Il 26 ottobre scorso un gentilissimo Ufficiale Giudiziario mi ha reso edotto della querela per diffamazione nei mei confronti per un post del 2 febbraio dell’anno scorso su Facebook depositata da due persone che non ho mai visto né conosciuto e della quale la Pubblica Accusa ha chiesto l’archiviazione, opposta dalla parte lesa.

Stamane 15 dicembre il mio Difensore di fiducia, l’avvocato Andrea Artioli mi ha fatto pervenire via mail la copia degli atti in vista dell’udienza in Camera di Consiglio fissata dal Giudice per le Indagini Preliminari alle ore 12 di dopodomani.

Si tratta di 309 pagine a fronte delle 25 righe del mio post di 282 parole tra le quali, peraltro, i nomi e i cognomi dei due querelanti non figurano.

Il mio post aveva come aggregatore tematico un hashtag che rispettosamente oserei definire #Borsellino per il monito di quel grande Magistrato: “Gli uomini politici non devono soltanto essere onesti, ma lo devono anche apparire”.

E, a scanso di equivoci, nel post avevo subito scritto che qui “La legge non c’entra, sia chiaro”, per me e, credevo, per tutti i sanremesi il point elettorale al piano terra dell’ex hotel Bononia era soltanto questione “di buona creanza e di senso della misura” nello “apparire” da parte di un politico che si candida alla rielezione.

Le ragioni della inopportunità sono come i dettagli per il diavolo, ho scritto allora, sfuggono all’attenzione ma ti portano in Tribunale, aggiungo adesso.

Per chiudere questa assurda e paradossale vicenda uno come me che ha subito tre maxi processi in compagnia dei vertici di Autostrade, ANAS e Ministero dell’Agricoltura e che ne è uscito immacolato come il manto di Maria, questa sarebbe tempesta in un bicchiere d’acqua.

Però ci sono di mezzo persone che non ho mai visto né conosciuto, un imprenditore e un professionista che il Comune di Sanremo (una volta tanto!) tratta meglio di quanto abbia fatto in passato perseguitando imprenditori e professionisti rei di intelligenza col nemico politico invece di iscriverli tra i cittadini benemeriti, e questo mi porta a una riflessione dopo aver letto le 309 pagine.

Riguarda la ridondanza dell’aggettivazione e la presenza di allegazioni francamente estranee al contesto, spie entrambe di un fraintendimento che desidero chiarire.

Lo faccio alla luce della esperienza fatta a Genova da dirigente responsabile del controllo interno e auditing della Regione Liguria, e maturata in particolare sulle asimmetrie tra privato e pubblico, tra atto dovuto per legge e atto dovuto per pubblica opportunità e convenienza, tra atto amministrativo discrezionale e atto di incentivazione e di impulso.

Il chiarimento è questo:

Primo: “Nessuno degli atti amministrativi riguardanti l’imprenditore era a lui dovuto per legge ma il suo rilascio è conseguito all’esito positivo di una istruttoria formale condotta dall’Amministrazione comunale nei settori (secondo i casi) patrimoniale, demaniale e urbanistico-edilizio per alcuni profili da integrare con quella di competenza regionale e statale. Tutto pertanto è formalmente legale, eventuali rilievi critici potrebbero al massimo riguardare standard, destinazione d’uso e quant’altro, tutti elementi in oggi ancora impossibili da verificare.

Secondo: “Nessuna attività svolta dal professionista e richiamata in atti è passibile di qualsivoglia rilievo critico attinente legittimità, legalità, opportunità e correttezza, neppure l’aver messo a disposizione i locali per il point elettorale non essendone proprietario. Tuttavia il suo status giuridico -pubblico ex lege- di progettista delle opere e della sicurezza e di direttore dei lavori non lo sottrae a rilievi di opportunità anche in relazione alla condizione giuridica di “cantiere” che l’immobile ha mantenuto ancora per molti mesi dopo”.  

Qualcuno si meraviglierà, conoscendomi, del plauso agli “aiutini” perfettamente legali ma all’apparenza manifestazioni di un bonario “lecchezà”, però di imprenditori che investano e di professionisti che non emigrino abbiamo disperato bisogno.

Pertanto ho ritenuto mio preciso dovere nei loro confronti pubblicare la presente rettifica che non è soltanto un modo per chiudere uno spiacevole equivoco.