Leggo stamane la dichiarazione ufficiale di una gamba del centrodestra che dà per “fidelizzato” il corpo elettorale del Ponente ligure e quindi scontata l’elezione dei propri candidati.

 

Pronostico azzeccato ma ingannatorio e bugiardo nelle premesse.

 

L’elezione sicura dei due candidati, infatti, non dipende dalla nostra “people satisfaction” ma dal meccanismo bloccato del “Rosatellum” che ha ammazzato la nozione classica di democrazia che si fonda sul massimo di prossimità tra elettore e eletto, senza vincoli di intermediazione salvo quello “morale” di fedeltà nel rapporto fiduciario di rappresentanza.

 

Rapporto, tra l’altro, che qui da noi era già stato tradito dai due precedenti candidati eletti nel 2013, come esplicitamente riconosce la dichiarazione che ho letto, per cui vi è da pensare che l’elettorato ponentino più che “fidelizzato” sia cornuto e mazziato.

 

Dicevo del “Rosatellum”, voluto da Renzi, Berlusconi, Salvini, Alfano e Verdini che il 26 ottobre scorso hanno messo insieme 214 voti a favore contro i 61 voti contrari di tutti gli altri, tra i quali i sette del PD che per questo la pagheranno cara.

 

Legge iniqua che lega le mani dell’elettore al momento del voto perché, in nome del meno peggio, del male minore e turandosi il naso, lo costringe a votare il “paracadutato” dal Partito.

 

Il quale Partito, a sua volta e secondo i casi, è rappresentato da un marchio che identifica una cricca egemone o una azienda familiare o un fantoccio telecomandato.

 

Colmo dei colmi, nel nostro caso al predestinato è stato assicurato oltre a un primo paracadute ad apertura manuale anche un secondo ombrello ausiliario ad apertura automatica perché si candida sia nel collegio uninominale e sia in quello proporzionale come capolista e battipista della seconda predestinata anche lei scesa da Milano col paracadute di riserva.

 

Questo per dare a Cesare quello che è di Cesare.

 

Ma quand’anche così non fosse e la legge elettorale l’avessero scritta non un diplomato all'Istituto Tecnico per il commercio “Gian Rinaldo Carli” di Trieste ma, addirittura, a quattro mani, lo spartano Licurgo e l’ateniese Dracone, la bugia e l’inganno riguardano la “people satisfaction”.

 

Stiamo parlando non del consuntivo di un esercizio finanziario o di una tornata amministrativa ma del risultato di un quarto di secolo di presenza determinante di questo pezzo del centrodestra imperiese sullo scenario nazionale, regionale e locale, in più di una occasione addirittura in posizioni strategiche di Governo e di Segreteria politica nazionale.

 

Un arco di tempo di venticinque anni che è esattamente il quadrato del quinquennio, tra il 1984 e il 1989, nel quale la Balena Bianca in agonia ha sbloccato storiche barriere infrastrutturali allo sviluppo del Ponente e ha gettato il seme per ulteriori iniziative di valorizzazione del suo meraviglioso territorio.

 

Dopo di lei nei 25 anni successivi, dei sei porti turistici due sono falliti, uno è insabbiato da vent’anni, un altro diventerà il parcheggio invernale dei monegaschi e gli altri due funzionano da approdi in mare senza la minima ricaduta sul territorio.

 

L’Aurelia bis, risposta italiana alla “Moyenne Corniche”, è ferma da 10 anni tra Taggia e il Borgo a Sanremo, il raddoppio ferroviario langue, l’autoparco a Ventimiglia è sempre in attesa di riconversione privata, la casa da gioco si autofinanzia a malapena, l’edilizia e la floricoltura sono lungodegenti in declino irreversibile, turismo e commercio vivacchiano più di espedienti e di supermercati che non, invece, all’interno di strategie organiche e compatibili.

 

I dati dell’occupazione e gli indicatori statistici della qualità della vita arretrano e retrocedono ogni anno verso il fondo della classifica nazionale le posizioni della nostra zona.

 

Non so voi, ma io di fronte a un quadro come questo non riesco proprio a capire come la “people satisfaction” possa premiare se non per legge la classe dirigente che ne è responsabile.

 

E infatti il “Rosatellum” costringe l’elettore a dirsi contento e felice come nelle fiabe e a ringraziare per il rancio ottimo e abbondante come nelle caserme.