolo, censite al Foglio 1 del Comune Censuario di San Remo mappali 662, 663 e 789 che il P.U.C. destinava a servizi di zona mentre l’immobile era inserito nel progetto di recupero del “Parco Urbano San Romolo - Monte Bignone”.

 

Dulcis in fundo, Pian di Poma: 105.000 metri quadrati bord-de-mer, censiti in capo al Demanio Pubblico dello Stato al Foglio 36 mappale 34 (parte), Foglio 38 mappale 60, Foglio 38 allegato A mappali 924 (parte), 1282 (parte), 1283, 1284, 1285 e 1290 particelle inserite alla partita 2076.

 

Su quest’ultima chance l’uscio si è aperto per far uscire Pian di Poma, troppo impegnativa per lo Stato, con la necessità di buttarci dentro milioni e milioni in scogliere, rinaturalizzazione e ammenicoli vari, compresa la guardiania.

 

Nel frattempo, a seguito della soppressione di molti (ma MAI abbastanza) Enti inutili e dell’incameramento del loro patrimonio, a Sanremo si sono resi disponibili altri immobili statali di grande prestigio e valore storico, primo tra tutti mi viene in mente Villa Agnese, poi Villa Ogle e infine Villa Vista Lieta, più nota col nome di Villa Boyd, che si trova nella vallata del rio Foce sul sedime di una antica torre di avvistamento dei Sapia de Lencia, fatta costruire nel 1901 su progetto di Pietro Agosti dal colonnello inglese Morgan Darljimple Treherne baronetto di Mexborough per farne dono a sua moglie la baronessa Agnese di Groppello.

 

Dalla nobildonna la comprerà quindi sir Henry Angill Ogle e la sua vedova Lady Daisy Boyd ne ha fatto dono a Benito Mussolini il quale a sua volta (diversamente da quanto fanno i politici di oggi che nascono poveri e muoiono ricchi) l’ha donata al Demanio dello Stato per destinarla a “casa di riposo per ufficiali pensionati senza famiglia” come spiega una lapide datata XI novembre XCMXXXVI, quindicesimo dell’era fascista.

 

Non molto tempo fa l’Agenzia del Demanio, Direzione Regionale Liguria, ha messo all’asta la villa al prezzo base di 9 milioni 280 mila euro commercialmente condizionato da una destinazione urbanistica del P.U.C. che renda economicamente sostenibile un simile investimento immobiliare, tipo quella alberghiera di livello medio-alto sul modello dell’hotel de charme francese, dei paradores spagnoli e delle pousadas portoghesi, per capirci.

 

In Provincia il 18 settembre 2012 c’era stata anche la proposta di permutarla con l’ex caserma Somaschini di sua proprietà e in uso al Comando Provinciale dei Carabinieri, sul filone di quanto era stato fatto con Villa Grock a Imperia, con Villa Nobel a Sanremo, col Teatro Salvini a Pieve di Teco e con Villa Margherita a Bordighera, proposta accolta dal Consiglio col voto contrario del PD.

 

Contrari perché la villa era stata del Duce? Mah!

 

Quando si dice l’antifascismo.