L’atmosfera quaresimale quattro anni fa mi spingeva a meditazioni esistenziali, in pratica a contorsioni dell’anima che si interrogava sul viaggio verso il Cielo.

Eccole nel post di quel giorno.

“Accadde oggi, 26 marzo 2017, quattro anni fa a Bruno Giri

Nel pensiero orientale, giudaico, platonico e cattolico la vita è eterna e questa nostra esistenza terrena è nient’altro che un sogno dal quale ci si risveglia con la morte, perché in noi vive l’anima momentaneamente imprigionata in un corpo dal quale uscirà per proseguire il suo cammino senza fine.

Cos’è tutta ‘sta dietrologia sul terrorismo do-it-yourself che sguazza nella sociologia, varca i confini della psichiatria, si tranquillizza con la statistica, si consola con la filosofia e alla fine incontra la rimozione psicanalitica?

A chiedermelo è l’aggettivazione usata per il lupo solitario: musulmano integralista, radicalizzato, psicotico, schizofrenico, compulsivo, aggressivo per istinto razziale, eccetera, eccetera.

E io rispondo con le parole di Paulo Coelho: “La cosa più difficile è definire un cammino per noi stessi. Chi non compie una scelta, agli occhi del Signore muore, anche se continua a respirare e a camminare per le strade. Perché l'uomo deve scegliere. In questo sta la sua forza: il potere delle sue decisioni.

L’anima del lupo solitario decide come e quando uscire dal corpo che la imprigiona.

Perché ci sta scomoda, non riesce a dominarlo, non gli piace dormire lì dentro, vuole svegliarsi oppure non trova più il senso della propria vita.

Come per il Dj Fabo che ha lasciato scritto: “Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione, non trovando più il senso della mia vita ora. Fermamente deciso, trovo più dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia".

La differenza è sul “come” congedarsi, lui con un consiglio: “Mettete le cinture di sicurezza” e alcuni lupi solitari indossando quelle esplosive o pilotando TIR e Suv senza badare alle cinture.

Ma sono solitari, senza essere lupi, anche i detenuti che si suicidano, gli imprenditori che si danno fuoco, eccetera, eccetera, vittime di un male che è meno oscuro di quanto si ama raccontare.

Tutto qui: ha ragione Francesco che dell’Aldilà parla meno dei suoi predecessori e preferisce parlare dell’Aldiquà per rendere meno sgradito il sonno terreno delle anime, soprattutto di quelle dei non credenti, degli emarginati, degli ultimi, perché sono loro che quasi sempre scelgono di svegliarsi in anticipo.

Post scriptum: però poi Francesco, a forza di parlare dell’Aldiquà, è finito nella palude del materialismo e secondo gli integralisti cattolici che rimpiangono Ratzinger non riesce più a venirne fuori.