un borghese piccolo piccolo

 

Oggi venerdì 15 maggio 2015 il Secolo XIX titola “Sinistra, lo scontro di Genova” con Civati che annuncia: “Nascerà in Liguria la nuova Cosa. Alleati? Più vicini a Grillo che a Paita”.

Se si guardano i sondaggi l’eretico partorirà una cosuccia, decadente testimonianza di un amore mai sbocciato, un po’ come la rosa di Guido Gozzano.

Ma in politica certe cose non si misurano, si pesano e alle volte il loro peso diventa zavorra che secondo i casi ti tiene a galla oppure ti affonda.

Ormai a sinistra quasi tutti hanno capito che l’integralismo ha fatto il suo tempo e che le sue bandiere sono rimaste tropp0 a lungo ripiegate nei cassetti dell’inciucio genovese dei due Claudi per tornare ad essere credibili come ai tempi di Carossino e Magliotto.

Ma sempre a sinistra hanno capito tutti che è finito un ciclo, quello dei capelli lunghi e fluenti che scorrono tra i denti di un pettine ben saldo nelle mani del “Partito”.

Sono anni che i nodi arrivano a quel pettine e nemmeno uno è stato sciolto, da quello del dissesto idrogeologico a quello delle grandi infrastrutture stradali e ferroviarie, da quello della riconversione produttiva a quello della sanità, e via elencando.

Civati approda a Genova per parlare a una sinistra contemplativa e nostalgica prima che si rifugi nell’astensione ma trascura un piccolo dettaglio sui veri destinatari del suo appello elettorale che non si identificano certo con lo “zoccoletto duro” vetero-comunista in via di estinzione generazionale.

Si tratta del ventre molle opportunista, intellettuale, affarista ed epicureo, fatto più di velleità insoddisfatte che di traguardi sociali raggiunti.

Una umanità che mi ricorda tanto il borghese piccolo, piccolo di Cerami e quel passaggio del film di Monicelli che andrebbe scolpito su una lapide in Regione Liguria.

«Pensa a te, Mario, pensa solo a te! Ricordati che in questo mondo basta fare sì con gli occhi e no con la testa, che c'è sempre uno pronto che ti pugnala nella schiena. D'altronde io e tua madre siamo soddisfatti: abbiamo un figlio ragioniere, che vogliamo di più? Per noi gli altri non esistono. Tu ormai sei sistemato, noi siamo vecchi: non c'abbiamo altre ambizioni. Tutto quello che vogliamo è morire in pace, con la coscienza a posto. »

Oggi il no con la testa viene a dirlo Pippo per mettere a posto la coscienza di chi cel’ha e possiamo essere ben certi che quelli che applaudono lui e Pastorino faranno la coda per affondare il coltello tra le sue scapole non appena passerà il carro del vincitore.

Invece di progettare “Cose” il giovane-vecchio dovrebbe scrivere un instant book alla Mario Capanna su quella epica alla rovescia sul tradimento dei chierici liguri che per vent’anni hanno banchettato con pii trafficoni, audaci avventurieri e spericolati personaggi in odore di mafia.

Avrei un titolo per quel libro: “Imperdonabili quegli anni” e i liguri sono gente che non perdona.