W LA PRIMA REPUBBLICA !!!! 

 

Aiutiamoli a casa loro!” ho pensato degli amministratori di Sanremo quando ieri 7 febbraio 2018 “facebook/onthisday” mi ha ricordato un post dell’anno prima su una delle tante storiche vergogne di Sanremo e di chi l’ha amministrata, il caso della ex SATI alla Foce.

 

Almeno non fanno danni”, questa la motivazione alla quale aggiungo l’analisi improvvisata ma lapidaria di un anno fa che copio e incollo.

 

Sanremo da 30 anni è delusa da uomini della Provvidenza, professionisti illuminati che hanno chiuso ambulatorio o studio per immolarsi sull’altare del bene comune, imprenditori, manager e negozianti che sono scesi in campo mettendo a repentaglio i conti delle loro aziende e botteghe pur di aver l’onore di servire la propria Città.
Si sono passati il testimone sovente senza neppure riuscire a concludere il quinquennio, ma tutti sono entrati a Palazzo Bellevue all’insegna della novità, del rinnovamento e dell’antipolitica.
Era meglio che si fossero dedicati agli affari loro, alcuni sarebbero ancora vivi, altri incensurati.
Amministrare Sanremo richiede due cose, esperienza e competenza.
L’esperienza, insegnano gli antichi romani, te la fai sul campo percorrendo il cursus honorum, cioè facendo la gavetta e nessuno di loro l’ha fatta.
La competenza, invece, te la fai studiando e chi per vivere e arricchirsi è impegnato giorno e notte a curare timpani, otiti e acufeni o a trovare il modo di vendere tanti bidet, auto usate, ranuncoli e blue jeans, o a rincorrere debitori insolventi e a fare serenate sotto il balcone dei giudici certamente non ha avuto il tempo necessario per poter studiare amministrazione pubblica in chiave sanremese.

 

Questo non significa che amministrare Sanremo debba essere necessariamente un mestiere esercitato da collaudati operatori in carriera.

 

Basterebbe aggiungere l’aggettivo “pragmatico” alla esperienza e alla competenza per separare il burocrate di ruolo che sta nell’ufficio a sfogliare scartoffie dall’amministratore elettivo che gira per la città, ascolta la gente e cerca la maniera pratica per risolvere i problemi.
Risultato: gente inesperta e incompetente che finisce in mano a due categorie di persone, i burocrati e i “furbetti”, qualche volta presenti nella stessa persona.
Tutto questo spiega perché nessuna delle iniziative avviate 30 anni fa sotto la Prima Repubblica e lasciate in eredità alla Seconda si è conclusa.

 

L’11 maggio 1993 Scalfaro-Mancino scioglievano il Consiglio comunale perché l’amministrazione Canessa non era riuscita ad appaltare ai privati il casinò.

 

Dopo 24 anni il casinò è ancora a gestione pubblica in-house.

 

Quello è stato lo spartiacque tra le due Repubbliche che fa rimpiangere la Prima.

 

Poi per il seguito basta guardarsi intorno e leggere sulla mia pagina FB l’Album delle incompiute e andare sul mio sito “miacatemiu.it” per rendersi conto della necessità di rimandare a casa sua ad occuparsi ognuno delle proprie faccende familiari una classe politica e dirigente inadeguata e soprattutto nociva.