Accadde oggi 28 dicembre 2019, un anno fa”, mi ricorda Facebook nel ripropormi il mio post di quel giorno a commento di una letterina di Natale apocrifa attribuita ai parenti delle vittime del crollo del ponte Morandi tweet scritto su tastiera facilmente intuibile e pubblicata dal blog delle stelle 16 (sedici!) mesi dopo la tragedia avvenuta il 14 agosto 2018.

Eccolo, il mio post di un anno fa.

Bruno Giri sta leggendo Molière.

"È Natale, ma vi invito a leggere la lettera dei parenti delle 43 persone che hanno perso la vita su quel maledetto ponte di Genova per colpa di Autostrade per l’Italia della famiglia Benetton” da Buffagni Stefano Blogdellestelle.

La prima cosa che viene in mente nel leggere questo tweet è che il suo autore quando è nato non lo abbia portato una cicogna ma un avvoltoio.

Altrettanto istintivo è pensare che la lettera dei parenti sia dettata dal dolore e intrisa di lacrime.  

Solamente la prima impressione era centrata, mentre la seconda è smentita dal tenore e dal contenuto della lettera, ben diversi da come era logico immaginare.

Non ci vuole una analisi semantica approfondita per rendersene conto.

Dalla fiammiferaia di Andersen in poi il Natale è antitesi di allegria e tristezza, gioia e dolore, ricchezza e povertà e la letterina a Babbo Natale è da sempre il veicolo di mille doppi sensi.

Già questo furbesco “escamotage” la dice lunga, ma è la struttura a rivelare la natura e le finalità della lettera.

Un libello che inizia con il riferimento al “warning” della società autostrade di fronte alla notizia stampa secondo la quale il decreto “Milleproroghe” inserirebbe automaticamente nuove norme nella Convenzione e introdurrebbe l’obbligo di rinegoziazione.

E’ l’ipotesi fotografata dall’articolo 9, comma 4, della Convenzione in presenza della quale scatta automaticamente la “risoluzione di diritto” della concessione e l’obbligo per lo Stato di indennizzare il concessionario sulla base del “valore attuale netto dei ricavi della gestione”.

Si tratta di un principio di carattere generale, presente in tutti i contratti ma anche nello sport, dove non si cambiano le regole del gioco mentre la partita è in corso.

Avvisare in anticipo la controparte è considerato nella lettera dei parenti un atto eversivo, intimidatorio e illegittimo, volto ad arginare il crollo della quotazione in Borsa attraverso “minacce che sono un bruttissimo segnale in democrazia e per l’etica imprenditoriale.”

Nel passo successivo la tragedia del ponte Morandi è considerata una giusta causa di rescissione della Convenzione secondo “pareri espressi dai giuristi del MIT” senza spiegare come mai i medesimi giuristi del MIT non hanno applicato l’identico  principio alla società RFI, anche lei concessionaria, dopo l'incidente ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009 che ha causato 32 morti oppure, per fare un altro esempio, alla concessionaria società Costa Crociere dopo il naufragio al Giglio della Costa Concordia avvenuto il 13 gennaio 2012 con il medesimo numero di vittime.

I sopravvissuti vanno rispettati, a loro da sempre viene riconosciuto il diritto al risarcimento, che nelle Pandette romane era la “pecunia doloris” e nella pandettistica tedesca giunta fino ai giorni nostri lo “schmerzensgeld”, un diritto che per etica e buon senso non può trasformarli in ventriloqui vendicatori senza fargli perdere la nostra umana solidarietà.

Quanto al pulcino di avvoltoio, un vice ministro cangiante ma saldamente aggrappato al trespolo, dal 13 settembre scorso svolazza a Palazzo Piacentini e lì al ministero dello sviluppo economico di occasioni per sfamarsi col dolore e il lutto della povera gente ne saprà certamente cogliere tante specialmente a Taranto, e non solo riesumando il povero Alessandro Morricella ma anche facendo con Giuseppi la solita scappata al reparto l’Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Santissima Annunziata.

In fondo il misantropo del vecchio, caro Molière aveva ragione:

"Et mon esprit, enfin, n'est pas plus offensé,

De voir un homme fourbe, injuste, intéressé,

Que de voir des vautours affamés de carnage,

Des singes malfaisants, et des loups pleins de rage."

 

Le Misanthrope, I, 1 (v. 175-178).