Questa mattina Facebook mi ha svegliato con un post dell’anno scorso ispirato al maestro di Mao Tze Tung, all’autore dell’”Arte della guerra”, a quel Sun Tzu e alla sua regola aurea: “L'arte della guerra è sottomettere il nemico senza combattere".

Però il pensiero va all’allievo di Mao Tze Tung, al Presidente del Partito Comunista Militare Cinese, al Generale Xi Jinping, al "Grande Timoniere" contemporaneo che non combatte guerre e che sottomette silenziosamente Stati e Continenti a colpi di miliardi di yuan (Africa), di partnership economiche (Stati Uniti) e industriali (EU pantedesca).

L’Italia è un granellino di sabbia nell’ingranaggio, ma non per resilienza, semplicemente per l’inaffidabilità asimmetrica di Renzi, amico di Biden e partner di Obama nella guerra contro Trump.

Ecco il post.  

Accadde oggi, 17 gennaio 2020, un anno fa e Bruno Giri stava leggendo “Sách đỏ Mao

Questa mattina, venerdì 17, c’è chi si chiede cosa direbbe della sconfitta referendaria del centrodestra italiano il Grande Timoniere Mao Tze Tung, un cinese che esporta in Italia non solo mercanzie ma anche frasi celebri, tipo “Ogni comunista deve afferrare la verità: il potere politico nasce dalla canna di un fucile”.

Però lui correrebbe subito dopo a completare la citazione con queste sue parole: “Le armi sono un fattore importante nella guerra, ma non il FATTORE DECISIVO; sono le PERSONE, non le cose, che sono DECISIVE. Il concorso della FORZA non è solo una gara di potere militare ed economico, ma anche una gara di POTERE UMANO e MORALE. Il potere militare ed economico è necessariamente esercitato dalle PERSONE.

E concluderebbe con lo storico “Marciare divisi per colpire uniti” che è stato il segreto strategico della sua “Lunga Marcia” per sfuggire all’accerchiamento del Kuomintang di Chiang Kai-shek.

Visto il risultato, con l’onnipotente Trump costretto oggi a scendere a patti alla pari con la Cina per trattare su bombe, dazi e destino del mondo, c’è chi è indotto a concludere “mutatis mutandis” che la saggezza non ha colore né Patria.

A proposito di Trump qualcun altro integrerebbe la saggezza del Grande Timoniere con l’astuzia del tycoon americano il quale ha detto: “A volte nel perdere una battaglia trovi un nuovo modo di vincere la guerra”.

Questo per dire che anche il centrodestra deve trovarlo, il nuovo modo!!

L’alleanza aveva proposto agli italiani di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento col metodo maggioritario “testa o croce” nel quale chi ha la maggioranza vince e governa e l‘altro perde e vigila.

La proposta passava necessariamente attraverso l’abrogazione referendaria del metodo proporzionale nei collegi plurinominali dal momento che la strada maestra dell’abrogazione legislativa diretta era impercorribile perché il centrodestra è in minoranza nel Parlamento. 

Ieri invece la Consulta ha fatto crollare il ponte Morandi elettorale che doveva permettere all’Italia di passare da una sponda all’altra e la decisione di rendere improcedibile il passaggio ha fatto cadere gli italiani nelle torbide acque del fiume “Proporzionale” inquinate da trasformismo, clientelismo e ingovernabilità.

Ma la canna del fucile in democrazia è il voto e il proiettile che la attraversa è il potere umano e morale delle persone, ecco perché il centrodestra troverà presto, già il 26 prossimo in Emilia Romagna e in Calabria, il nuovo modo di vincere la guerra.

L’unica differenza rispetto all’altro ieri è che da ieri dopo la sentenza della Consulta bisogna marciare divisi per colpire uniti, il segreto di una lunga marcia che prima o poi porterà inevitabilmente a una grande vittoria sulla tigre di carta rossogialla che puzza di pesce marcio.