Il Wiktionary di Google elenca tre categorie di babbei, quelli che vengono presi per il culo a loro insaputa, quelli consapevoli di questo risultato ma convinti che sia la soluzione migliore e infine i conformisti che sanno che non è affatto la soluzione migliore ma l’accettano per convenienza personale.

 

I codici penali Crispi-Zanardelli e Mussolini-Rocco per una sessantina d’anni in successione tra loro hanno punito chi se ne approfittava abusando della credulità popolare e lo hanno fatto sull’onda del positivismo che fotografava a fianco dell’uomo delinquente di Lombroso, alla folla delinquente di Sighele la categoria biologica, sociologica e culturale della folla credulona.

 

Poi l’articolo 661 sarà defascistizzato e la folla riabilitata, ma i babbei sono rimasti, anzi col progresso sono diventati maggioranza e ancora più creduloni sotto l’influsso dei potenti mezzi di comunicazione di massa.  

 

E così nei sessant’anni successivi le masse contrapposte si sono affrontate applicando le regole della democrazia ognuna nella versione che più gli faceva comodo e questo fino a quando il sistema ha funzionato.

 

Ma, come sappiamo, a mandarlo in tilt sono stati i grandi rivolgimenti scientifici, tecnologici, economici e sociali che hanno coinvolto l’intero pianeta e che hanno reso necessario cambiare le regole del gioco e correggere gli eccessi di democrazia.

 

Oggi nel mondo, in Europa, in Italia e a Sanremo i babbei se ne stanno accorgendo, chi il 4 marzo col voto, chi indossando il gilet giallo e chi domani è pronto a farlo nei modi e nelle forme ancora in progress che vedremo e il loro risveglio non è merito del cervello ma del culo che brucia.

 

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Secondo me a Sanremo è impresa disperata spiegare queste cose alla stragrande maggioranza di babbei col culo in fiamme ma senza sapere perché, oppure convinta che sia il male minore o che ci vede un qualche tornaconto. 

 

Ci provo lo stesso con una fiaba che adatto alla situazione.

 

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Re Sciaboletta: “Mago dello specchio magico, sorgi dallo spazio profondo, tra vento e oscurità io ti chiamo. Parla! Mostrami il tuo volto!”

 

Specchio parlante: “Che vuoi conoscere mio Re del popolo babbeo?”

 

Re Sciaboletta: Specchio, servo delle mie brame, chi è il più astuto del Reame?”

 

Specchio parlante:” Astuto, astuto, tu sei astuto oh mio Re, ma attento: nel Reame un giovane c’è, vestito sol di panno, poverino, ma ahimè, assai più astuto è di te e va dicendo a tutti che il Re è un babbeo!”

 

Re Sciaboletta: “Guai a lui! Dimmi il suo nome!

 

Specchio parlante: “Il suo nome è Cento e Nessuno, Nemo per i suoi compagni, lui in un antro in riva al mare e adesso trama contro il tuo vassallo Polifemo, detto lo Smilzo

 

Re Sciaboletta: “Maledetto! Con le mie arti lo fannienterò!”.

 

 

 

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Nemo è Tommasini.

 

E Re Sciaboletta è il sindaco di Imperia al quale sono sempre andate strette le mura domestiche, lui guarda al di là di Capo Berta e per oltrepassarlo il prossimo anno vuol diventare anche Presidente della Provincia e tra due Presidente della Regione al posto di Toti, cavalcando l’onda di ritorno gialloverde e risucchiando qua e là frange di elettorato dell’ex- PD pigliatutto di Burlando-Paita che si è dissolto nel nulla.

 

A questo punto una percentuale di babbei preferisce disinteressarsene, battersene il belin, come si dice qui.

 

Un’altra percentuale di babbei pensa invece che Sanremo non abbia nulla a che vedere con le ambizioni di Re Sciaboletta e che con lo Smilzo abbia toccato il fondo e adesso la Città possa risalire diventando l’ombelico e il baricentro dell’intero Ponente ligure.

 

Infine una terza percentuale di babbei sa benissimo come stanno le cose ma si mette a disposizione di Sciaboletta per convenienza personale.

 

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Pensavo a questa terza categoria di maggiordomi di Re Sciaboletta, travestiti da babbei per convenienza ma senza esserlo, quando sulla Stampa di ieri campeggiava in prima pagina un titolone su tre colonne: “Strategie per Sanremo. Una cordata di sindaci a sostegno di Biancheri” e in terza pagina un secondo titolone su sei colonne: “Maxi alleanza di amministratori del Ponente appoggia la candidatura di Alberto Biancheri” mentre l’indomani, cioè oggi, mi sento io un babbeo leggendo seminascosto in settima pagina e su due colonne: “Tommasini apre il point e lancia la sfida”.

 

Ecco perché sono tornato a ieri, sabato, per guardare col mio terzo occhio la foto della tavolata di Sindaco e per chiedermi: “Ma le altre due categorie di babbei sanremesi avranno capito perché a quella adunata di amministratori non c’era anche Re Sciaboletta? Sapranno oppure non sapranno che il 26 maggio 2019 le schede elettorali saranno due ma le elezioni quattro?”.

 

Nel dubbio e conoscendo i limiti dei Partiti (o presunti tali), cioè di chi a Sanremo nell’ambito della dialettica politica dovrebbe farlo sapere alla gente come compito istituzionale (art. 49 della Costituzione), ecco che cerco di sopperire nel modo più sintetico e chiaro possibile.

 

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In fondo si tratta soltanto di aprire gli occhi, di risvegliare le proprie coscienze, di capire cosa sta succedendo e poi ognuno di noi, non più babbeo, non più credulone, farà le proprie scelte, come è giusto che sia.

 

Premetto che Tommasini non è la scelta finale ma in questo momento deve essere soltanto il Nemo che spezza le catene di Polifemo, svela le trame di Re Sciaboletta, e può rendere tutti noi liberi di scegliere il nostro destino.

 

Tutto lì.

 

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Primo: le schede saranno due: europee (1) e comunali (2), ma le elezioni saranno quattro perché la metà dei voti validi che a Sanremo il 4 marzo sono andati ai giallo-verdi (circa 14.000) dopo un anno e più di Governo saranno sotto esame e l’esito  influirà sulle scelte politiche (3) positive, negative o ancora attendiste e infine perché subito dopo ci saranno le elezioni provinciali (4) di secondo livello nella quali gli elettori non saremo più noi ma gli amministratori che avremo eletto quel giorno assieme a quelli già eletti in passato e ancora in carica.

 

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Secondo: le trame Re Sciaboletta già eletto sindaco di Imperia e che cumulerebbe la carica con la presidenza della Provincia di Imperia si basano sulla legge Del Rio del 7 aprile 2014 n. 56 che Renzi e la Boschi avevano scritto come ponte per arrivare alla soppressione delle Province, disegno politico che invece trenta mesi dopo sarà bocciato dal 59,12% degli italiani.

 

Senza entrare troppo nei meccanismi del sistema elettorale basato sul cosiddetto “voto ponderato” è sufficiente ricordare che gli elettori di secondo livello (sindaci e consiglieri comunali in carica) a seconda della fascia di appartenenza del proprio Comune (tra i 3.000 e i 100.000 abitanti vi sono cinque fasce) voterà un solo nome con una croce.

 

Con le elezioni del 26 maggio 2019 il corpo elettorale cambierà radicalmente perché quel giorno si voterà per  il rinnovo di quasi la metà dei consigli e dei sindaci di ben trenta sui sessantasette Comuni dell’Imperiese (Sanremo, Ventimiglia, Airole, Badalucco, Camporosso, Castellaro, Ceriana, Cervo, Cesio, Chiusanico, Diano San Pietro, Dolceacqua, Dolcedo, Isolabona, Mendatica, Molini di Triora, Monterosso Pian Latte, Olivetta San Michele, Ospedaletti, Pigna, Pontedassio, Ranzo, Riva Ligure, San Bartolomeo al Mare, San Biagio della Cima, San Lorenzo al Mare, Soldano, Vallebona, Vasia e Vessalico) con i primi due Comuni aperti alla possibilità di un secondo turno di ballottaggio.

 

I numeri parlano da soli sia pure ancora in linea provvisoria perché soltanto con la conclusione della partita europea (1), politica (2) e comunale (3) si potranno conoscere quelli definitivi che comporranno le squadre in campo a giocare la partita provinciale (4).

 

Il numero dei sindaci e dei consiglieri suddivisi nelle cinque fasce è -a scendere- il seguente (dalla prima alla quinta): 573- 26- 37- 51 e 58 e viene corretto per ciascuno dei 745 elettori dal seguente indice di ponderazione -a salire- (sempre dalla prima alla quinta fascia): 42,849- 138,076- 275,027- 523,058 - 603,448.

 

E’ sufficiente sottrarre dai numeri dei 67 attuali Comuni quelli (con un grosso punto interrogativo sopra) dei 30 tra di loro che il 26 maggio 2019 cambieranno per capire le trame di Re Sciaboletta.

 

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Terzo: lo Smilzo sabato ha suonato il piffero sullo spartito di Re Sciaboletta almeno su due o tre punti che indico a braccio:

 

1°.  Sanremo in questi anni ha recuperato [con lui, n.d.r.] la leadership politica, produttiva, turistica e commerciale del Ponente ligure” sapendo invece che l’ha persa: in politica è stata l’ultima Città in cui l’apparato di Partiti superstiti aveva mantenuto un barlume di vita e sentirlo dire da lui alla testa di tre liste civiche fa ridere, con l’aggiunta che tutti i dati della produzione nell’ultimo quadriennio sono colati a picco, compreso il turismo e l’andamento del Casinò.

 

2°.  Sanremo ha un ruolo determinante per il coordinamento di: ambiente, territorio, trasporti, pista ciclabile, acqua pubblica, turismo” mentre invece la crisi di Rivieracqua, il flop di Amaie Energia sulla raccolta differenziata e l’assurda opposizione alla soluzione provinciale e regionale dello smaltimento consiglierebbero di tacere sull’ambiente e sull’acqua pubblica. Per non parlare della invereconda puttanata del PUC in tema di territorio, del bidone della vendita della sede RT di corso Cavallotti in tema di trasporti e della funivia ormai passata in cavalleria con la prosecuzione dell’Aurelia bis che non hanno neppure saputo a quale porta bussare, dello stato fallimentare di Area 24 e dello spezzatino della povera pista ciclabile abbandonata a sé stessa e al buon cuore delle casse comunali vuote.

 

3°.  Seguiranno incontri con sindaci dell’Imperiese e dell’entroterra” quando la sua amministrazione in questi quattro anni non ha saputo affrontare neppure i problemi del suo entroterra, delle frazioni collinari e degli insediamenti montani, San Romolo in primis e solo alla vigilia elettorale corre in fretta e furia a portarvi l’acqua tra lo strombazzare di pifferi e cornamuse.

 

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Anche i sassi a Sanremo sanno che Re Sciaboletta fin da quando, ragazzino, è sceso in politica ha sempre lavorato per abbattere la leadership di Sanremo e consolidare quella istituzionale di Imperia capoluogo di Provincia in ciò aiutato e pilotato dagli industriali del ramo alimentare, banda stagnata, cementiero e commercio marittimo.

 

La sua ascesa a livello nazionale segue un trend discendente per Sanremo e il suo hinterland, a cominciare dall’Aurelia bis dove i fondi per farla arrivare a Pian di Poma sono stati dirottati da ANAS e Ministero dei Trasporti di Burlando a Imperia e via, via in mille altre cose.

 

Oggi Tommasini senza neppure saperlo fino in fondo sta mettendo i bastoni tra le ruote a Re Sciaboletta in questo suo disegno e seduti intorno a quel tavolo sedevano a brindare sindaci ed amministratori collaborazionisti a fare i babbei per convenienza loro e a mettere lo sgabello sotto i piedi di Re Sciaboletta.

 

Questo è bene che i babbei di Sanremo sappiano, poi quello che succederà dopo sono cazzi loro e nostri, ma almeno ce li saremo guadagnati a ragion veduta e non all’insaputa, nel bene e nel male.

 

Sappiatevelo, azz!!!