Per Biancheri l’incomprensione sull’operazione “Outlet The Mall” in valle Armea è la cosa che più lo ha contrariato nel 2016, per giunta avendola ereditata da Zoccarato.

Visto che Zoccarato ha fatto le valigie l’11.6.2014 il protocollo conferma le sue parole (3.1.2014 n. 316), ma l’istruttoria burocratica le smentisce perché si è chiusa quando Biancheri era sindaco già da un anno.

Infatti la relazione conclusiva dell’Ufficio Urbanistica è dell’11.8.2015, la Giunta Biancheri l’ha approvata lo stesso giorno e l’ha proposta pari-pari al Consiglio comunale che a sua volta l’ha approvata il 17.9.2015.

Nel periodo Zoccarato-Dolzan su “The Mall” vi era stata solo una prima Conferenza INTERNA dei Servizi comunali (28.1.2014) mentre la seconda e ultima Conferenza INTERNA è del 9.6.2015 quando Biancheri, come dicevo, stava preparandosi a festeggiare il suo primo anniversario da sindaco.

Ma non è solo questione di date.

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Nella prima Conferenza con Zoccarato, l’Ufficio comunale Patrimonio aveva stroncato sul nascere la proposta, negando l’interesse pubblico delle aree offerte in cessione al Comune tranne che per una piccola porzione destinata all’allargamento della via Armea (“solo in minima parte”) e sottolineando che le opere pubbliche proposte non avevano “valenza pubblica alcuna” e acquisirle sarebbe stato controproducente, ma servivano unicamente all’outletThe Mall”.

Nella seconda Conferenza con Biancheri l’Ufficio comunale Patrimonio confermava il proprio parere negativo mentre l’Ufficio Comunale Difesa del Suolo dava atto che il 2.4.2015 erano state depositate tutte le integrazioni progettuali imposte da fronti di scavo di 16 metri di altezza e da esiti di indagini geologiche quanto meno singolari, tipo l’assenza di acqua nei carotaggi.

La responsabile dell’istruttoria burocratica urbanistica, come dicevo sopra, l’11.8.2015, cioè con Biancheri chiudeva favorevolmente l’istruttoria sulla base di considerazioni di carattere politico-amministrativo che poco o nulla hanno a che vedere con l’urbanistica.

Tipo: a) € 400.000 per finanziare una qualunque opera pubblica comunale; b) apertura di uno sportello di informazioni su Sanremo all’interno della struttura; c) messa a disposizione di una vetrina di esposizione riservata alle associazioni di categoria dei commercianti maggiormente rappresentative; d) appoggio alla attivazione di una linea di trasporto tra outlet e Centro; e) promozione di pacchetti turistici con pernottamento; f) modalità di vendita outlet per 5 anni.

Tutte cose offerte per rabbonire i commercianti del Centro e che nulla avevano a che vedere con l’urbanistica.

Ma già il 23.9.2014 dopo i primi 100 giorni dal suo insediamento e quando ancora non vi era stata la seconda Conferenza INTERNA dei servizi comunali e con l’istruttoria burocratica aperta, Biancheri ha definito “estremamente interessante” l’idea, all’esito dell’incontro col proponente Luigi D’Agostino.

Questo per dare a Cesare ciò che è di Cesare.

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In merito invece all’incomprensione del suo entusiasmo per l’iniziativa, lascio fuori gli interessati, cioè i commercianti, perché la loro è legittima difesa.

Lascio fuori anche gli avversari politici perché l’opposizione si attacca a tutto, verità e pretesti, pur di mettere in difficoltà il governo in carica.

Rimangono invece, da un lato, l’opinione pubblica e dall’altro lato la legalità, formale e soprattutto sostanziale, e al di sopra di entrambe il buon senso del paterfamilias.

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Sulla legalità formale l’incomprensione non è di chi solleva dubbi di carattere urbanistico e commerciale ma di Biancheri, visto che i dubbi vanno man mano rinforzandosi.

Sulla legalità sostanziale che, visti i risultati, tocca il “tutto a posto, niente in ordine” o più semplicemente, “tutto a puttane”, ci sarebbe molto da dire, a cominciare dal cantiere.

Non mi riferisco all’istanza di fallimento del 22.11.2016 dell’impresa di famiglia che ha demolito e stava ricostruendo l’ex-Pantamarket, ma alla fiction che fin dagli inizi viene girata al suo interno e che inevitabilmente dovrà tornare alla realtà.

Zone industriali che per magia diventano commerciali, condono di un opificio industriale esteso all’intera area circostante, supermercato in abbandono e chiuso da anni che resuscita dal nulla, competenze regionali rispettate dal Comune e non dal privato, varianti sostanziali degradate a banali adeguamenti tecnici, demanio stradale fagocitato dai confinanti, standard monetizzati in zona non urbanizzata, denuncia di inizio attività con demolizione e ricostruzione inapplicabile a immobili condonati e molto altro ancora.

Insomma, non si sono fatti mancare niente.

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Sul buon senso, invece, bastava mettersi nei panni del classico paterfamilias e il 23.9.2014 nell’incontro col proponente Luigi D’Agostino segnalare le controindicazioni dirimenti emerse nella prima Conferenza INTERNA dei Servizi comunali (28.1.2014) riguardo alla scelta della location, ferma restando la validità dell’idea, definita “estremamente interessante”.

Sono decine i compendi immobiliari disponibili e più adatti ad ospitare “The Mall”, molti di proprietà pubblica come, solo per citarne uno, il deposito e l’officina della “Riviera Trasporti s.p.a.” in corso Cavallotti, con 7.000 mq di superficie fronte mare e con un fabbricato di 3.000 mq, complesso che l’azienda cerca disperatamente di vendere a prezzo ribassato dopo che è andata deserta l’asta pubblica partita da 12 milioni.

Ma, ripeto, di casi come questo -e molti ancora più adatti- a Sanremo ce ne sono a decine, sia in Centro e sia in periferia.

“Sciûsciâ e sciorbî no se pêu”, dicono a Genova, e infatti la linea di trasporto tra valle Armea e Centro “sciorbirebbe” la clientela del Centro, dirottandola nell’outlet e non viceversa, mentre il traffico in ingresso dall’Autofiori sarebbe intercettato e direttamente “sciorbito” all’uscita dello svincolo dell’Aurelia bis.

Se questo è vero ed anche evidente, il paterfamilias avrebbe dovuto pensare ad un modo idoneo a far “sciûsciare” clienti aggiuntivi per l’outlet ma anche per i nostri commercianti del Centro.

Penso, ad esempio, a una idea che risale al lontano 2009 e mai concretizzatasi, mi pare si chiamasse “ShuttleBus” consistente in un servizio di transfer shuttle door to door   di collegamento con l’Aeroporto di Nizza.

La Provincia l’aveva proposta, la Regione l’aveva finanziata, le categorie l’avevano salutata con favore ma poi se ne è persa la memoria.

I fattori favorevoli ci sono ancora tutti, dalla normativa comunitaria e nazionale sul trasporto di cabotaggio transfrontaliero dentro un raggio di 50 chilometri all’andamento dei collegamenti charter low cost, da una prima bozza tecnico-organizzativa ed economica di fattibilità da porre a base di gara all’allentamento del divieto di intervento pubblico come aiuto di Stato, dalla possibilità per la Regione (assessore ai trasporti Giovanni Berrino) e per altri Enti pubblici di contribuire all’iniziativa a compensazione di obblighi di servizio pubblico fino all’ultima novità della primavera-estate 2016 dell’affidamento della gestione del sistema aeroportuale della Costa Azzurra a un consorzio italo-francese che fa capo al gruppo Benetton.

“The Mall” avrebbe dovuto essere vista in questa ottica, come calamita e non come sanguisuga su un corpo esangue.

Non averlo compreso ed essere andati avanti a testa bassa il 30.11.2016 respingendo le osservazioni dei commercianti e i pesanti rilievi sulla legalità formale e sostanziale, questa sì che è incomprensione.