E’ proprio vero, tutto il mondo è paese.

 

Anche in Emilia Romagna, infatti, c’è una Pomigliano d’Arco dove i rider di “Giggino ‘o Tribbuno” si sono ribellati contro lo sfruttamento in nero del precariato ma che dalla padella privata dell’algoritmo “Assoldlivery” con cottimo sono caduti nella brace della piattaforma pubblica INPS con la gabbia delle tutele occasionali dalla quale scappare.

 

A ricordare il proverbio agli elettori emiliani e romagnoli alla vigilia del voto regionale è stato “Reggio Sera” già alla notizia che nella lista di Bonaccini si era candidato un grosso industriale e manager che stava dall’altra parte della barricata nella rivolta di Reggio Emilia dei 516 rider indiani della cooperativa di facchinaggio G.F.E. sottopagati e che lui aveva fatto licenziare in massa con una sms perché il 95 % del loro fatturato proveniva dalla sua azienda.

 

Massima flessibilità negli orari di lavoro, paga oraria anche a meno di 4 euro, nessuna tutela per malattia, infortunio e maternità e festività ridotte, questa era stata la molla della protesta dei migranti extracomunitari per chiedere alla cooperativa l’applicazione del contratto nazionale.

 

Il fatturato del candidato di Bonaccini, invece, dopo il licenziamento in massa, era stato “girato” ad altre cooperative di facchinaggio “crumire” i cui dipendenti si rassegnavano a non vederselo applicato e questo avveniva ancora nel 2015 sotto la giunta Bonaccini e poi dopo.

 

Una situazione che nove anni fa neppure il tavolo negoziale Regione, Provincia, e Sindacati era riuscito a rimuovere con un accordo rimasto lettera morta.

 

Una presa per il culo quindi antica e permanente che è cominciata addirittura il 6 maggio 2011 in occasione della giornata di sciopero generale quando i 516 rider indiani aprivano il corteo con tanto di striscioni e con un presidio permanente manifestavano davanti ai cancelli dell’azienda perché, capisci ammè! bisognava ammansirli col solito farmaco da banco di sinistra.

 

Presa per il culo che è andata avanti indisturbata fino al 2 febbraio 2019, perchè la manifestazione nazionale “ITALIA CHE RESISTE” in piazza Prampolini non era stata organizzata per protestare contro lo sfruttamento dei migranti e quindi contro il Ministro del Lavoro “Giggino ‘o Tribbuno” ma per “RESISTERE” alle politiche sull'immigrazione di Salvini Ministro dell’Interno che aveva chiuso porti e rubinetti.

 

Rubinetti dai quali uscivano risorse umane non solo per i rider ma anche per fare a prezzi stracciati molte altre cose che, secondo la vulgata delle “anime belle” di sinistra, gli italiani adesso non vogliono più fare, per esempio la security nei grandi eventi e nelle discoteche o l’assistenza sanitaria, dimenticando però lo spaccio, la prostituzione e altri mestieri.

 

Le “anime belle” in quella occasione erano stati “LEU”, “Sinistra Italiana”, “Possibile-Comitato Agorà 7 Luglio”, “Articolo Uno-MDP”, “Libera”, “Passaparola Aps”, “A.F.C.A.D.” che si definisce associazione per il film e la cultura degli africani della diaspora, “Associazione Yakaar”, “Arci” e dulcis in fundo “P.D.”

 

Come si può notare, nell’elenco dei “RESISTENTI” mancano i sindacati perché a loro essere presi per il culo non è mai piaciuto, la cinghia di trasmissione con il Partito si è rotta da un pezzo.

 

E infatti si è incazzato un ex sindacalista FIOM-CIGL candidato in un’altra lista di sostegno a Bonaccini non appena saputo dell’arruolamento del grosso industriale e manager in una lista “sorella”.

 

Sono volate parole grosse alle quali Bonaccini ha risposto che “il candidato non ha mai avuto condanne”, cioè in parole povere che l’ha sempre fatta franca.

 

Anche l’interessato ha replicato, dicendo di essere un benefattore sconcertato dagli attacchi deleteri della sinistra contro il Governatore uscente.

 

Allora per uscire dalla guerra fratricida in casa Bonaccini è meglio chiudere in territorio neutrale con il commento di Simone Ruini della Federazione Anarchica: “Sabato ho visto questa notizia e mi sono ricordato che conoscevo la sua azienda, la Snatt, per i fatti che, a suo tempo, erano accaduti alla Gfe. Sono andato sul suo sito e devo dire che, quando ho trovato materiale programmatico in cui lei parla di UN’OCCUPAZIONE STABILE, SICURA E DI QUALITÀ, L’HO TROVATO UN PO’ OSCENO. Soprattutto pensando a quello che era successo a quelle 500 persone. Quella è stata un’esperienza drammatica, che ha segnato la vita di tante persone, molte delle quali immigrate, che non avevano neanche una coscienza esatta di quello che stava accadendo e che sono state abbandonate al loro destino, perché conveniva farlo.”

 

E poi processano uno che senza essere sindacalista e neppure anarchico si voleva ribellare, ma lo sappiamo tutto il mondo è paese e in certe regioni è ancora più paese.