Negli ultimi 14 anni Sanremo ha avuto tre imprenditori prestati alla politica e scesi in campo in veste di sindaco, Borea, Zoccarato e adesso Biancheri e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

 

A gestire le partecipate si sono succeduti nel medesimo periodo fior di professionisti e manager anch’essi prestati alla politica e mi riferisco in particolare al casinò, alla municipalizzata e ad Area 24.

 

Questo cosa vuol dire?

 

Ho una risposta: il tecnico non è la soluzione del problema ma è lui il problema.

 

Questo come si spiega?

 

Ho una seconda risposta: i tecnici ci sono già, incardinati in via permanente nella struttura burocratica ad assicurare continuità all’azione amministrativa ma il loro compito è di gestione non di indirizzo.

 

I tre personaggi in questione, in sintesi, o sono stati un doppione nelle materie che avevano praticato con successo in privato nelle loro aziende oppure hanno agito come dei robot nelle mani dei burocrati.

 

Fino a ieri ero convinto che il folle quinquennio si sarebbe chiuso con questa unica anomalia e mi sbagliavo perché ultimamente il robot ha spezzato i fili all’insegna dell’estro, della creatività e della fantasia, prerogativa dei visionari allo sbaraglio.

 

Per Sanremo il rischio è grande, soprattutto sotto il profilo finanziario, e mi spiego con un esempio.

 

Da vent’anni ha perso l’auditorium “Alfano”, perdita infelicemente tamponata per i primi anni col “Teatro del Mare” di Bissolotti-Esposito, e per resuscitarlo a norma Biancheri preannuncia un bel project financing.

 

Altro esempio: a Sanremo anche nei cimiteri la vita è dura e va a finire che costa più morire che vivere, soprattutto per i lacci e lacciuoli di tutti i tipi che caratterizzano il settore, per cui la cremazione sembrerebbe la soluzione adesso che ti puoi portare a casa le ceneri del nonno, dunque Biancheri preannuncia un anche qui un bel    project financing.

 

Altro esempio: Sanremo è una città di mare anche se non si direbbe perché non partecipa ai fasti e ai nefasti della nautica di lusso, dove i fasti durano un paio di mesi e si traducono per gli yacht brokers o in regate e crociere in mari lontani o nell’ormeggio fisso a banchine dove si fa vita mondana, mentre i nefasti durano gli altri dieci mesi in parcheggio e/o in alaggio nel capannone di qualche cantiere, e allora Biancheri preannuncia anche qui un bel project financing.

 

Il rischio finanziario è, mutatis mutandis, il medesimo dei derivati tossici e di tutte le altre cambiali a babbo morto respinte dal babbo vivo e vegeto e pagate da Pantalone con tasse, imposte, sovrimposte, addizionali, contributi, canoni e tariffe gonfiate come mongolfiere.

 

Oppure coperte col desbaratu dei gioielli di famiglia che nessuno ha comprato a prezzi di mercato in sede di cartolarizzazione e che il Comune dovrà regalare a prezzi stracciati, come è successo, tanto per fare un altro esempio, per l’ex-Tribunale sotto la spinta del rispetto degli equilibri di bilancio.

 

Intanto mentre a palazzo Bellevue vendono la pelle dell’orso prima di averlo preso   già adesso maturano i primi frutti avvelenati, come sta a dimostrare la vicenda dei cantieri navali sgomberati e adesso reintegrati ma a prezzo di una irreparabile perdita di professionalità, di occupazione e di clientela.