In ogni sua sfumatura e dettaglio “Il ciarlatano” di Bruegel il Vecchio è la perfetta allegoria dell’offensiva grillina sul biodigestore di Colli.

 

Una ciarlatanata.

 

L’inganno è degli imbonitori ma anche di quelli che in silenzio lo condividono pur sapendo di cosa si tratta e soprattutto l’imbroglio è di chi istituzionalmente lo avalla.

 

Eh, sì perché qui si tratta di un normalissimo procedimento amministrativo in itinere, aperto e condotto con tutte le garanzie di legge da un “Responsabile Unico” che risponde all’Organo Politico del rispetto degli indirizzi ricevuti e del risultato finale ottenuto.

 

Apre l’inghippo l’equivoco lessicale sul verbo inglese “to deliberate” che -ad onta della radice comune ad entrambi- poco o nulla ha a che vedere con l’italiano “deliberare”.

 

Per noi la Treccani lo definisce come “stabilire, venire a una determinazione o comunque esprimere una decisione, dopo opportuna discussione in particolare con riferimento a decisioni prese collegialmente o da persona investita di una carica pubblica” mentre invece per il Webster’s dictionary si tratta di “a discussion and consideration by a group of persons of the reasons for and against a measure” cioè di una discussione e una considerazione da parte di un gruppo di persone sui motivi pro e contro una determinata misura.

 

In altre parole dovremmo bere che nessuna “opportuna discussione” ha preceduto l’apertura del procedimento deliberativo in questione dimenticando che è da 45 anni che se ne discute.

 

Fin da allora il sito di Colli è oggetto di discussion and consideration sui motivi pro e contro.

 

Cioè a partire dal 1975 non appena il presidente della Provincia di Imperia Manfredo Manfredi ha preso in mano lo studio di trecento pagine del professor Eugenio De Fraja Frangipane sulla collocazione dell’impianto provinciale di compostaggio che concludeva con la sua indicazione fino ad arrivare alla consultazione pubblica del 27 febbraio 2014 nella Sala dei Comuni della Provincia di Imperia.

 

L’autore non è il solito paraculo a disposizione del miglior offerente ma una personalità scientifica di alto livello, professore presso il Politecnico di Milano e titolare di corsi di aggiornamento post-laurea in diverse università straniere.

 

Uno dei padri dell’ambientalismo moderno che ha promosso e diretto numerosi programmi di ricerca sull’inquinamento atmosferico, su vari corpi idrici (i fiumi Olona e Ticino, i laghi d’Orta e Varese e le lagune di Venezia e Orbetello) e sul trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi.

 

Un divulgatore che ha scritto centinaia di articoli pubblicati su riviste scientifiche e tecniche italiane e straniere e che ha fondato e diretto le riviste “Ingegneria Ambientale” e “RS-Rifiuti Solidi”.

 

Una personalità universalmente riconosciuta che ha presieduto associazioni italiane e internazionali del settore (ANDIS, ISWA) ed è stato tra i fondatori del Club Europeo per i rifiuti.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha chiamato come esperto di igiene ambientale a prendere parte a gruppi di studio e a missioni in Siria, India e Grecia e come collaboratore dell’Istituto Italo-Latino Americano ha diretto programmi di formazione e ricerca nel settore ambientale, ha elaborato progetti di trattamento di reflui urbani ed industriali, di sistemi di controllo dell’inquinamento atmosferico, di impianti di depurazione di effluenti gassosi e di studi di impatto ambientale.

 

A coronamento di un curriculum del genere il Comitato Scientifico Internazionale del “Simposio Sardinia” nel 2001 gli ha assegnato il Premio biennale "Una Vita per i rifiuti" istituito nel 1999 e rivolto ad una personalità internazionale di alto livello che nel corso della sua attività scientifica abbia dato un particolare contributo all’avanzamento del livello tecnico e scientifico della gestione dei rifiuti solidi.

 

Questo per quanto riguarda la scelta del sito definitivo, una measure intensamente partecipata che sarà costantemente fatta propria nel mezzo secolo successivo dai vari soggetti pubblici che si sono passati di mano le competenze, mentre l’indecente balletto dei siti privati provvisori, proseguiva un po’ dappertutto in valle Armea ma anche a San Lorenzo al mare, a Imperia e a Vado Ligure.

 

Introdotta da questa mistificazione la ciarlatanata sul sito di Colli colleziona una sbalorditiva sequenza di inganni che stravolge le leggi e offende il comune buon senso.

 

Si comincia dalla confusione tra Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) che riguarda progetti di opere e di impianti e Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) che invece ha come oggetto piani urbanistici e programmi, istituti disciplinati da norme chiarissime poste a tutela di situazioni differenti e non confondibili, applicate dalla Regione Liguria all’esito di una seria e motivata valutazione scientifica.

 

La confusione porta alla pretesa cervellotica che mentre in Liguria è in istruttoria la V.A.S. del Piano Regionale Rifiuti e Bonifiche gli uffici dovrebbero stracciare la legge ed estendere il procedimento al biodigestore dell’Imperiese per il solo fatto che è un impianto di trattamento finale dei rifiuti non pericolosi ma potenzialmente insalubre.

 

Un modo elegante di dare indirettamente dello scemo o del colluso a chi, su scala gerarchicamente sovraordinata, si occupa di questo specifico aspetto nell’ambito della V.A.S. regionale.

 

La sequenza ingannevole prosegue rispolverando questioni morte e sepolte da secoli che vanno dal ritorno agli ottocenteschi letamieri municipali al principio “ognuno padrone a casa sua” con relativa pattumiera aerobica di comunità fino a resuscitare la vecchia e superata accusa contro la Regione matrigna che pretenderebbe non solo di imporre “come” ma anche di stabilire “dove” vanno smaltiti i rifiuti.

 

A questo punto il filtro d’amore per i creduloni con fascia tricolore zampilla dall’alambicco urbanistico dove un alchimista di fede grillina ha infilato un Piano Regolatore di 32 anni fa e un Piano Urbanistico datato 26 aprile 2017 per distillarne procedimenti pirotecnici e surreali che il sindaco di Taggia, territorialmente competente, dovrebbe aprire a suo rischio e pericolo.

 

Tutto questo ignora che il Piano Regolatore è il passato, scaduto come lo yogurt e che il Piano Urbanistico è il presente operante in salvaguardia, mentre il futuro è dettato dalla disciplina stralcio dell’Ambito “AR6: Colli” di conservazione e riqualificazione a matrice specialistica (Art. 2.5) che prevede “la localizzazione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti previsti dalla pianificazione provinciale”.

 

La pozione magica promette il replay alla moviola grazie a una variante capovolta, nel senso che il P.U.O. (Progetto Urbanistico Operativo) che per definizione deve essere conforme al Piano Urbanistico Comunale dovrebbe invece modificarlo, un po’ come se la montagna fosse andata a Maometto.

 

L’operazione alchemica si conclude con un cocktail di ipotetiche procedure amministrative, ambientali, sanitarie, paesaggistiche e urbanistiche mixato nello shaker grillino e servito con un paio di sentenze del Consiglio di Stato.

 

Merita una sottolineatura particolare l’ipotesi onirica di applicazione all’impianto di Colli della procedura di A.I.A. (Autorizzazione Ambientale Integrata) che il Codice dell’Ambiente riserva esclusivamente ai rifiuti pericolosi, ben sapendo che l’Amministrazione Provinciale di Imperia con Deliberazione n. 2 del 20 febbraio 2017 ha dichiarato il pubblico interesse sulla proposta dei privati in project financing per un impianto di trattamento, recupero e valorizzazione di rifiuti solidi urbani derivanti da RD (raccolta differenziata <65%) che non rientrano tra i rifiuti pericolosi,

 

Stiamo parlando di materiali filtrati all’origine dai servizi comunali di raccolta e di conferimento, monitorati in base al Codice CER, soggetti a rigorose procedure di tracciabilità e di monitoraggio non soltanto per finalità sanitarie e ambientali ma anche fiscali ed economiche e altrettanto avviene per i sovvalli, i residui e il percolato.

 

Insomma, capisco chi è contrario alla scelta del sito, posso anche condividerne alcune ragioni, ma quello che non è accettabile è l’inganno fine a sé stesso soltanto per cavalcare il “contro” a fini elettorali, come a Taggia in passato è già successo per l’Ospedale unico provinciale e altro.

 

Ecco perché questa più che una cavalcata mi sembra una solenne ciarlatanata.