Nel fare pulizia nel mio hard disk ho trovato questo documento consegnato a Borea sindaco e Biancheri assessore. Sono trascorsi 14 anni e 5 mesi, fate voi.

 

 

 

 

 

Comune di Sanremo

 

Comitato Foce Solaro San Lorenzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Assemblea del 3 Giugno 2004

 

 

 

Alla cortese attenzione dei Sigg. Candidati alla carica di Sindaco

 

 

 

Per rendere più efficace e costruttivo l’andamento della prossima assemblea pubblica si elencano qui di seguito i punti cruciali sui quali si è concentrata la nostra attenzione, con invito a dare una sintetica risposta a ciascuno di essi.

 

 

 

Schema degli argomenti

 

 

 

1.                        L’ambiente fisico

 

a. Viabilità

 

b.Spiagge

 

c.  I grandi spazi

 

2.                        L’ambiente umano.

 

 

 

L’AMBIENTE FISICO

 

 

 

 

 

1/a VIABILITÀ

 

 

 

E’ il punto dolente dell’intero quartiere, ma le difficoltà maggiori si registrano nella sua parte bassa, alla Foce, perché qui vi è la porta occidentale di Sanremo, spalancata attualmente al traffico di attraversamento lungo via Padre Semeria e lungo corso Marconi ed in prospettiva anche lungo lo svincolo dell’Aurelia bis. Ma anche il traffico interno è diventato un problema specialmente a seguito degli insediamenti al Solaro, privi di autonomi collegamenti stradali ed alla attivazione di importanti poli commerciali lungo i corsi Marconi e Matuzia.

 

La gravità dei problemi è accentuata dal sistema stradale esistente, costituito prevalentemente da strade private, molte delle quali di uso pubblico e senza sbocco, che il Comune ha ereditato, senza beneficio di inventario, dalle ondate edificatorie succedutesi dal dopoguerra ad oggi e da una fitta rete di strade rurali, e solo in parte costituito da arterie pubbliche aperte.

 

Il tutto, per la parte urbana della Foce, è aggravato dalla mancanza di parcheggi che, oltre a rallentare la circolazione, porta alla invasione dei marciapiedi e di tutti gli altri spazi pedonali disponibili, quasi sempre intasati da auto, moto e ciclomotori.

 

In prospettiva la situazione non è destinata a migliorare con la creazione della pista ciclabile sulle aree ferroviarie dismesse, perché in corrispondenza della Foce la sede ferroviaria aveva dimensioni minime, addirittura insufficienti - in certi tratti -  a permettere la realizzazione del progetto.

 

Sono stati presi in considerazione tutti e tre i sistemi viari, cioè:

 

A.  La “Viabilità di attraversamento”, parallela alla costa, chiamata a smaltire tutto il traffico, leggero e pesante, con direzione levante/ponente e viceversa

 

B.  La “Viabilità di penetrazione”, perpendicolare alla costa, lungo la quale si svolge il traffico da e verso le zone collinari del quartiere

 

C.  La “Viabilità minore” che collega le varie zone del quartiere e che assorbe il traffico interno.

 

Ecco per sommi capi il risultato della nostra analisi:

 

 

 

A. La “Viabilità di attraversamento

 

 

 

a)     La Foce è l’unico quartiere costiero ad avere una sola strada di attraversamento, la Strada Statale n. 1 “Aurelia”. Tutto il traffico proveniente da ponente e diretto a levante, e viceversa, è obbligato a percorrere i corsi Marconi e Matuzia in una delle due direzioni. L’” Aurelia bis” è ferma da una decina d’anni a San Martino e chissà quando raggiungerà il quartiere del Borgo per poi proseguire nella nostra direzione.

 

b)    Nessuna iniziativa per alleggerire il movimento di veicoli, soprattutto pesanti, che attraversa il nostro territorio risulta essere stata fatta e neppure ventilata, magari sotto forma di incentivi ad utilizzare l’autostrada, o di progetti per raccordare tra loro spezzoni di viabilità trasversale esistente sul modello dell’idea, risalente agli anni Settanta, della “Strada delle Sette Chiese” in grado di assorbire e smaltire il traffico leggero nei periodi di punta.

 

I punti critici corrispondono ai due incroci dell’asse corso Marconi/corso Matuzia rispettivamente con via Padre Semeria, il primo, e con corso degli Inglesi, il secondo.

 

Per alleggerire la pressione su di essi finora nulla risulta essere stato fatto e neppure sperimentato, per esempio creando a monte vie di sfogo, oppure studiando forme alternative di segnaletica in entrata e uscita negli incroci.

 

In entrambi i casi le soluzioni finora prospettate, qualora fossero attuate, sarebbero un palliativo che cura il sintomo ma non la malattia e le cause che l’hanno provocata.

 

Infatti, è illusorio pensare di risolvere il problema della viabilità della Foce con la realizzazione di due rotatorie in corrispondenza degli incroci, se non si interviene a monte, al Solaro ed a San Lorenzo, con azioni mirate a ridurre la pressione del traffico che, in determinate fasce orarie ed in concomitanza con flussi pendolari ben noti, è ormai insostenibile.

 

Il nodo di corso Marconi è prevalentemente provocato dal traffico in entrata che, provenendo da Coldirodi o dallo svincolo autostradale, è costretto a percorrere fino in fondo un’unica strada, appunto via Padre Semeria, dirigendosi verso levante anche se, in ipotesi, la sua meta è a ponente, in direzione di Capo Nero e Ospedaletti.

 

Il fenomeno è aggravato dalla presenza di veicoli pesanti e soprattutto di pulmann turistici che transitano ai limiti, e anche oltre, delle portate massime consentite dalla legge, percorrendo una strada, via Padre Semeria, anch’essa ai limiti per pendenze e raggi di curvatura consentiti.

 

La raccolta delle opinioni circa le possibili prospettive di soluzione a medio termine del problema ha dato le seguenti indicazioni:

 

1)    Costruzione, senza onere per il Comune, dell’asse stradale di attraversamento della zona C1 tra il campetto delle Carmelitane e Villa Helios, da quindici anni previsto e progettato nel Piano Particolareggiato di iniziativa privata che si è arenato da qualche parte. Il tracciato, le quote ed i livelli, le caratteristiche e lo sviluppo della strada sono comunque già in possesso del Comune che le può utilizzare per un proprio autonomo progetto qualora la disponibilità privata venisse a mancare.

 

2)    Acquisizione al demanio stradale comunale, la messa a norma e l’apertura al traffico minore della fitta rete di strade vicinali e private che si stende tra la via Padre Semeria e corso Marconi. Si tratta di strade agricole rese carrabili e da almeno trent’anni lasciate all’uso pubblico, oppure di opere di urbanizzazione  realizzate nell’ambito di lottizzazioni che, in base alle relative convenzioni, avrebbero dovuto allacciarsi alla viabilità esistente e consentire il transito veicolare pubblico invece di impedirlo con sbarre, cancelli e ostacoli fissi oppure si tratta di segmenti di antiche mulattiere la cui sopravvivenza o scomparsa è stata determinata nei decenni dalle esigenze edificatorie private. Nei momenti di punta questa rete minore, anche con l’ausilio di apposita segnaletica, potrebbe assorbire il traffico in entrata diretto a ponente e comunque ridurre notevolmente le code che spesso arrivano fino al campetto delle Carmelitane ed oltre.    

 

Il nodo di corso degli Inglesi è, invece, appesantito dai flussi pendolari provenienti dalla zona PEEP nella quale sono venute ad insediarsi negli ultimi anni oltre cinquecento famiglie di residenti che transitano con i loro veicoli nei due sensi di marcia almeno un paio di volte al giorno in concomitanza con gli orari scolastici e lavorativi.

 

La pressione indotta da questi nuovi insediamenti si è aggiunta a quella proveniente da San Lorenzo e dal Solaro che era già in forte crescita, perché entrambe le due località, per dirla alla francese, sono dei “cul de sac” privi di sbocchi alternativi all’unica strada esistente.

 

Queste le indicazioni raccolte circa le possibili prospettive di soluzione a medio termine dello specifico problema, soluzioni che puntano a ridurre la pressione del traffico nel tratto terminale di corso degli Inglesi, anche nella prospettiva dell’apertura dello svincolo dell’Aurelia bis:

 

1)  Asse viario attrezzato, previsto dal PEEP, che attraversando tutta l’area colleghi strada San Lorenzo nei pressi di Villa Marinuzzi con il curvone di corso degli Inglesi, alcune centinaia di metri al di sopra della Caserma dei Carabinieri. I lavori, dopo una lunga pausa, sono ripresi ma molto lentamente e la loro ultimazione appare lontanissima nel tempo.

 

2)  Strada in copertura del rio Foce, che scorra parallelamente al tratto terminale di corso degli Inglesi tra il curvone suddetto e via Legnano, con andamento a senso unico da monte a mare per poter così istituire il senso unico da mare a monte nel tratto esistente di corso Inglesi.

 

3)  Prosecuzione di strada San Lorenzo fino a Coldirodi

 

4)  La prosecuzione verso monte della strada esistente in copertura del rio San Bernardo fino alla confluenza con via Solaro Rapalin e la rettifica ed allargamento di quest’ultima strada fino alla sua confluenza con via Padre Semeria. 

 

In entrambi i casi, di via Padre Semeria e di corso degli Inglesi, le soluzioni sono traumatiche perché vanno a toccare l’egoismo di chi pretende di mantenere fino all’ultimo il proprio privilegio di vivere in un ambiente esclusivo, isolato dal traffico e lontano dagli inconvenienti che inevitabilmente ne conseguono, pur beneficiando di tutti gli altri vantaggi offerti dalle infrastrutture pubbliche circostanti.

 

Sono tanti i piccoli egoismi, le inerzie burocratiche e le sordità politiche che finora hanno impedito la soluzione dei due problemi in questione.

 

 

 

B.  La “Viabilità di penetrazione:

 

 

 

a)       E’ costituita da due sole strade, via Padre Semeria e corso degli Inglesi. La prima assorbe tutto il traffico in entrata ed uscita dal casello autostradale di Coldirodi, in costante aumento. La seconda è stretta, tortuosa, in gran parte priva di marciapiedi e di aree di sosta e parcheggio, e dovrà ricevere tra poco il traffico proveniente dalla zona residenziale di San Lorenzo ed in prospettiva quello proveniente dallo svincolo dell’“Aurelia bis”. Entrambe le strade sono interessate da intenso traffico, sono in forte discesa con curve a strettissimo raggio ed hanno ai due lati una fitta rete di strade senza sbocco. Gli interventi compiuti negli ultimi dieci anni si limitano alla costruzione di qualche marciapiede, alla asfaltatura di alcuni tratti di strada, alla potatura degli alberi ed alla installazione di alcuni lampioni.

 

b)        Nulla, invece, è stato fatto per razionalizzare la situazione del traffico di penetrazione e neppure per studiare soluzioni migliorative, come potrebbe essere quella dell’apertura delle numerose strade laterali ora senza sbocco oppure la realizzazione di una nuova arteria parallela a corso degli Inglesi lungo l’alveo del rio Foce che permetterebbe la creazione di sensi unici nelle due direzioni mare/monti e viceversa.

 

 

 

C.  La Viabilità minore:

 

 

 

a)      Si tratta di una fitta rete di strade senza sbocco, la cui apertura e collegamento con la “Viabilità di attraversamento” e con la “Viabilità di penetrazione” migliorerebbe sensibilmente la situazione. Le situazioni di reale disagio del traffico interno al quartiere sono davvero molte e riguardano tutto il comprensorio Foce-Solaro-San Lorenzo. Non è possibile in questa sede per farne l’inventario completo, ma basta osservare i casi di strade che non portano da nessuna parte e che invece sarebbero utilissime per collegare zone vicine tra loro ma molto distanti dal punto di vista del reciproco accesso.

 

b)      Ecco alcuni tra i casi più importanti : via privata Flesia dovrebbe collegare via Padre Semeria con villa Helios ed è invece transennata; le strade delle lottizzazioni convenzionate “Aloha” e “Gamma” avrebbero dovuto garantire il medesimo collegamento e invece sono chiuse; la via Montà dei Guisci a memoria d’uomo è sempre stata collegata con via Padre Semeria ed ora è chiusa ; la via privata al Sole non porta da nessuna parte; le strade interne delle varie lottizzazioni a monte di via Padre Semeria avrebbero dovuto confluire su strada alla Colla; quest’ultima strada che si snoda lungo il crinale della collina tra l’ex-chiesa di San Rocco e via Solaro Rapalin e serve una zona intensamente abitata attualmente è accessibile dal basso solo a piedi, anche ai pompieri, ambulanze e forze dell’ordine; strada San Lorenzo, si è fermata a poche centinaia di metri da Coldirodi; via Panizzi dovrebbe proseguire a spese della società “P.D.S.A.” e collegarsi con strada alla Colla e via Franco Alfano, nella prospettiva di arrivare fino al campo ippico ed a via Solaro Rapalin ed invece la relativa convenzione, approvata dal Consiglio Comunale un anno fa (20.2.2003 n. 6) è ancora ferma.

 

Si tratta di viabilità da inventariare, regolarizzare, collegare e portare a regime visto che nella massima parte dei casi è composta da strade già illuminate, pulite e riparate dal Comune e gravate da servitù di pubblico passaggio.

 

 

 

1/b LE SPIAGGE

 

 

 

1.     La specifica questione va inquadrata nella più vasta  problematica relativa al “litorale”  della Foce sulla quale si potrebbero dire tante cose relativamente alle scelte che nei decenni passati hanno permesso : a) l’insediamento di una enorme discarica di terra a Pian di Poma; b) la costruzione di condomini, approdi privati, piscine e scogliere artificiali dove prima vi erano arenili e scogliere naturali; c) l’installazione di una stazione di sollevamento fognario proprio in riva al mare, collegata attraverso un collettore interrato nell’arenile e quindi esposto ai rischi delle mareggiate; d) la chiusura di tutti gli accessi al mare e la pratica abolizione delle spiagge pubbliche

 

2.     Non ostante la forte compromissione ambientale, sul litorale operano almeno dodici stabilimenti balneari privati, in lotta continua per sopravvivere. Gli stabilimenti balneari della Foce sono gli unici in tutto Sanremo a non avere mai beneficiato di interventi pubblici espressamente finalizzati alla loro difesa, ripascimento e valorizzazione attraverso il miglioramento degli accessi, la realizzazione di parcheggi e di un minimo di arredo urbano. 

 

3.     Negli ultimi anni la spiaggia è retrocessa mediamente di 10/15 metri a causa degli interventi compiuti nelle zone limitrofe del litorale e soprattutto della mancata costruzione di scogliere orientate in modo da intercettare le correnti che portano sabbia in sospensione e di favorire il deposito di quest’ultima sull’arenile. Anche in questi giorni sono state erroneamente qualificate come scogliere a difesa delle spiagge due piccoli “pennelli” che completano la grande scogliera di contenimento e protezione della discarica di terra di Pian di Poma. Occorre ben altro, e soprattutto con ben diverso orientamento rispetto alle correnti marine.

 

4.     Tutte le costosissime operazioni di pulizia e di ripascimento delle spiagge sono sempre state effettuate a cura e spese dei privati a differenza di quanto è avvenuto in altre zone del litorale di Sanremo nelle quali, sotto motivazioni diverse, vi è stato un consistente intervento pubblico. Non solo: nel compimento delle complesse operazioni di trasporto del materiale prelevato nel porto canale di Arma, i privati incontrano spesso ed a vario titolo difficoltà ed ostacoli proprio da parte del Comune che, invece, dovrebbe favorirle.

 

5.     Al di la della ex-sede ferroviaria manca qualsiasi illuminazione pubblica; a differenza di quanto è avvenuto in altre zone di Sanremo dove sono stati realizzati parcheggi provvisori sulle aree ferroviarie dismesse, qui nulla è stato ancora fatto; gli accessi al litorale coincidono con le piste ricavate dalla cementificazione del greto dei due torrenti Foce e San Bernardo e si trasformano periodicamente in deposito di detriti trasportati dalle piene o in discarica di ogni genere di materiale spesso di provenienza furtiva; il muraglione di contenimento del terrapieno ferroviario è pieno di crepe ed in alcuni tratti sta crollando nell’indifferenza generale; non ostante la presenza dei ruderi di un antico insediamento di epoca romana, l’abbandono è totale, in un tripudio di sterpaglie e roveti; alla foce del torrente Foce la stazione di sollevamento delle fogne scarica il “troppo pieno” sul greto e da questo in mare e la presenza ormai consolidata dei liquami è tradita dal loro inconfondibile fetore.

 

6.     Le indicazioni raccolte circa i necessari interventi in questo campo riguardano le opere a mare atte a favorire il formarsi di nuovi arenili e il blocco più assoluto delle concessioni a privati. Se il Comune investe ingenti somme per creare nuovi arenili e per il ripascimento e la bonifica di quelli già in suo possesso, è giusto che il beneficio ricada indistintamente su tutti e che chiunque possa gratuitamente accedere alla spiaggia pubblica ed usufruire dei servizi minimi indispensabili, pagando a tariffa solo gli optionals offerti dal privato che ha ottenuto dal Comune in appalto la gestione.

 

7.     Riguardo alle opere a mare, secondo molti, deve essere sfatato una volta per tutte e sulla base dell’esperienza dei nostri vecchi, il luogo comune secondo il quale contro l’erosione della costa l’unica difesa valida è rappresentata dalle scogliere. Sono invece gli arenili a contrastare i fenomeni erosivi e ad attutire l’urto delle grandi mareggiate, però a due precise condizioni che alla Foce sono venute a mancare : la prima è che tutto ciò che la mano dell’uomo colloca in mare, sia esso una scogliera o un molo in cemento armato o anche soltanto un pontile o addirittura una discarica di terra, intercetti il flusso delle correnti marine creando e proteggendo una zona di calma nella quale viene a depositarsi la sabbia; la seconda è che il piede degli arenili sia rinforzato da barriere o dighe soffolte, sulle quali scorre il movimento ondoso per cedere al loro interno il materiale sabbioso trasportato in sospensione. Bene lo sapevano i nostri antenati che avevano bisogno degli arenili per alare e varare le loro imbarcazioni con argani e paranchi e che quindi hanno accuratamente studiato le leggi naturali che ne governano la formazione e la difesa. 

 

 

 

1/c I GRANDI SPAZI

 

 

 

Esistono nel quartiere vaste aree abbandonate da decenni al degrado più completo per le quali l’unica soluzione possibile per la collettività è quella di accettare ciò che è buono e che si può realizzare e di rinunciare a ciò che è ottimo ma irrealizzabile.

 

L’elenco non ha assolutamente la pretesa di essere completo perché ad ogni riunione del Comitato saltano fuori sempre nuovi casi, ma contiene alcune situazioni ritenute esemplari.

 

 

 

          I.       Area ex S.A.T.I.

 

 

 

L’area di 3100 metri quadrati di superficie con entrostanti 12.000 metri cubi di costruzione è inutilizzata da trentacinque anni: vincolata dal Piano Regolatore a servizi pubblici generali nel 1980, non è mai stata espropriata anche se il proprietario si è sempre dichiarato disponibile a concordare bonariamente col Comune un equo indennizzo. Addirittura tra il 1989 ed il 1996 è rimasta a disposizione del Comune per essere permutata con un’altra area comunale ma alla fine il Comune vi ha rinunciato. La proprietà ha allora chiesto di essere risarcita del danno subito per la mancata permuta citando il Comune in Tribunale e ora in Corte d’Appello. Ultimamente, nell’ulteriore inerzia del Comune protrattasi tra il 1996 ed il 2003, la proprietà ha affidato ad un professionista l’incarico di redigere un piano particolareggiato di iniziativa privata ed ha concordato con il Comune una convenzione sicuramente vantaggiosa per la collettività che otterrebbe gratuitamente strada, piazza, sagrato, locali pubblici e parcheggi. Ma al momento di concludere e portare lo strumento urbanistico all’esame della Giunta e del Consiglio comunale la burocrazia interna ha sollevato un ostacolo insormontabile consistente nella pretesa che la proprietà rinunci alla causa in Corte d’Appello. Anche ammettendo che questa pretesa per il Comune rappresenti l’ottimo, sta di fatto che non potendo essere accettata bloccherà per chissà quanti anni ancora una soluzione per lui sicuramente vantaggiosa, cioè, appunto, il buono. 

 

Sta di fatto, comunque, che otto Amministrazioni comunali (Vento, Pippione 1° e 2°, Lanza, Canessa, Oddo e Bottini 1° e 2°) e due Commissari straordinari (Priore e Piccolo) dopo aver fermamente ribadito per 24 anni l’urgente ed irremovibile determinazione di espropriare l’area ex SATI non lo hanno fatto, lasciando inalterata la situazione. Anzi, si insiste su questa strada che non porta da nessuna parte. Suona irrisione ed offesa al comune buon senso il fatto che sette anni fa il 22 ottobre 1997 la Giunta Comunale con atto n. 1230 e subito dopo il Consiglio Comunale con deliberazione n. 102 del 21 novembre 1997, siano tornati al punto di partenza ed abbiano approvato gli “Indirizzi per la revisione del Piano Regolatore generale” dove al punto 6.1 - Dotazione di servizi - si legge: “Per l’ex-area SATI si prevederà la ristrutturazione urbanistica del lotto compatibile con il vincolo cimiteriale, con la realizzazione di una volumetria con destinazione d’uso a servizi di interesse collettivo, parcheggi interrati e verde pubblico, prevedendo la creazione di una piazza nella zona antistante la chiesa di San Rocco nonché la sistemazione della strada di accesso al mare”. Dopo di che il Consiglio Comunale con deliberazione 23 luglio 2003 n. 35 ha ricompreso l’area in zona F07 del nuovo P.U.C. prorogando un vincolo che in 24 anni non ha avuto applicazione.

 

 

 

 

 

       II.      Zona C/1 di P.R.G.

 

 

 

Analogo a quello precedente è il caso della zona C1 che va da Villa Helios al campetto delle Carmelitane, oggi ridotta ad uno sconfinato roveto.

 

La zona, di forma trapezioidale, ha i seguenti punti di riferimento: a nord la parte superiore di via Padre Semeria nel tratto compreso tra la curva segnalata da semaforo intermittente a quella di accesso al campetto di calcio; a ovest: la strada vicinale Buon Moschetto dal campetto di calcio fino alla Standa/Villa Helios; a sud: dalla Standa/Villa Helios fino a via privata Bianchi; a est: da via privata Bianchi fino alla curva di via Padre Semeria segnalata da semaforo intermittente.

 

Si tratta della più estesa ed importante zona di espansione residenziale del Piano Regolatore Generale, oggetto agli inizi degli Anni Ottanta di uno S.U.A. (strumento urbanistico attuativo) di iniziativa pubblica sotto forma di Piano Particolareggiato redatto, su incarico dell’Amministrazione, dall’ing. Sandro Giordano. Bocciato dalla Regione, il consorzio dei proprietari di una superficie superiore al 75 % della sua estensione complessiva, rappresentato dal dott. Giorgio Spagnesi, ha allora presentato nel 1989 un nuovo Piano Particolareggiato di iniziativa privata a firma dell’architetto Giovanni Casalegno di Torino. Approvato dal Consiglio Comunale nella primavera del 1989 lo S.U.A. è stato portato all’approvazione della Regione 14 anni fa.  Per la Foce l’iniziativa avrebbe risolto uno dei più importanti problemi di viabilità senza alcuna spesa per il Comune. Infatti il piano particolareggiato di iniziativa privata prevedeva, come opera di urbanizzazione, una strada che partiva dal campetto di calcio sotto il Convento del Carmelo e terminava alla Villa Helios. Si trattava di arteria di grande importanza per il riassetto della “Viabilità di penetrazione” a servizio del nostro territorio, poiché idonea ad allontanare dall’incrocio tra via Padre Semeria e corso Marconi tutto il traffico in entrata ed in uscita dal casello di Coldirodi dell’Autostrada dei Fiori. L’andamento previsto era rispettoso dell’ambiente, con ampi spazi panoramici e digradava dolcemente in direzione della Villa Helios e Pian di Poma. Su questa prospettiva è calato il silenzio e la più assoluta indifferenza nei confronti di una soluzione che avrebbe potuto essere trasformata in opera pubblica qualora i proprietari della C1 non avessero portato a compimento la loro iniziativa pianificatoria. Sono quindici anni che il piano è arenato sulle secche della burocrazia tecnica, alla ricerca dell’ottimo e nel frattempo non è stato realizzato neppure il buono ed il risultato è sotto gli occhi di tutti.

 

La zona, un tempo condotta da aziende agricole di tipo familiare, è in stato di completo abbandono, infestata da sterpaglie, disseminata da discariche abusive, i casolari abbandonati sono spesso rifugio di malintenzionati e di clandestini, la parte superiore adiacente il campetto di calcio è trasformata di notte in supermercato della droga e teatro di regolamenti di conti tra malavitosi. Eppure dal punto di vista ambientale, panoramico e climatico è una delle più belle zone di Sanremo, perché non compromessa da insediamenti, con un soleggiamento dall’alba al tramonto, distribuita su ampie “fasce” tipiche del paesaggio ligure, anticamente coltivata ad agrumi e poi, dagli inizi del secolo scorso a fiori in pien’aria.

 

 

 

   III.      Cimitero Monumentale della Foce

 

 

 

 Il Consiglio Comunale con delibera 21 maggio 1949 n. 56 ne ha dichiarato la radiazione in vista dell’imminente apertura del nuovo impianto di Valle Armea, vietando le inumazioni, limitando le tumulazioni ai soli proprietari di tombe gentilizie ed offrendo incentivi per trasferire le sepolture, appunto, in Valle Armea.

 

Dopo 31 anni il Consiglio Comunale, rendendosi conto del valore storico, artistico, botanico ed ambientale del Cimitero Foce, con deliberazione 22 aprile 1980 lo erigeva a “Cimitero Monumentale” ripristinandone il regime giuridico. Nel 1986 l’Amministrazione comunale conferiva l’incarico di redigere il Piano Particolareggiato del cimitero, previo inventario e classificazione di tutte le sepolture esistenti. Ad un tecnico botanico e fitopatologo veniva conferito l’incarico di inventariare e classificare le specie botaniche esistenti e di pianificarne la sistemazione e la cura.

 

Dopo di allora nulla è stato fatto, tranne la demolizione e ricostruzione di un ampio tratto del muraglione di cinta, lato nord, a fianco dell’ingresso principale e dei relativi loculi ed ossari, tuttavia ancora vuoti dopo 5 anni dalla loro ultimazione.

 

Lo stato di conservazione del camposanto della Foce è anch’esso sotto gli occhi di tutti, a distanza di quindici anni dalla sua erezione a Cimitero Monumentale e dalla presentazione in Comune di un Piano di recupero tempestivamente redatto e consegnato dal professionista incaricato.

 

Quasi tutte le tombe non sono in regola con la normativa che richiede la tumulazione dei feretri in loculi separati e non nello stesso vano; quando piove molte tombe a pozzo si allagano; in molte arcate il tetto è sfondato e l’intonaco cade a pezzi; nelle sepolture abbandonate si intravedono i resti di feretri e del loro pietoso contenuto; in molti casi l’ultima tumulazione risale ad oltre quarant’anni e non esistono più superstiti in grado di curare la pulizia e la manutenzione delle tombe così che lo stato di conservazione è pessimo, ai limiti della decenza e del decoro.

 

Lo stato della vegetazione secolare non è più quello analizzato tanti anni fa dall’esperto incaricato, perchè i suoi allarmi si stanno traducendo in realtà e la situazione è di notevole degrado, anche perché tesori d’arte e preziose reliquie della nostra storia sono malamente difesi dalle sterpaglie.

 

 Nel suo insieme il cimitero necessita di un radicale intervento di restauro e di risanamento, promesso da vent’anni e mai neppure iniziato.

 

 

 

   IV.      Ex - cava Cangiotti a Capo Nero

 

 

 

L’impresa Cangiotti di Genova ha sventrato la montagna di Capo Nero per coltivare fino ad esaurimento una cava di pietra ivi esistente ed ha quindi abbandonato il sito senza interventi di ripristino ambientale e senza averlo messo in sicurezza.

 

Recentemente della cava Cangiotti si è tornato a parlare dopo quarant’anni di silenzio, seguìto allo sventramento della montagna. Il suo inserimento nel P.R.U.S.S.T. “Riuso della ex-ferrovia del Ponente ligure” prevede la costruzione di un albergo con bonifica di un’area fortemente degradata. L’ottimo per ambientalisti ed ecologisti sarebbe il ripristino dello stato dei luoghi così com’era prima della coltivazione della cava, ma è un obbiettivo chiaramente irrealizzabile. Meglio, dunque, il buono, rappresentato dall’utilizzazione a fini produttivi di questa porzione di territorio che altrimenti rimarrebbe allo stato attuale, cioè come uno sfregio panoramico ed ambientale inaccettabile.

 

Per descrivere lo stato dei luoghi è sufficiente trascrivere le espressioni usate nel P.U.C. dai revisori del Piano regolatore Generale: “Risulta prioritaria la messa in sicurezza della ex cava Cangiotti e si deve provvedere anche ad una risistemazione dell’area dal punto di vista del paesaggio e della ricucitura della ferita costituita dallo scavo prospiciente la via Aurelia ed il mare.” E più oltre: “L’area presenta una specifica criticità (instabilità del fronte di cava), e pertanto risulta necessario uno studio tecnico puntuale per definire un programma di intervento per la messa in sicurezza”. E più oltre: “Si tratta di un’area da recuperare per la grave compromissione anche sotto il profilo paesaggistico dell’attuale fronte estrattivo dismesso. Obiettivo della trasformazione è il raggiungimento di un rapporto più equilibrato tra l’area e il contesto in cui è inserita. In particolare bisognerà avere attenzione ad alcune compatibilità con l’intorno, particolarmente sensibile in quanto l’area è sulla costa e gravita sulla via Aurelia, già in certe fasi in condizioni critiche di utilizzo”.

 

Gli interventi nell’ex cava Cangiotti previsti dal P.U.C. si basano sulla prevalente destinazione turistico-alberghiera della zona e comportano edificazione con le seguenti destinazioni specifiche:

 

a)     Alberghiera 50% (per alberghi di alta qualità);

 

b)    Direzionale 20%

 

c)     Servizi commerciali 30%, al di sotto dei 1.500 m 2 di Snv (superficie netta di vendita) s.n.c.

 

Gli interventi sono stati inseriti dal Comune di Sanremo nel P.R.U.S.S.T. “Riuso della ex-ferrovia del Ponente ligure da Ospedaletti a San Lorenzo al mare e interventi di riqualificazione urbana e ambientale della fascia costiera”.

 

Dopo decenni di inerzia e di degrado le indicazioni raccolte vanno nel senso che qualsiasi iniziativa che punti sulla messa in sicurezza del sito e sulla sua bonifica ambientale e paesistica è auspicabile e va favorito.

 

A condizione che le prescrizioni del P.U.C. siano fedelmente rispettate.

 

In particolare, per quanto riguarda l’ambiente:

 

·    L’arretramento il più possibile delle strutture in elevazione rispetto alla via Aurelia;

 

·    L’esclusione di edificazioni nella parte alta dell’attuale cava con particolare cura nella sistemazione a verde nella zona;

 

·    Il mantenimento della muratura in pietra lungo la via Aurelia quale elemento di richiamo al linguaggio ed alla tradizione ligure ed, in particolare, al contesto storico della via Aurelia;

 

·    Lo sviluppo delle volumetrie interrotto da “scalature” ed inserimenti di verde in modo tale da non costituire complessivamente una massa continua di grandi dimensioni, anomala e fuori scala anche rispetto ad un contesto già caratterizzato da forti volumetrie.

 

Ma soprattutto l’Amministrazione sarà chiamata a verificare che siano rispettate le seguenti ulteriori prescrizioni del P.U.C. che interessano direttamente il quartiere:

 

·    Collegamenti con la zona costiera sottostante la via Aurelia da realizzare sia in sotterraneo e sia attraverso opportuni percorsi pedonali che consentano l’accesso pubblico al mare

 

·        Apertura nella zona a ponente di un “balcone belvedere” e relativo accesso al mare

 

·        Adeguamenti funzionali e sistemazione del litorale secondo quanto previsto dal “Piano della costa”, con la prescrizione che la superficie della spiaggia pubblica non venga diminuita dall’ampliamento della darsena sottostante.

 

 

 

       V.      Nuova zona residenziale del Solaro

 

 

 

Concepita come P.E.E.P. (Piano di edilizia economica e popolare) dall’Amministrazione comunale tra il 1971 ed il 1983, contro l’opposizione degli abitanti e soprattutto dei floricoltori insediati nella località, (memorabile la battaglia delle famiglie Giacon e Ricolfi condotte fino al Consiglio di Stato), la zona C 2 ha avuto definitiva pianificazione tra il 1984 ed il 1989 e da allora è iniziata la sua attuazione, bel lungi dall’essere conclusa dopo 15 anni.

 

La zona nella quale è stata finora realizzata una ventina di edifici residenziali condominiali ed uno commerciale, si sviluppa sul crinale della collina e sui due suoi versanti che digradano verso il torrente Foce a levante e verso il torrente San Bernardo a ponente.

 

Su quest’ultimo versante tutti gli edifici sono ormai ultimati e dotati degli standard previsti, mentre quelli sul versante di levante mancano degli standard e delle dotazioni minime, con strade ancora in terra battuta, illuminazione carente e soprattutto senza collegamenti stradali diretti.

 

Il paesaggio è lunare, tra attrezzi di cantiere, detriti, materiali edilizi vari, in una confusione indescrivibile che perdura da anni.

 

Eppure gli oneri di urbanizzazione ed i costi di costruzione sono stati pagati da molto tempo al Comune e le opere dovrebbero già essere state realizzate.

 

In particolare, è ancora in alto mare la costruzione della strada di collegamento tra strada San Lorenzo e corso degli Inglesi, la cui apertura, tra l’altro, avrebbe dovuto alleggerire notevolmente la pressione del traffico sull’incrocio tra corso degli Inglesi e corso Matuzia. L’impresa appaltatrice dei lavori, dopo una lunga interruzione, ha ripreso l’attività, ma siamo ancora molto lontani dalla loro conclusione.

 

Il nuovo insediamento ha creato flussi di traffico verso il centro che provocano quotidiani intasamenti e code a non finire lungo la via Solaro Ponente fino alla confluenza con via Legnano e corso degli Inglesi.

 

 

 

   VI.      Pian di Poma - Zona Villa Helios

 

 

 

Negli ultimi trent’anni lo sviluppo urbanistico ed edilizio di questa zona è avvenuto all’insegna del disordine e della confusione che ne hanno snaturato le caratteristiche.

 

Le fasi attraverso le quali si è arrivati all’attuale stato di fatto sono: 

 

               I.    All’inizio degli Anni Settanta, discarica incontrollata in mare del materiale proveniente dalle gallerie dell’Autostrada dei Fiori e formazione di un rilevato non protetto da scogliere, col risultato di distruggere un tratto di costa, tra la Pietralunga e il Tiro al Piccione, di oltre un chilometro di lunghezza e di provocare - col deposito del limo - la distruzione di grandi estensioni di posidonie. Negli ultimi anni il rilevato è stato protetto da scogliere per contrastare l’erosione del mare, ma ormai il danno ambientale era stato provocato in maniera irreversibile.

 

            II. Radicale ridimensionamento degli impianti di tiro, che fino a quell’epoca (1970) avevano ospitato le Grandi Gare di Tiro al Piccione che nella stagione invernale portavano alla Casa da Gioco per molte settimane la migliore clientela. Poco dopo, chiusura del Tiro a segno. In breve tempo l’area degli impianti, di proprietà comunale, è caduta in stato di abbandono, solo da poco contrastato con interventi parziali e limitati.

 

     III.     Ridimensionamento e riconversione della Clinica privata Villa Helios, fino a quell’epoca (1970) struttura sanitaria di assoluta qualità e di alto livello, con caduta di immagine della vasta area di sua pertinenza.

 

    IV.     A partire da quell’epoca (1970) rilascio a pioggia di concessioni demaniali marittime per la costruzione di approdi e rilevati con entrostanti piscine e spazi privati, che hanno sottratto alla fruizione pubblica tutto il litorale roccioso preesistente fino al confine col comune di Ospedaletti, con la sola eccezione di un limitato tratto di costa a fianco delle arcate del Tiro al Piccione.

 

Le indicazioni emerse su questa situazione sono state le seguenti:

 

           I. La destinazione finale del rilevato di Pian di Poma a 35 anni dalla sua formazione rimane oscura. Nell’attesa, tutto avviene all’insegna della provvisorietà e del caso, a partire dagli impianti sportivi attrezzati con edifici precari, alla installazione di una improbabile pista per elicotteri, alla periodica sistemazione di circhi e luna park fino alla occupazione di spazi con materiali, impianti e strutture varie per le più diverse ragioni. L’aspettativa degli abitanti del quartiere è che sia loro restituita la fruizione del litorale sottostante Pian di Poma, attraverso la creazione di arenili derivanti dall’interramento delle scogliere e dei “pennelli” protettivi opportunamente orientati e che sia almeno ripristinato il passaggio fino a Capo Nero lungo percorsi pedonali che attraversino le varie enclavi private esistenti.

 

II.                                                 Si sono registrati numerosi incidenti, spesso mortali, nella doppia curva antistante la Standa e finora nulla è stato fatto per migliorare la situazione. Occorre intervenire prima che il numero dei morti aumenti.

 

     III.        La zona è scarsamente illuminata e poco vigilata ed ospita prostituzione ed altre attività illecite. Si avverte la necessità di una sua bonifica.

 

 

 

 

 

3.                         L’AMBIENTE UMANO.

 

 

 

 

 

Le grandi trasformazioni del tessuto economico e produttivo in atto nel quartiere si sono portate via un mondo che, tutto sommato, era ancora “a misura d’uomo”.

 

Il declino della floricoltura, la chiusura di molti alberghi e l’erosione della rete dei piccoli negozi ad opera dei supermercati sono alla base del fenomeno, che ha inciso su un ambiente già compromesso dalla massiccia presenza di seconde case che restano disabitate per lunghi periodi dell’anno.

 

Anche la scuola è cambiata, con la chiusura di numerose istituzioni private, in gran parte religiose, e la concentrazione di quelle pubbliche in due grandi plessi malamente accessibili e con spazi insufficienti.

 

Le varie aggregazioni sportive, culturali e ricreative, un tempo molto attive, si sono ridotte di numero e di attività, anche per indisponibilità di locali ed attrezzature.

 

La maggioranza della popolazione è costituita da anziani che più acutamente avvertono il disagio di un ambiente alienante nel quale mancano stimoli ed incentivi per interessarsi a qualcosa.

 

Unica realtà positiva in questo deserto di iniziative sociali è il volontariato cresciuto all’ombra della parrocchia per aggregare i giovani e gli anziani offrendo loro, tra mille difficoltà, strutture sportive, ricreative ed assistenziali.

 

Le idee sono tante ma la loro realizzazione si scontra con la scarsità di mezzi e, purtroppo, anche di uomini e donne di buona volontà, in un clima di indifferenza, ai limiti del boicottaggio, da parte dei pubblici poteri a livello burocratico e politico.

 

Le indicazioni emerse sull’argomento sono molte e si possono sintetizzare in questi termini.

 

Già il miglioramento dell’ambiente fisico farebbe compiere non soltanto alla Foce ma anche al Solaro ed a San Lorenzo un primo importante passo avanti anche nella direzione del miglioramento dell’ambiente umano, ma bisogna fare di più.

 

Intanto puntare sull’arredo urbano, oggi ai minimi storici, per incidere sulla qualità della vita, con l’offerta a chi vi lavora, ai giovani, agli sportivi, ai turisti ed agli anziani di un ambiente decoroso ed accogliente nel quale recuperare il senso di appartenere ad una comunità presente e viva anche nei suoi simboli esteriori.

 

Come è stato fatto in altri quartieri di Sanremo, è ora che anche da noi si faccia un completo restyling, che riguardi marciapiedi e segnaletica stradale, giardini e illuminazione pubblica, torrenti e reliquati ridotti a terra di nessuno, raccolta dei rifiuti e pulizia delle strade, cartellonistica e parcheggi selvaggi, con una operazione sistematica e coordinata.

 

Rientra in questa strategia anche il doveroso inserimento nei programmi turistici annuali, magari soltanto per gli addobbi luminosi però sempre tenendo presente che Sanremo non finisce all’Imperatrice.

 

Subito dopo occorrono azioni mirate, nella direzione di specifiche categorie, particolarmente esposte al disagio sociale: i giovani e gli anziani.

 

Per i giovani l’aspettativa maggiore è verso lo sport, aspettativa che comporta l’esistenza di strutture e di iniziative adeguate.

 

Certamente esistono nel quartiere impianti sportivi di buon livello, come i campi di calcio e di baseball di Pian di Poma, un paio di piscine, il tiro a volo, una palestra e addirittura due tennis club ed un campo ippico, ma si tratta di strutture condivise con l’intero comprensorio sanremese, alcune delle quali particolarmente onerose ed elitarie.

 

Occorre, piuttosto, recuperare i tanti campetti di calcio esistenti ed in abbandono ed arrivare alla costruzione di un palazzetto dello sport sul centralissimo campo di via Barabino, in grado di ospitare soprattutto pallacanestro e pallavolo al coperto.

 

Un’altra esigenza, che potrebbe essere realizzata a Pian di Poma, è quella di una pista di atletica e relativi campi all’aperto.

 

Si tratta di strutture utilizzabili part-time anche dalle scuole oggi prive persino della palestra.

 

Tra le tante indicazioni emerse merita viva attenzione il progetto “Promozione dello sport” avviato nel 2001 dal piccolo Comune di Piove di Sacco (PD), secondo un modello che potrebbe adattarsi benissimo a Sanremo ed al quale il nostro quartiere potrebbe offrire terreno di sperimentazione.

 

L’obiettivo di tale progetto è creare, attraverso la partecipazione degli istruttori sportivi e con il sostegno del Comune, molteplici iniziative per incentivare la pratica sportiva da parte dei bambini e dei ragazzi sanremesi, come fondamentale opera di prevenzione del disagio e nella consapevolezza degli insostituibili benefici fisici e psichici dello sport.

 

Per elaborare un concreto progetto operativo occorre:

 

1)    Predisporre uno studio statistico mirato alla città di Sanremo sull’ uso di stupefacenti, sull’alcolismo e sull’ incidenza di gravi psicopatologie.

 

2)    Informarsi su eventuali iniziative analoghe ed impianti sportivi esistenti e fruibili gratuitamente dai ragazzi in questo Comune.

 

3)    Contattare gli istruttori sportivi di Sanremo creando un clima di fattiva collaborazione e fare quindi un elenco di coloro che aderiscono al progetto nonché delle palestre e delle strutture che possono mettersi a disposizione.

 

4)    Fare un elenco degli edifici comunali e privati inutilizzati che, per la loro struttura, potrebbero essere adibiti a palestre.

 

5)    Avviato il progetto, promuovere presso le scuole l’informazione sui benefici effetti dello sport nonché di una corretta alimentazione, tramite seminari tenuti da esperti di vari settori.

 

Per gli anziani, la cui distribuzione per fascia sociale, condizioni di salute, sesso, istruzione e così via è molto più eterogenea, occorre soprattutto valorizzare le tante situazioni che ne favoriscono l’incontro, la socializzazione, lo svago e l’assistenza.

 

Proprio su questo terreno va rilanciato, su ampia scala, il Centro Anziani che alla Foce tanto successo ha avuto in passato.

 

 

 

Conclusioni

 

 

 

Se qualche osservazione è parsa eccessivamente polemica oppure riduttiva e se il linguaggio è parso favorire la critica al passato piuttosto che la fiducia e lo stimolo verso il futuro, ce ne scusiamo.

 

Ma a noi premeva soprattutto richiamare la vostra attenzione sui tanti problemi del nostro quartiere sui quali riflettere per reagire all’abbandono ed alla rassegnazione dei nostri giorni.

 

Dunque, da parte nostra nessuna intenzione polemica con nessuno, anzi collaborazione con chi dà una mano di qualsiasi partito, raggruppamento o lista elettorale sia.

 

Certamente sarà guardato con sospetto chi tra voi candidati Sindaco ci prometterà miracoli in un ordinamento amministrativo che non lo consentirebbe neppure ai Santi perché, come sappiamo, agli amministratori pubblici competono esclusivamente funzioni di indirizzo e di controllo mentre sono i dirigenti comunali, cioè i dirigenti, a dover esercitare i poteri di gestione, cioè appunto il “fare”.

 

In questa distribuzione di competenze abbiamo creduto di dover segnalarvi gli obbiettivi da raggiungere qui alla Foce affinché a vostra volta siate in grado di dare le opportune indicazioni ai dirigenti comunali e controllarli nella loro azione.

 

Con la raccomandazione di non accettare a scatola chiusa i “se” ed i “ma” che inevitabilmente incontrerete sulla vostra strada, soprattutto in campo finanziario, perché in passato sono stati trovati i soldi per soddisfare infinite esigenze, spesso anche non strettamente necessarie, e ora deve essere fatto lo stesso sforzo per risolvere problemi non più rinviabili.

 

Un’ultima amara constatazione: molti problemi sono vecchi di decenni e col tempo si sono incancreniti, a riprova del fatto che in questo momento la vera “questione morale” non è tanto quella giudiziaria quanto l’inconcludenza e l’inadeguatezza dell’azione politica ed amministrativa.