Non è vero che la vecchiaia porta solo acciacchi, c’è anche un vantaggio, quello di conoscere in anticipo il finale del film tutte le volte che l’argomento tocca un disturbo mentale associato ad attività problematiche dell’uomo.

 

Sport, affari, gioco ma soprattutto politica e in politica soprattutto l’attività aleatoria per eccellenza, le campagne elettorali.

 

Dal settembre dell’anno scorso a Sanremo ne è partita una nuova che per gli “umarell” è tutto grasso che cola, in mancanza di cantieri da osservare.

 

Il disturbo mentale è degli sfidanti e sotto l’etichetta di rimozione patologica mette insieme tutti i diversi loro comportamenti con i quali si allontanano dalla consapevolezza e si rifugiano in un inconscio immaginario.

 

Roba da psicanalisi.

 

La realtà vede un sindaco uscente che quattro anni fa era stato eletto al secondo turno con un numero di voti quasi uguale a quello del primo turno, 13000 circa, dovuto all’apporto per due terzi di ben quattro liste civiche e per l’altro terzo del PD.

 

Un personaggio che anche senza quell’imbarazzante alleato ce l’avrebbe fatta ugualmente al primo turno a battere il suo più forte concorrente mentre al secondo turno se la sarebbe giocata per qualche decimo di punto anche schierando le sue sole liste civiche contro il Tripartito avversario.

 

Il presidio del territorio è stato la sua carta vincente, operato attraverso quattro liste dedicate, mirate e studiate a tavolino come sentinelle di sentimenti e di interessi collettivi di ciascuna zona personificati in ognuno dei candidati.

 

La sconfitta dei suoi rivali ha una unica madre, la sfiducia dei sanremesi nei Partiti che fino al 2014 era abbastanza marginale e in ultimo arginata dalle aspettative accese da un giovinotto rampante sotto la curatela di un onnipotente Ministro, ma che poi con l’ingloriosa fine di entrambi aveva rotto gli argini e premiato Biancheri.

 

Per i Partiti la situazione sullo scacchiere cittadino negli ultimi quattro anni è cambiata?

 

Certo, ma in peggio perché tutti indistintamente hanno messo in mostra con la loro evanescenza organizzativa sul piano locale un irrimediabile tramonto, sia che a livello nazionale abbiano trionfato alle elezioni politiche del marzo scorso e sia che abbiano portato a casa risultati disastrosi.

 

Al contrario le fortune del “movimento civico” si sono rafforzate e la forbice con la forma Partito si è ulteriormente allargata.

 

La rimozione patologica degli sfidanti riguarda tutto questo e molto altro di più, cioè i rancori, le preclusioni, le ritorsioni reciproche e i veti incrociati sollevati come un polverone dalla diaspora.

 

Così l’inconscio immaginario riproduce una realtà antecedente il 2014, quando a Sanremo c’erano i Partiti, strutturati e presenti mentre le liste civiche raccoglievano qualche centinaio di voti sui 30.000 potenziali elettori.

 

Il risultato è che l’unica lista civica è un contenitore “omnibus” dei fuorusciti di tre Partiti che segue la rappresentanza delle categorie e non la presenza sul territorio localizzata e spalmata nei dodici “santuari del consenso” mentre, sul fronte dei tre Partiti si annaspa per formare le liste seguendo a fatica l’identico “modus operandi”.

 

E’ un film recente, già visto a Imperia e all'"umarell" che ne conosce il finale non riserva né interesse né emozione ma soltanto un profondo senso di distacco dalle cose terrene.