Le mie “Vite parallele” su questo blog hanno acceso insane e morbose curiosità sulla “Saga di valle Armea”.

 

La cosa mi imbarazza perché molta acqua è passata sotto i ponti, i morti non possono difendersi e neppure i vivi quando rincoglioniscono.

 

Io però non accuso nessuno, mi limito a rievocare fatti, a citare documenti e a descrivere circostanze e se qualcuno si sente incolpato vuol dire che avrebbe dovuto esserlo all’epoca dei fatti e magari dovrebbe chiedersi come mai non lo è stato e chi deve ringraziare.

 

Se poi è salito al Cielo, pace all’anima sua, i defunti sono tutti buoni. A prescindere.

 

Curiosità di tutt’altro genere, che direi più “tecniche” che insane e morbose, toccano invece determinati aspetti giuridici delle “res gesta” che descrivo.

 

In questo caso la sparizione dagli atti ufficiali relativi alla pratica “The Mall” di ogni e qualsiasi riferimento alla “Variante ex art. 6 L.R. 30/92 per rilocalizzazione attività produttiva in zona D1-7 e recupero dell’attuale sede in zona Bc7” meglio nota come “Variante Ghersi” che la Giunta Regionale Burlando aveva approvato il 9 febbraio 2010 e che figura nel testo ufficiale del Piano Regolatore Generale di Sanremo.

 

La risposta, a rigore, dovrebbero darla gli uffici competenti, che potrebbero non aver usato i ferri del mestiere nel rigoroso rispetto della legge ma applicando il “favor Principis” per riuscire graditi al Granduca di Toscana.

 

A meno che la zona D1-7 di valle Armea non sia una succursale di Lourdes perché in questo momento mi viene in mente un terzo miracolo che qualche settimana dopo si aggiungerà a quello del condono del Pantamarket-Ipersidis e che si rinnoverà con la “Variante Ghersi” che sale in Cielo.

 

Si tratta della prodigiosa smaterializzazione della delibera n. 1422 del 3 dicembre 1989 con cui la Giunta di Sanremo ha incaricato gli architetti Lanteri Maria Carmen e Marchese Elio di progettare il piano particolareggiato proprio della zona D1-7, incarico da loro svolto con il deposito degli elaborati tecnici avvenuta il 15 ottobre 1992 protocollo n. 46170 per la precisione, il tutto pagato in danaro sonante dal Comune.

 

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Uno può obbiettare che è roba vecchia e che l’acqua passata non macina più.

 

Verissimo.

 

Ma l’acqua del rio Chintagna-Ciuvin allora?

 

Anche lei avrebbe dovuto smettere di macinare e invece lo Smilzo l’ha fatta ritornare al mulino comunale con una ordinanza dirigenziale di “restitutio in integrum” datata 14 novembre 2017 cioè trent’anni dopo quel fatale “Dicembre 1989”.

 

Però con una differenza: a cercare il “Favor Grillis” questa volta è stato lui, e non sto parlando del grillo dei campi (Gryllus campestris, Linnaeus, 1758) ma del cacciatore di voti sulle alture tra Sanremo e Taggia che di notte staziona sotto le tende e di giorno si fa vedere intorno al Lottosei.

 

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Ma che dico, vecchia? roba stravecchia, come il brandy, perché risale alla notte dei tempi la richiesta fatta dagli industriali al Comune di aprire una discarica di inerti di 2a categoria - tipo A dove smaltire i loro rifiuti speciali, detriti da demolizione, terre da scavo, sfridi da lavorazione e quant’altro, ovviamente non pericolosi né inquinanti.

 

Pian di Poma e TRASCA erano chiuse, oltre ad essere finite nel mirino degli inquirenti, San Pietro traboccava e non ci stava più neppure un ago, sugli argini di tutti i corsi d’acqua e adesso anche sul litorale spuntavano come funghi le montagnole di getto depositato nottetempo dagli Ape degli artigiani che non sapevano dove sbattere la testa.

 

Insomma, un casino con la minaccia degli impresari di portare i camion pieni di detriti davanti all’Ariston nei giorni del Festival.

 

A quel tempo avevo già lasciato il cadreghino di assessore ma ero ancora in Consiglio e mi ricordo, appunto, che a dicembre 1989 l’amministrazione era finalmente riuscita a trovare un paio di imprese disposte ad associarsi e a gestire sui loro terreni lungo il rio Chintagna-Ciuvin la sospirata discarica come opera privata di pubblico interesse.

 

Tra gli appunti sul Moleskine di quell’anno trovo anche il numero “204” della delibera e il giorno: 11 dicembre, con l’appunto “project financing informale” che vuol dire che i costi dell’opera idraulica di un paio di miliardi di lire venivano coperti con i diritti di discarica pagati dagli utenti in base alla tariffa concordata.

 

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La viabilità della zona, se ben ricordo, era già in condizioni precarie all’origine, poi era stata ulteriormente compromessa nei primi Anni Settanta da una impresa, mi pare si chiamasse Stura, appaltatrice del lotto autostradale che sorpassa la valle, la quale per farci una pista di cantiere aveva spianato fasce e proprietà stravolgendo anche mulattiere e sentieri.

 

Proprio lì di fianco, poi, avevo istruito la pratica del nuovo carcere, che finirà con l’essere costruito dal consorzio CSEI e dal Provveditorato OO.PP. senza collegamento stradale pubblico (credo unico caso nel mondo).

 

Infine tra espropri per il nuovo Mercato dei Fiori e centenario del terremoto di Bussana Vecchio mi era fatta un’idea abbastanza chiara delle difficoltà di gestire un impianto del genere in una zona come quella, dati i precedenti e conoscendo i miei polli.

 

E il tempo trascorso ha confermato quella mia lontana impressione.

 

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Ecco cosa troviamo oggi.

 

I privati hanno eseguito i lavori appaltati in un paio d’anni ma lo hanno fatto obbedendo a ordinanze hitleriane, contingibili e urgenti del Sindaco, il quale però poi si è dimenticato di mettere in regola il progetto, come si era impegnato a fare con la famosa delibera “204” di affidamento.

 

Non solo, ma si è anche dimenticato (con l’aggravante di essere stato eletto nel frattempo consigliere regionale) di tante altre cose a partire dal fatto che il Comune il 21 maggio 1991 aveva approvato assieme all’ultima sua ordinanza hitleriana contingibile e urgente (n.° 235) anche il relativo “Piano di chiusura” che gli sarà vanamente richiesto proprio dalla Regione a fine giugno 1992 e che deve essere finito chissà dove, in fondo a qualche cassetto.

 

A tenere compagnia, evidentemente, al “Programma dei lavori di sistemazione finale” dell’area di discarica presentato dal Direttore dei lavori e dal geologo che avevano progettato l’opera e che il 29 gennaio 1992 avevano chiesto il collaudo e la formalizzazione della chiusura dei lavori.

 

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Non stupisce che in un casino del genere in alta valle Armea sia scoppiata la guerra di tutti contro tutti specialmente a causa della disastrosa viabilità e del degrado generalizzato.

 

Non stupisce quindi che l’onda del malcontento sia stata cavalcata dai grillini.

 

Non stupisce, conoscendo il mercante, che lo Smilzo li abbia accontentati prima accogliendo tutte le loro osservazioni al PUC e poi sparando il colpo alla nuca al loro “Nemico n.1” con l’ordinanza dirigenziale di “restitutio in integrum” del 14 novembre 2017.

 

Stupisce, invece, che ottomila sanremesi il 4 marzo 2018, senza accorgersene, siano caduti nella trappola credendo di votare i grillini mentre invece col loro voto pagavano una cambiale dello Smilzo per il silenzio assordante su quello che sta succedendo più in basso sull’altra sponda dell’Armea.