Se fu vera gloria nell’ode manzoniana spetta stabilirlo ai posteri con un’ardua sentenza e io -esattamente due anni dopo ad oggi 22 ottobre 2017- mi sento postero e abbozzo un arduo e personale giudizio sul blitz dei “furbetti del cartellino” in attesa di leggere l’udienza preliminare che dovrà pronunziarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per truffa e falso di 35 di loro su un totale di 196 pizzicati nel mucchio delle 528 unità dell’organico comunale, dopo che gli 8 indifendibili e messi alla berlina avranno patteggiato in Camera di Consiglio.

 

Lo faccio perché considero ultroneo il procedimento penale che è matematicamente certo finirà in ultimo grado con la prescrizione, ma soprattutto per recuperare quel minimo di buon senso e di umanità in una vicenda che per la Sanremo silente è subito apparsa sproporzionata per le dimensioni, esagerata per i toni e disumana per la gogna inflitta a pochi per educarne molti in tutta Italia e non soltanto a Sanremo.

 

Anche se il Robespierre comunale è da anni in pensione, certamente il suo sostituto si costituirà parte civile nel processo per il danno di immagine dimenticando che la merda nel ventilatore ha contribuito a gettarcela anche, e soprattutto, l’Amministrazione Biancheri ansiosa di coprire le proprie responsabilità omissive dopo essersi purificata e salvata l’anima con una indagine amministrativa sfociata con 32 licenziamenti, di cui uno già annullato dal Giudice del lavoro, 98 brevi sospensioni, 21 sanzioni veniali, 19 rimproveri e 28 archiviazioni.

 

La sproporzione, per me, è nel blitz, punta di un iceberg investigativo enormemente ridondante per costi e risorse umane rispetto a un obbiettivo modesto e di carattere disciplinare se soltanto i vertici, come era loro dovere, avessero agito.

 

I blitz passati si facevano nei “fetenti Anni Sessanta” sull’edilizia selvaggia e nei “bollenti Anno Ottanta” al Casinò e per il Casinò, non per belinate liquidabili con qualche licenziamento.

 

L’Antimafia ha annesso la nostra zona alla Calabria come sesta provincia, ieri hanno beccato un commerciante incensurato che spacciava, negli atti notarili immobiliari e societari e nei registri pubblici commerciali compaiono importanti operazioni con danaro fresco “cash” piovuto dal Cielo, e qui a Sanremo come a Palermo per Johnny Stecchino, il problema per la Finanza è il traffico, di cartellini.

 

L’esagerazione dei toni è evidente e c’è da temere che col processo crescerà in concomitanza casuale (?) con le elezioni politiche, palcoscenico di un PD rottamatore, riformatore e castigamatti “a scoppio ritardato” come Visco sta sperimentando in questi giorni.

 

Quanto alla gogna in due anni col ridimensionamento è diventata ver-gogna per chi avrebbe dovuto occuparsi di ben altro piuttosto che di mutande e di canoe.

 

Sull’intera vicenda, battezzata “Stakanov” con discutibile ironia da fiamme gialle impegnate in una specie di “ammuina” investigativa, pesa come un macigno un grappolo di domande: “Ma l’Amministrazione comunale sapeva? E se sì, da quando? E se lo sapeva da tempo perché non è intervenuta in via amministrativa e disciplinare sui dirigenti responsabili di omissione?”.

 

Mi chiedo tutto questo da andreottiano consapevole di commettere peccato pensando male, ma avendo sentito voci su una regia romana della vicenda, solo voci, per carità, nient’altro che voci.