Oggi è il 10 febbraio, dunque ………

 

“La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Giorno del ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”, dispone la legge 30 marzo 2004 n. 92.

 

Per la cronaca, di proposte di legge c ne erano state tre nel 1995, nel 1996 e infine nel 2003 quest’ultima degli esponenti di A.N. Menia e La Russa ed era stata approvata quasi all’unanimità dalla Camera, almeno così si direbbe con la calcolatrice in mano, dal momento che su 521 presenti 502 erano stati i voti a favore.

 

Invece anche in questo caso l’ambiguità di esponenti della sinistra e di loro paraculi provenienti da DC, PLI e PRI si è chiaramente manifestata e lo dicono i nomi dei personaggi eccellenti che si sono defilati o addirittura hanno votato contro.

 

Questo al netto dei quattro gli astenuti, due Verdi (Bulgarelli Mauro e Cento Pier Paolo) e due del PDS (Sasso Alba e Sabattini Sergio) e dei 15 “titini” che hanno votato contro tutti del Gruppo Comunisti Italiani o di Rifondazione Comunista e che sono stati: Cossutta Maura, Mantovani Ramon, Mascia Graziella, Sgobio Cosimo Giuseppe, Cossutta Armando, De Simone Titti, Deiana Elettra, Diliberto Oliviero, Gianni Alfonso, Giordano Francesco, PISAPIA GIULIANO, Rizzo Marco, Russo Spena Giovanni, Valpiana Tiziana, VENDOLA NICHI.

 

Almeno a questi 19 va riconosciuto il merito di avere agito a viso aperto.

 

Lascio fuori dai 109 deputati che non hanno preso parte alla votazione perché in missione o come membri del Governo Berlusconi impegnati altrove o con ogni altra giustificazione e guardo al passo indietro fatto da alcuni dei politici all’epoca (e qualcuno ancora oggi) più significativi, tra i quali spiccano Annunziata, Bersani, Bertinotti, D’Alema, Acquarone, Burlando, Costa, De Mita, La Malfa, Michelini, Mussolini, Nesi, Ronchi e Sgarbi che non hanno partecipato alla votazione.

 

Piace infine trovare tra i voti a favore i nomi di Mattarella, di Franceschini, di Gentiloni, di Giachetti, della Pollastrini, di Violante e di Minniti, dalemiano -quest’ultimo- che evidentemente già sulle foibe la pensava diversamente dal suo Mentore.

 

Perché ricordo a me stesso queste cose invece di ricordare la tragedia?

 

Perché tutti quelli che, essendo presenti nell’aula della Camera, non hanno votato a favore per me è come se avessero dichiarato: “Gli infoibati se la sono cercata. Prima con l’incendio dell’hotel Balkan, sede del “Narodni Dom” sloveno, poi con la soppressione nelle scuole, negli atti ufficiali e perfino nei riti religioso dello sloveno parlato da allogeni barbari e di razza inferiore, e infine con l’aggressione alla Jugoslavia assieme ai tedeschi, agli ungheresi e ai bulgari in una guerra che ha visto nella “Provincia di Lubiana” italianizzata condanne a morte e deportazioni di civili a migliaia”.

 

Se la tragedia si fosse fermata lì, si potrebbe accettare una spiegazione di questo genere ma invece la tragedia è proseguita a guerra finita.

 

Già dopo l’8 settembre 1943 vi erano stati focolai, per poi esplodere dopo il maggio 1945 con l’occupazione della Venezia Giulia da parte dell’esercito jugoslavo e con la stagione delle foibe istriane nelle quali sono stati giustiziati a migliaia gli italiani, parte dei quali agnostici o addirittura antifascisti.

 

Non perché belligeranti o collaborazionisti, ma soltanto perché rappresentavano lo Stato italiano nei ruoli di podestà, di segretari comunali, di carabinieri, di guardie, di esattori, di impiegati negli uffici postali e con l'obbiettivo di eliminare l’intera amministrazione italiana e con lei il ceto medio fatto di commercianti, di insegnanti, di farmacisti, di veterinari, di medici condotti e levatrici.

 

Per odio e per vendetta delle prevaricazioni del passato.

 

Sentimenti che hanno ispirato l’espulsione dalla Zona B nel decennio 1946-1956 di 250.000 persone quasi tutti italiane strappate dalle loro terre dove avevano vissuto da molte generazioni.

 

Più o meno -come numero- la stessa massa di odierni immigrati dall’Africa, stando alle statistiche del Viminale, ma con un trattamento infinitamente peggiore nei campi di assistenza allestiti in diverse parti d’Italia, nel Bergamasco, in Toscana, in Sardegna e nel Meridione, dove gli esuli  erano ospitati nelle casematte usate in passato dai prigionieri di guerra con una coperta militare e un sacco di paglia, il cibo razionato e trattati peggio dei delinquenti dagli abitanti delle zone interessate.

 

Oggi a Macerata a tre settimane dal voto marciano gli antirazzisti animati sempre dai medesimi sentimenti di odio e di vendetta.

 

Razzismo degli antirazzisti, barbarie.