Non è facile capire a Sanremo chi e che cosa ci sia dietro a scelte decisamente stupide, a meno che non ci sia nessuno e tutto avvenga sotto vuoto spinto.

Si tirano formidabili spallate a porte spalancate per farci entrare idee-forza già universalmente accettate da decenni e che qui diventano novità sconvolgenti e rivoluzionarie, però da applicare alla rovescia.

Un’idea-forza a livello comunitario, nazionale e regionale, tradotta in precise norme di comportamento e in pesanti sanzioni finanziarie in caso di infrazione è quella sui rifiuti che sintetizzo: 1) differenziazione delle frazioni per il cittadino che li produce, 2) adozione di un sistema a scelta a seconda delle proprie esigenze per il Comune che li raccoglie e infine, 3) basta discariche e sistemi orientati a “rifiuti zero” per la Regione (o Provincia da lei delegata) che progetta e coordina lo smaltimento.

Sanremo cosa fa? Invece di agevolare il n. 1) scarica su di lui coattivamente e con pesanti multe il costo del n. 2) che gli compete e lo fa tradendo le proprie caratteristiche di Città turistica e territorialmente diversificata e infine si oppone energicamente sul n. 3) al primo progetto pubblico in Liguria di project financing per lo smaltimento in biodigestione.

Un’altra idea-forza è l’esternalizzazione dei servizi e delle attività, cioè lo scaricare sui privati l’onere relativo al loro finanziamento (sponsor) o al loro esercizio (project financing), da non confondere con l’onere per far funzionare le società “in house” dove, però, è sempre il Comune a pagare.

Sanremo cosa fa? Abbandonata la sponsorizzazione dei beni culturali e svanita quella sugli eventi di audience in fascia alta, gli è rimasto il solo Festival gestito dalla RAI che si pappa i soldi e lascia cadere le briciole al Comune.

Il project financing è diventato una barzelletta alla sola idea di salire le scale di Palazzo Bellevue per trattare con amministratori e uffici la realizzazione di un’opera pubblica in concessione dalla quale trarre per un certo periodo i proventi necessari a rimborsare le banche che ne anticipano il finanziamento.

Ogni tanto arriva un kamikaze con una chiavetta USB in tasca a esibire un rendering da sogno di un’opera pubblica che per finanziarsi non dovrebbe essere a Sanremo ma a Abu Dhabi, nel bacino di Rub Al-Khali, campo petrolifero di Umm Shaif, e per realizzarsi dovrebbe applicare i codici in vigore in Arabia Saudita.

Così l’esternalizzazione pian piano affonda con i disavanzi delle società “in house” da coprire per non farle fallire, come sta succedendo per Area24 indebitata con un mutuo “ristrutturato” da 19 milioni e che per il solo semestre giugno-dicembre 2017 si pappa 187.000 euro dal Comune, o come succederà per Amaie Energia quando si tireranno le somme dell’avventura della raccolta “pseudo porta a porta”.  

Rimane l’idea-forza di Franceschini sulla cultura come provento turistico e non più come perdita secca e Sanremo cosa fa?

Visto che non riesce a mungere la vacca almeno il fieno vorrebbe che glielo fornisse il volontariato che da decenni lotta per salvare gli ultimi quadrupedi rimasti nella stalla.

Senza considerare due controindicazioni che non possono impedire all’idea-forza di rivelarsi una solenne presa per il culo a fini elettorali.

La prima è che i cittadini Mino Casabianca della “Famija Sanremasca”, Enza Dedali di “Pigna Mon Amour”, Sergio Crosta della “Coop-Liguria”, Claudio Sparago del “Rotary Sanremo”, Michela Preziuso di “Bioarchitettura” e Marina Amoretti di “Cittadini per Sanremo” cantano canzoni vecchie di 60-70 anni che spettava al Comune ascoltare.

Loro non hanno strutture, proventi e poteri indispensabili per agire, strutture. Proventi e poteri che invece ha il Comune ma che destina altrove.

Invece di restituire l’auditorium “Alfano” a Sanremo, invece di dare dignità al Museo di Palazzo Nota frettolosamente traslocato dopo lo sfratto da Palazzo Borea d’Olmo, invece di avviare la bonifica vera della Pigna in base al Piano Particolareggiato Formaggini-Sacco-Salesi, invece di farsi carico di situazioni scandalose come la Villa Boyd di proprietà demaniale, e di altre in forte degrado, il Comune propone ai cantanti un consulta alla quale darei un logo “Canta che ti passa”, anzi “Vota che ti passa.”

Tutto questo, e lo dico non riferendomi a chi lo fa ma a chi lo subisce, cioè ai sanremesi, mi sembra decisamente stupido.