Oggi agitano turiboli, sbavano e cantano le lodi di “SuperMario” le medesime persone che gli preferivano Giuseppi.

Nascondevano le meline pericolosissime del loro idolo perduto pur di avere un Governo e una maggioranza parlamentare con cui tirare a campare e quella dell’ILVA è certamente la più criminale di tutte, perché: 1) inquina come e più dei Riva; 2) riduce produzione e competitività; 3) erode gradualmente occupazione; 4) crea le premesse per trasformare il “polo” dell’acciaio, un sistema-zombi assistito dallo Stato come Alitalia.

Chissà cosa ne pensa oggi “SuperMario” da keynesiano pentito e stregato da Schumpeter.

Io ne parlavo un anno fa su Facebook con un post che il social oggi mi ricorda.

Eccolo.

“Accadde oggi, 6 febbraio 2020, un anno fa: Bruno Giri sta guardando il film “Grand Illusion”.

Ieri l’altro l’Ambasciata italiana di Londra ha ricevuto e reso onore a Sua Maestà Lakshmi Nivas Mittal, l’imperatore mondiale dell’acciaio e Giuseppi si è fatto trovare lì con il tuppè e le trecce di Greta per rendere più green possibile il suo tentativo di farlo intercedere sul collegio di otto avvocati che lo assistono.

Infatti domani venerdì 7 febbraio a Milano il dottor Claudio Marangoni Presidente della Sezione Impresa del Tribunale civile ascolterà le parti in causa, Arcelor Mittal e Commissari Straordinari ILVA, dopo di che, in mancanza di accordo sulla marcia indietro del recesso dal contratto o al limite su una ulteriore proroga per continuare nelle trattative, il Giudice sarà costretto a dichiarare il divorzio, come atto dovuto.

Da lì non si scappa.

Salvo poi incamminarsi lungo la strada giudiziaria che porta all’anticamera dell’eternità quando i nostri pronipoti sapranno se il divorzio è avvenuto per giusta causa oppure no, e in questo secondo caso saranno risarciti per il danno subito dai loro bisavoli.

Tutto ciò, e senza un accordo diverso last minute, significherebbe mettere indietro di quattro anni il calendario fino a tornare a quel venerdì 4 dicembre 2015, festa di Santa Barbara, quando Renzi per evitare che saltasse in aria la santabarbara dell’acciaio ha partorito il famoso decreto-legge 191 col quale ha incaricato il commissario Piero Gnudi di avviare entro il 30 giugno 2016 le procedure di trasferimento dei rami d’azienda “assicurando la discontinuità, anche economica, della gestione”.

Il clima generale non è cambiato granché, è rimasto più o meno quello di quattro anni fa, anzi peggio con un po’ di ammalati e di morti in più, forse, ma, direbbe Oliviero Toscani, a chi interessa?

Anzi, martedì 4 febbraio 2020 la prescrizione ha messo un macigno sulla responsabilità di Enrico Bondi fino al 1° agosto 2015 e tra due settimane, il 19 febbraio prossimo, il colpo di spugna probabilmente proscioglierà anche il succitato Piero Gnudi per il periodo successivo.

E dire che il capo d’accusa non era un peccatuccio, non avevano ottemperato all’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) in vigore dal 26 ottobre 2012, e, paradossalmente, è l’identico crimine che invece ha travolto l’impero dei Riva, ne ha confiscato i beni, mandato in galera i titolari e ne ha fatto morire qualcuno di crepacuore.

Lo Stato Italiano, in sostanza, per il tramite dei suoi Commissari Straordinari, secondo l’Accusa avrebbe effettuato “illecitamente  lo sversamento di una quantità imponente di emissioni diffuse e fuggitive, nocive in atmosfera, emissioni derivanti dall’area parchi, dall’area cokeria, dall’area agglomerato, dall’area altiforni, dall’area acciaieria, e dall’attività di smaltimento operata nell’area Grf, nonché dalle diverse torce dell’area acciaieria a mezzo delle quali (torce) smaltivano abusivamente una grande quantità di rifiuti gassosi”.

Questo fino al 14 marzo 2014 quando dal Cielo è sceso il Governo del Cambiamento di Renzi che ha approvato il Piano Ambientale del costo di una miliardata e oltre, una somma enorme da caricare sulla gobba del privato all’insegna della discontinuità e quindi nell’attesa del suo arrivo tutto è ancora in freezer, surgelato.

Nel frattempo però la processione dei Commissari è andata avanti con Carrubba e poi con Laghi, e una “Dispensatio legibus soluti” del Pontefice fiorentino li ha immunizzati con lo scudo penale e così loro non ostante l’incidente mortale di Morricella hanno potuto continuare a utilizzare impunemente gli impianti sotto sequestro penale “in continuità” dietro un impegno di metterli in sicurezza che 4 anni dopo è ancora lettera morta.

Al suo arrivo alla testa del Governo gialloverde e con “Giggino ‘o Statista” ministro allo sviluppo economico, Giuseppi era riuscito a tenere in piedi il castello di carte di Renzi prima con il decreto crescita e poi con un decreto legge valido fino al 6 settembre 2019.

Ma poi l’ex ministra del sud Barbara Lezzi e altri 12 grillini lo hanno fatto crollare con un emendamento in sede di conversione in legge, lasciando il cerino acceso della responsabilità penale in mano al Gruppo privato franco-indiano entrato il 1° novembre 2018 nella gestione aziendale.

Nella tragicommedia penale che si è aperta il 29 giugno 2012 con Monti al Governo e i Riva in galera e proseguita con Letta, Renzi, Gentiloni e Giuseppi a fare salti mortali per evitarla ai loro Commissari Straordinari il sipario sul secondo atto davanti alla Corte Costituzionale lo ha alzato la Procura della Repubblica di Taranto che ha chiesto di azzerare tutto e nel giudizio a puntellare lo scudo penale sono intervenuti a maggio 2019 sia Emiliano e sia Mittal senza immaginare che tre mesi dopo i grillini ci avrebbero pensato loro a farlo saltare dal 6 settembre 2019 in poi.

Con la fuga precipitosa da questo casino annunciata da Lakshmi Nivas Mittal il 4 novembre scorso ai Commissari e della quale domani il Giudice milanese dovrebbe prendere atto la tragicommedia termina e inizia una tragedia, per Giuseppi.

Per evitarlo lui ha colto al volo l’occasione della periodica celebrazione del rito celtico propiziatorio del 21° secolo, quello del clima che guarisce Madre Natura, per cercare a Londra il coniglietto da mettere nel cilindro e che guarisse lui e il suo Governo.

Ma chi ha letto le 67 pagine della memoria di replica degli otto avvocati del patron mondiale dell’acciaio almeno un’idea deve essersela fatta, magari favorita da una statua lì a Londra in Kensington Gardens ad Hyde Park, cioè che il loro cliente non è Peter Pan e che odia gli illusionisti.”