Assodato che un quinquennio non basta per realizzare un programma di cambiamento (e ammesso di averne uno) il fattore “tempo” ne dovrebbe almeno condizionare i contenuti con un minimo di buon senso.

 

Non dimentichiamo che la realizzazione dell’Autofiori, dell’acquedotto del Roya, della ferrovia a monte, del mercato dei fiori, dell’Aurelia bis e della pista ciclabile è stata diluita in stralci funzionali e immaginata nella continuità del “tempo”.

 

Non sto parlando del “tempo” dell’orologio o del calendario ma di quello biologico di crescita sociale, culturale e economica, che -come si sa-  può essere lenta oppure veloce secondo i fusi orari.

 

Più dista dalla Greenwich del potere, Roma e Genova, e più scorre lentamente.

 

Ne è esempio l’ultimo stralcio della circonvallazione dal Borgo alla Foce che si trova in un “tempo” sospeso e indefinito.

 

Quando a Sanremo gli apprendisti stregoni affrontano temi come questo, (ma ve ne sono altri a decine), mi diverto con le simulazioni delle loro -chiamiamole- “idee”, facendole scorrere lungo la dimensione temporale, avanti e indietro.

 

Adesso retrocedo, tanto per fare un esempio, su una idea nata con Canessa sindaco 25 anni fa e morta a Sanremo con Bottini sindaco 7 anni dopo, mi riferisco cioè all’appalto del casinò.

 

Un semplice dato: la base d’asta fissata dal commissario prefettizio Priore nell’agosto del 1993 era stata di 97 miliardi di lire su un incasso lordo previsto di 128, tradotti in euro 50 milioni e 500 mila da prelevare su 66 milioni e 112 mila, il che equivale a un canone base del 75,78 % superiore addirittura di tre punti a quello che nel 1969 mandò in malora l’ATA dell’avvocato Bertolini.

 

Visto l’incasso lordo attuale e visto il canone che Casinò s.p.a. corrisponde al Comune, sembrerebbe preistoria e invece è l’arco di “tempo” di un normale project financing o di un leasing in costruendo che all’epoca il sindaco Canessa avrebbe potuto fare e fortunatamente non ha fatto.

 

La creatività delle finanza non ha limiti, ne sappiamo qualcosa con i derivati tossici, e non si può escludere che qualcuno abbocchi all’amo delle fantasiose esche di Biancheri ma questa volta faremmo tutti quanti la stessa fine, immeritata, dell’ultimo gestore del casinò.

 

Sappiatevelo.