Scade oggi, 16 febbraio 2018 il termine entro il quale è consentito diffondere i risultati dei sondaggi politici ed elettorali in vista del voto del 4 marzo prossimo.

 

Il rush finale tra istituti specializzati non presenta differenze significative e la loro media ponderata tripolare si esprime nel 37,4% del centro destra, nel 27,9 % del centro sinistra e nel 27, 3 % del Movimento 5 Stelle.

 

Dunque nessuno delle tre maggiori forze in campo, due delle quali in coalizione, raggiungerebbe il 40 % necessario per acquisire la maggioranza di controllo in Parlamento.

 

Concluse le operazioni di apertura delle due Camere, spetterà al Capo dello Stato consultare i soggetti politici e parlamentari in vista del conferimento dell’incarico di formare il Governo e sarà a quel punto che all’interno delle assemblee elettive si apriranno i giochi.

 

Poiché le due coalizioni sono elettorali e solo vagamente politiche essendosi formate dietro la spinta della legge “Rosatellum 2°” ogni Partito avrà un proprio Gruppo parlamentare e quindi riacquisterà la propria autonomia.

 

Questo significa che si riapriranno i giochi intorno a due ipotesi contrapposte, alleanza del centro destra col centro sinistra oppure alleanza del centro destra con il Movimento 5 Stelle, dovendosi escludere in partenza l’alleanza tra centro sinistra e Movimento 5 Stelle per indisponibilità di quest’ultimo.

 

Entrambe le ipotesi possibili produrranno sicuramente effetti indotti all’interno del centro destra perché almeno due Gruppi parlamentari (Lega e Fratelli d’Italia) escludono categoricamente una alleanza con i Partiti della sinistra e perché nella coalizione di centro sinistra e all’interno dei Gruppi parlamentari PD una parte dei componenti esclude altrettanto categoricamente una alleanza con forze non dichiaratamente antifasciste e antirazziste.

 

Tradotta in cifre la dinamica porterebbe a questi risultati:

 

¹    A favore dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle sarebbero 27,3 % (M5S) + 13,9 % (Lega) + 4,6 % (F. d. I.) = 45, 8 %

 

¹    A favore dell’alleanza con il centro sinistra sarebbero: 27,9 % (CSX) + 16,1 % (F.I.) = 44 %

 

Rispetto a questi due scenari oggi, a 15 giorni dal voto, si presentano le seguenti variabili in grado di spostare i pesi sui piatti della bilancia:

 

1°.    Assegnazione di 232 seggi alla Camera e di 116 seggi al Senato col metodo maggioritario in collegi uninominali, dove viene proclamato eletto il candidato più votato, che nelle originarie intenzioni dovrebbe tradursi nella loro prenotazione da parte dei Partiti maggiori. In realtà, soprattutto nei collegi meridionali, questo non è sicuro al 100 % e il gioco della desistenza potrebbe riservare sorprese.

 

2°.    Compra-vendita dei parlamentari, seguendo una prassi sperimentata da decenni e ormai consolidata.

 

3°.    Spostamento del voto, per effetto di desistenza dei perdenti, all’interno dei collegi plurinominali, rispettivamente 386 per la Camera e 193 e per il Senato, dove l’assegnazione avviene con metodo proporzionale a favore dei candidati della lista del collegio plurinominale secondo l’ordine di presentazione, nel limite dei seggi cui la lista abbia diritto.

 

Quindi la vera campagna elettorale non è combattuta tra centro destra e centro sinistra ma all’interno del centro destra tra favorevoli alla alleanza con il Movimento 5 Stelle e favorevoli alla alleanza con il centro sinistra.

 

Questo spiega tanti espedienti apparentemente incomprensibili, come l’antifascismo per mettere nell’angolo e criminalizzare la Lega e Fratelli d’Italia, le divergenza sulla flat tax, sulla immigrazione e altri escamotages ai quali assistiamo quotidianamente.

 

Questi espedienti proseguiranno e si accentueranno nel dopo voto, fino a tirare in ballo il precedente del Governo Tambroni con il Movimento Sociale Italiano di Almirante da sfruttare all’avvicinarsi del 25 aprile e del 1° maggio.

 

Ne vedremo delle belle.