Concordato

 

Con Piero Parise ieri a Sanremo se ne è andato un altro Uomo della Provvidenza, per usare l’espressione di Papa Ratti su Mussolini all’indomani della firma dei Patti Lateranensi.

Allora ai professori e agli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Pio XI aveva spiegato che il Duce, abbattendo i feticci dell’anticlericalismo liberale aveva “ridato Dio all’Italia e l’Italia a Dio.”

Qui da noi, invece, tutte le volte arriva un Messia a restituire i sanremaschi a Sanremo e Sanremo ai sanremaschi.

Devo dire che con la Provvidenza Piero aveva un feeling anche se molti preferirebbero definirla Fortuna o anche peggio.

Penso alla promozione giovanile da contabile a padrone dello scagno di via Nino Bixio adottato come un figlio dai titolari, penso alla Signora Edda, la “Number One” delle ragazze da marito, delle mogli e madri esemplari, delle infaticabili lavoratrici e delle teste pensanti all’epoca disponibili, penso alla decadenza giudiziaria di Guido Pancotti senza la quale a lui sarebbe toccata la panchina tutta la vita.

Anche quando sembrava avergli voltato le spalle la Provvidenza lo ha assistito risparmiandogli la sorte del predestinato alle manette che la “guerra dei casinò” avrebbe fatalmente riservato a chiunque gli fosse subentrato dopo la fugace tregua di Peppino Rovere.

Ma anche come amministratore la Provvidenza gli è venuta in soccorso alzando scogli e facendogli prendere anguille sotto forma di nastri da tagliare o prime pietre da posare e facendogli raccogliete i frutti maturi di tante semine politico-amministrative delle precedenti generazioni.

Memorabile la vicenda in quattro tempi del porto turistico privato col testa-croce urbanistico al primo tempo tra i siti della stazione e del lungomare Trento e Trieste, conclusa con la vittoria del re del tubo Duina, futuro presidente del Milan, contro il Gruppo Valmarina.

Seguì un travagliato secondo tempo edilizio con interruzione delle opere a mare ormai in fase di completamento a seguito dell’abbandono dello sponsor finanziario.

Infine al terzo tempo la Divina Provvidenza prese le sembianze di Gianni Cozzi con le due stampelle di Bartolomeo Suria e di Giovanni Lanteri a evitare che l’incompiuta a terra lo fosse anche a mare, tipo porto di Imperia.

In attesa del quarto e ultimo tempo da 25 anni in Comune proiettano le comiche finali, però questo è tutto un altro discorso.

Ma tanti altri sono stati gli appuntamenti al crocevia della piccola o grande Storia locale per il discolo insubordinato che la Provvidenza ha voluto uomo d’ordine.

Uno di questi il timbro che da transitoria rendeva definitiva la gestione pubblica che nei decenni successivi porterà la Casa da gioco a un inesorabile declino qualitativo e quantitativo di clientela, alla contrazione degli incassi fino ai limiti dell’autosufficienza e alla scoperta di una ragnatela malavitosa all’interno e al di fuori dell’azienda che indurrà il Viminale a imporre al Comune la condizione risolutiva del ritorno alla gestione privata foriera di ancor più drammatici eventi, pena il diniego del rinnovo della concessione.

Altri appuntamenti, vado a memoria, ci sono stati con la costituzione il 22 dicembre 1973 dell’U.C. Flor. per il nuovo mercato dell’Armea, con l’inaugurazione del Palazzo di Giustizia, fortemente voluto dal Guardasigilli Gonella, spinto dagli imperiesi Lucifredi e Zaccari, e poi con l’ultima tratta dell’Autofiori, creatura del Presidente della Provincia Manfredi, e poi ancora con la soppressione della finanza locale che priverà il Comune di ogni autonomia impositiva, con la nascita dell’ente regionale, con la scadenza dell’appalto decennale dei rifiuti e l’apertura della stagione di Collette Ozotto, con la sistemazione del mercato fiori di corso Garibaldi e la creazione di quello all’ingrosso ortofrutticolo di via Volta.

Un quadriennio paragonabile al fondo di un imbuto nel quale è entrato vino e uscito aceto.

Nel mondo dei sottaceti altri si accrediteranno come Uomini della Provvidenza e gli elettori ogni volta ci cascheranno ma dopo Piero a non caderci più sarà proprio lei, la Provvidenza, che volterà le spalle a Sanremo e subito dopo alla Provincia di Imperia.

Da vecchio irriducibile democristiano non riesco a togliermi dalla testa il dubbio che in realtà la Provvidenza non sia stata divina ma terrena e qui da noi ce la costruissimo giorno dopo giorno in via Argine Sinistro a Imperia e in piazza Bresca a Sanremo, discutendo, confrontandoci e spesso scontrandoci anche duramente, ma con la testa e il cuore al bene comune.

Certo, pecore nere ce ne sono state e parecchie, un gregge, ma alla fine il metodo democristiano vinceva su tutto e su tutti perché oltre che cristiano era soprattutto democratico.

Oggi che se ne va un eretico ribelle che su quel metodo ha creduto di far prevalere lo spirito “renziano” dell’Uomo della Provvidenza, del Grande Timoniere e dell’Uomo solo al comando, mi piace ricordarne il canto del cigno.

Quello che il comm. Giovanni Parodi segretario provinciale D.C. il 18 febbraio 1975 ci ha fatto ascoltare in Direzione su carta intestata del comune di Sanremo e col n. 97 di protocollo: “Caro Parodi, desidero darti conferma della mia decisione, già pubblicamente manifestata nelle scorse settimane, di non prendere parte, in qualità di candidato, alla prossime competizione elettorale amministrativa.”

Noi tutti lo definimmo un suicidio e tale si rivelò perché al crocevia della Storia lui sceglierà di passare col semaforo rosso di Gino Napolitano.

Questo sul piano politico-amministrativo.

Su quello umano se ne è andato un Uomo, con la “U” maiuscola, un personaggio, come oggi si usa dire, con le palle.

Di uomini come questi Sanremo e il Ponente ligure avrebbe disperato bisogno.

Uomini che però non si montino la testa non appena si ritrovano una fascia tricolore qualche palmo al di sopra della sacca scrotale.

Perché anche a Sanremo vale il monito di Brecht sulla beatitudine dei popoli che non hanno bisogno di eroi, con un’aggiunta, che volentieri dedico al sindaco Biancheri: “ma neppure di ombre”.