La variante DC (Democrazia Cristiana) del virus P (Politica, con la P maiuscola) mi ha infettato da piccolo, da “no-vax” ho ostinatamente rifiutato i vaccini della 2a repubblica e da settant’anni è sempre lei a dire al mietitore che è in me come separare la zizzania dal grano nel campo della “Destra” sociale e, come consigliava Nostro Signore, a farne un fascio e bruciarla.

Ascoltarti a Santa Maria Capua Vetere mi ha fatto drizzare le antenne sulla zizzania del conformismo che cresce rigogliosa nel nostro campo sotto gli occhi di tutti, pronti a confonderla col grano.

Tu hai lasciato alla Legge il compito di punire chi ha sbagliato, come il mietitore deve fare con la zizzania al momento di raccogliere le messi, però non hai completato la parabola evangelica ignorando ciò che nottetempo il Maligno ha fatto mentre lui stanco dormiva dopo aver seminato tutto il giorno il grano.

La malapianta non è il malvagio carceriere X che tortura il detenuto ribelle Y, non è il poliziotto violento K che manganella il riottoso manifestante Z e neppure lo Stato complice che deve scusarsi col popolo tutte le volte che questo accade.

La malapianta è il conformismo che confonde e mette insieme destra e sinistra in un tragico equivoco e che è sfacciatamente “razzista”: per lui davvero bisognerebbe scusarsi e inginocchiarsi.

A dirlo non sono io ma l’algida Marta Cartabia, Ministro della Giustizia, quando parla di violazione della Costituzione.

Costituzione, ha detto, non Costituzione “a prescindere”.

Perché nella “Magna Charta” italiana l’habeas corpus appartiene a tutti i cittadini, non vi sono Categorie, Ordini o Corpi che ce l’hanno “a prescindere” mentre tutti gli altri o devono dimostrare di meritarlo o addirittura ne sono privi “a prescindere”.

Il razzismo nasce da questa diversità culturale e politica ben peggiore di quella che si basa sul colore della pelle o sull’orientamento sessuale.

C’è una razza pura e poi c’è lapartheid meticcio distribuito a livelli discendenti di impurità fino all’ultimo, quello degli impuri per castigo, o per autodifesa pubblica o per ordine e pulizia sociale.

Il tragico equivoco è idealmente iniziato a Roma nel ’68, anche allora l’anno degli Europei di calcio, vinti quella volta da Valcareggi con i gol di “Rombo di Tuono” e di Anastasi.

È stata la stagione della battaglia di Valle Giulia, che ha visto nascere il movimentismo di sinistra radical-chic e l’incandescente invettiva di Pasolini contro quel mondo pure allora filo-cinese, però sul fronte opposto è stata anche la stagione del movimentismo di destra con quel che ne è seguito.

Più che un compromesso con scambio di prigionieri la fine di quella stagione ha segnato, a monte, la consegna della Giustizia al PCI e, a valle, l’affermazione nel subconscio della Politica dell’idea egemone che disumanizza l’uomo quando indossa la divisa del poliziotto o entra nel circuito carcerario.

È un tabù accettato e condiviso da tutti, Vaticano compreso visto che in ogni carcere ha almeno un prete, dai giornalisti, dagli avvocati penalisti, dai medici, dai magistrati di sorveglianza e dove il Garante è lo spolverino e le associazioni benefiche salvano le coscienze e le anime dei loro associati ma non le vite delle persone che in divisa o in borghese vi lavorano e vivono.

Ora tu e i radicali “non chic” coi sei quesiti referendari per restituire agli italiani la Giustizia tentate di abbattere il tabù a monte, ma a valle?

A me, da vecchio arnese democristiano non basta che qualche guardia carceraria violenta vada dall’altra parte dell’inferriata, o ascoltare il tuo pur lodevole panegirico di un Corpo dello Stato che condivide coi reclusi condizioni indegne di un Paese civile o che quotidianamente per strada subisce aggressioni fisiche e giudiziarie.

Serve piuttosto che tu smascheri il conformismo delle tre scimmiette politiche e che chieda a Draghi di destinare risorse adeguate del PNRR all’edilizia carceraria educativa, riabilitativa e sanitaria, e di promuovere una moderna e radicale riforma dell’intero sistema sia dell’ordine pubblico e sia carcerario, apparati compresi.

Non mi è sufficiente ricordare qualche verso della poesia “Il PCI ai giovani” che Pasolini ha scritto “sulle ceneri di Gramsci”, magari adesso pensando al PD di Letta “sulle ceneri di Berlinguer” come: “Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti” o come “I ragazzi poliziotti che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà, avete bastonato, appartengono all’altra classe sociale”.

Anzi non voglio proprio ricordarle perché sono queste le parole suadenti e melliflue con le quali nottetempo il Maligno ha ipnotizzato e addormentato la Destra e ha creato l’apartheid del sottoproletariato in divisa o in abiti borghesi per poterlo depotenziare e disumanizzare.

Il caso di Santa Maria Capua Vetere, come i casi Cucchi, Aldrovandi e mille altri, non sono la regola da generalizzare ma la goccia di un vaso che ogni tanto trabocca tra lo stupore e lo scandalo generale, soprattutto di quelli che da 53 anni ignorano quello che tutti sanno.

Bisogna scoperchiare quel vaso di ipocrisia, svuotarlo e restituire umanità a tutti, anche a quelli che stanno pagando perché hanno sbagliato.

Nella vita può succedere, chi non ha peccato scagli la prima pietra.

Comunque firmerò e voterò il referendum, va sans dire.