La versione contemporanea del re è nudo di Andersen è la miniaturizzazione del grande vecchio, il burattinaio che, espressione dei poteri forti, fino a ieri tirava le fila di tutto.

 

Rimpicciolito, si chiede come mai i famigli spengono il cellulare all’alba, lui che alle sette rispondeva al primo squillo mattutino dello zio Lillo.

 

Una infanzia trascorsa all’ombra degli arcana imperii lascia impronte indelebili nella maturità e rende angosciosa l’atmosfera decadente e crepuscolare della vecchiaia.

 

Le grandi famiglie degli oleari, della pasta, della banda stagnata e dei traffici mercantili si sono liquefatte e sono evaporate, il Prefetto è entrato nella clandestinità dell’U.T.G., Ufficio Territoriale del Governo, il Questore e l’Intendente di Finanza sono ormai entità astratte e impersonali svuotate dal principio di prossimità e il Vescovo asserragliato nella Curia intemelia riesce a malapena a esercitare il ministero pastorale senza occuparsi d’altro.

 

La rivoluzione tecnologica al pari del Sessantotto ormai commemora il mezzo secolo e la televisione locale, il telefonino portatile e la redazione del quotidiano cartaceo sono aggrediti dall’informatica, dalla rete, dallo streaming, dai social network e da mille altre inafferrabili diavolerie.

 

Come la macaia di Paolo Conte la stagione romana e vaticana, scimmia di luce e di follia, è lontana nel tempo e annebbiata nei ricordi.

 

Dal profondo della memoria ogni tanto riemerge molesto un sentimento di rabbia e di frustrazione per essersi imbarcato nell’impresa impossibile di democratizzare un Partito-Azienda e di gerarchizzare con organici, organigrammi e ruoli la galassia di destra post-missina e di compattarla con tessere, tabulati, sedi e vessilli.

 

Ma sono solo postumi e acciacchi senili, bisogna imparare a conviverci.

 

Se tutto si riducesse a questo sarebbero rose e fiori, invece è sull’indebolimento dei poteri forti il vero trauma psicologico che da oggi affligge il neo-sindaco di Imperia.

 

Il Partito strutturato del passato non c’è più e l’ultimo suo surrogato lo ha iscritto per tre volte nell’elenco degli impresentabili alle europee, alle politiche e adesso alle comunali.

 

Le Istituzioni pubbliche sono imbalsamate, l’alta finanza e i suoi apparati girano alla larga dopo essersi scottati con investimenti sterili e improduttivi e le centrali della logistica, dei lavori pubblici e della grande distribuzione sono distanti anni luce.

 

Non ci sono più servitori da comandare e neppure padroni ai quali obbedire.

 

In queste condizioni per un Napoleone “Le Petit” Imperia non è neppure la domestica Isola d’Elba ma quella triste e lontana di Sant’Elena, e uno si chiede: ne valeva veramente la pena per un puntiglio e una ripicca?