L’autoflagellazione di Imperia prosegue ininterrotta con l’esito del ballottaggio di ieri.

 

La scelta non era tra il bene e il male, ma tra il male e il male minore.

 

Male minore perché a Imperia si è combattuta soltanto una battaglia mentre la vera guerra è a Genova tra i cecchini del PD e Frankenstein Toti.

 

Male minore perché a Imperia la gara era tra un vecchio Golia e un Davide ancora in fasce.

 

Male minore perché nel masochismo imperiese vince sempre il male maggiore cioè il tanto peggio.

 

Era destino che accadesse: “Desine fata deum flecti sperare precando” canta Virgilio nell’Eneide riferendosi alle peripezie del figlio di Troia con un monito che però è sempre più attuale e pertinente.

 

Per prevederlo non c’era da scomodare Pagnoncelli, Piepoli o la Ghisleri, bastava applicare la regola dello scopone scientifico dal momento che le carte scoperte erano state sparigliate al primo turno in base al Codice di Chitarrella attraverso le liste di disturbo.

 

L’unico elemento di novità è quel 37 % che per un attimo ha fatto pensare ai due compari di avere raschiato il barile.

 

Ma è stato soltanto un attimo per controllare i conti fatti a tavolino.

 

Tutto il resto che parla di meraviglia, stupore, sorpresa rientra nella regola dell’insaputa perché l’inciucio non ha da sapersi.