Se non fosse tragico sarebbe comico -ed è comunque sicuramente tragicomico- il corteo antifascista di sabato scorso a Macerata con i partecipanti che neppure troppo implicitamente applaudivano l’infoibamento degli italiani in Istria giustificato come ritorsione e vendetta per i crimini fascisti nella provincia di Lubiana.

 

Il comico sta nel fatto che le prime ad essere infoibate dalle truppe jugoslave, dai partigiani del 9° corpo d'armata e dalle unità regolari della 4a armata sono state le strutture politiche e le forze militari che facevano capo al Comitato di liberazione nazionale italiano perché rivendicavano la propria autonomia e rifiutavano la subordinazione al movimento di liberazione jugoslavo.

 

Inoltre i partigiani italiani in armi, agli occhi dei compagni jugoslavi, avrebbero avuto una autonoma legittimazione antifascista e riscattato, almeno in parte, agli occhi della popolazione e degli angloamericani le colpe del fascismo.

 

Così gli antifascisti sono stati massacrati per primi e cacciati nelle foibe per eliminare i “nemici del popolo”, definizione nella quale rientrava chiunque si opponesse all’annessione della Venezia Giulia e dell’Istria alla Jugoslavia e alla costruzione di un regime comunista.

 

Avendo conosciuto da bambino le imprese dei partigiani rossi, in versione piemontese, raccontate da mio padre partigiano bianco, mi ha colpito il ridicolo di un corteo che vorrebbe giustificare e legittimare a settant’anni di distanza l’infoibamento di antifascisti da parte di altri antifascisti.

 

Da questo e da altri espedienti elettorali ricavo la convinzione che la sinistra sia alla frutta.

 

Perché, ad esempio, è vero che il 31 luglio del 1942 i condannati a morte di Dane ripresi nella foto-bufala della Meloni erano sloveni e non italiani.

 

Ma, da un lato, vanno pur sempre commiserati, e dall’altro lato, comunque erano pur sempre partigiani civili collaborazionisti e nell’estate del 1942 nella provincia italiana di Lubiana vigeva ancora il codice militare di guerra.

 

Cosa ben diversa dalla pulizia etnica dell’intera popolazione italiana pacifica ed inerme compiuta da militari in tempo di pace nella zona B assegnata dai Trattati internazionali alla Jugoslavia, tecnica razzista che qualche decennio dopo vedrà molte tragiche repliche in conseguenza della caduta e della dissoluzione della federazione titina con i diversi repulisti tra le varie etnie slave i cui tanti boia massacratori in divisa saranno incarcerati e condannati dalla Corte Internazionale dell’Aia per crimini di guerra.

 

Tra l’altro la bufala delle esecuzioni a Dane non fa più notizia, è “bruciata” come quella dei parenti della Boldrini e delle promesse elettorali dei vari personaggi comico-politici nazionali, l’ultimo ad usarla nel 2016, prima del refuso della Meloni, è stato Storace quando era presidente della Regione Lazio.

 

Ma il sintomo più evidente della confusione a sinistra lo deduco dal siluramento del questore spiegato dal Ministero prima come “normale avvicendamento” e poi come “cambio di passo” quando in sala stampa tutti si sono messi a ridere dal momento che il funzionario silurato risultava ancora fresco di nomina ed era arrivato da Isernia a Macerata soltanto tre mesi prima.

 

Il fatto, poi, che in città alla destra si sia impedita ogni commemorazione pubblica del “Giorno del ricordo” giustificando il divieto con ragioni di ordine pubblico per evitare che qualcuno inneggiasse allo sparatore debole di mente potrebbe in futuro diventare un ottimo precedente per vietare l’accesso a “Emergency” per impedirgli di inneggiare al branco di nigeriani che hanno assassinato e macellato una povera italiana.