La settimana scorsa l’anti-violenza mi ha violentato con il pretesto dell’istigazione alla violenza di una mia ironica allusione indiretta alla violenza subita da Giordano Bruno.

Un mese fa è successa la medesima cosa, l’immagine-iconica della violenza nazista da me riprodotta aveva costretto l’anti-violenza violenta a violentarmi “ad personam”, dal momento che il resto del mondo è ormai abituato a trovarsi davanti a quella foto di “Gruppo con svastica”.

Ogni volta che mi succede è la conferma del medesimo assioma: la violenza non violenta ha vinto la guerra contro, non la mia, ma la “nostra” libertà e ormai prende prigionieri e spadroneggia.

Eravamo abituati al paradigma di una violenza “naturale”, tanto fisica quanto immateriale, e adesso invece subiamo quella “artificiale”, neppure legittimata da un precetto penale o dalla consuetudine.

No, adesso è autoreferenziale e si appella a “standard” negoziali che siamo costretti ad accettare se vogliamo essere accettati dalla “società civile”, altrimenti diventiamo asociali e peggio.

Il lato paradossale della nostra condizione di vinti è che, sempre con il medesimo comportamento e in nome dell’anti-violenza, ciascuno di noi può trasformarsi in un violento terrorista oppure in un “freedom fighter” non-violento perché la dottrina codificata dalle regole del gioco non ha come fine la mia “liberazione” ma la “dominazione” su di me e un severo monito alla “società civile” che mi circonda.

In altre parole, il mio “dissenso” e la mia “disubbidienza” non sono creati dalla autorità politica attraverso il diritto penale e la sua interpretazione “evolutiva” e neppure dall’ambiente sociale nel quale vivo ma la mia è “non conformità” a schemi e a modelli precostituiti che provengono da “Entità Soggettive” impercettibili e ineffabili.

Impercettibili perché il loro “percepimento” è protetto dallo stigma della “teoria del complotto” e ineffabili per l’impossibilità ontologica di ricondurle a categorie precise e riconosciute.

Anche perché questi “Soggetti Impercettibili e Ineffabili” hanno una protezione ben più efficace della “ridicolizzazione” dei terrapiattisti e di QAnon, uno scudo offerto dalla loro omologazione “politica” alla Goebbels quando padroneggiano oppure servono un “Governo” col loro “standard” bipolare di facciata, democratico oppure sovietico-nazista.

In realtà Jefferson, Stalin e Hitler non c’entrano, sono ombre e fantasmi, questo è un altro film nel quale Soros, Schwab e Gates hanno il ruolo di semplici figuranti e i “Poteri Forti” sono una metafora delle protagoniste, appunto le “Entità Soggettive”.

Per i cultori della fanta-geo-politica è la storia del “Great Reset” e della palingenesi del “NWO”, per gli appassionati di fanta-geo-astrofisica è semplicemente lo spostamento dell’asse terrestre a oriente, per me invece è l’ingresso nel mondo di Goebbels o per i deboli di stomaco in quello di Orwell.

È il film di una tragedia filosofica assurda, il cortocircuito di tre idee del mondo per un verso o per l’altro inattuate e inattuali, come tutte le utopie.

Io per loro dovrei essere, rispettivamente, o un cittadino libero, o un lavoratore felice o un ariano in Paradiso e invece sono uno stronzo imbavagliato per una settimana da un algoritmo violento che una “Entità Soggettiva” impercettibile, ineffabile e anti-violenza ha armato contro di me, padroneggiando oppure servendo il Governo del “politico” di turno che si illude di tenere in pugno le sorti del mondo.

 

E che invece è stronzo più di me.