Oggi 3 febbraio 2017 sulla prima pagina del Secolo XIX due occhielli: interpellanza PD su situazione debitoria di Area 24, come se fosse colpa di Toti e della sua orchestra, e poi il "Caso" di Menduni che rimanda a pagina 9 sotto il titolone: "Concessioni balneari la Liguria sfida Ue e governo".

Due argomenti che, apparentemente, non c'azzeccano tra loro.

Io, invece, mi sono ricordato di appunti scritti otto anni fa nei quali ci azzeccavano, e come! e che mi rafforzano sempre più nella mia parafrasi di Benedetto Croce: "Perché non possiamo non dirci di destra"

 

AREA 24: otto anni fa (2008)

 

Nel 1878 le cronache dell’epoca riferiscono che in occasione dell’inaugurazione della ferrovia a Sanremo e in altre località del Ponente ligure vi furono moti popolari di protesta contro la cintura di ferro che sbarrava l’accesso al litorale e che ben presto avrebbe soffocato le attività marittime e il loro indotto.

Solo due decenni prima, nel 1857, vi era stata a Nizza sotto il Regno di Sardegna la posa della prima pietra di questa opera ciclopica che collegava il Varo al Magra, voluta da Cavour per ragioni diplomatiche e militari con l’imperativo di spendere il meno possibile e di accelerare al massimo i lavori, anche a scapito della sicurezza e senza guardare in faccia le popolazioni residenti o ascoltarne le ragioni.

Oggi, a 130 anni esatti da quel taglio del nastro ed a 7 dallo spostamento a monte dell’antica linea ferroviaria nel tratto tra Ospedaletti e San Lorenzo al mare e dal trasferimento alla società AREA 24 di quasi mezzo milione di metri quadrati di terreno oltre a numerosi fabbricati, le storiche ferite sono ben lungi dall’essersi cicatrizzate.

A)     Una di quelle tuttora aperte e sanguinanti riguarda i pedaggi feudali che per un secolo e mezzo il Demanio dello Stato ha riscosso da chiunque, ente pubblico o privato cittadino, avesse a che fare con la ferrovia per le ragioni più diverse.

Pagava, e lautamente, chi doveva passare al di sotto della massicciata per entrare e uscire di casa, ma pagava anche il Comune per attraversarla con i tubi dell’acqua o con i collettori fognari e altrettanto erano costrette a fare le grandi aziende di distribuzione del gas, dell’elettricità e il gestore della rete telefonica fissa.

B)      Ma la gabella più odiosa era sicuramente quella imposta agli stabilimenti balneari ed agli altri esercizi pubblici situati sul litorale, costretti a pagare due volte, prima al demanio per la concessione marittima dell’arenile e poi alle ferrovie per spezzare l’isolamento, magari soltanto con un tubo dell’acqua o un cavo elettrico o telefonico.

Dopo il fatidico 30 settembre 2001 alla soddisfazione per la caduta della barriera fisica si era accompagnata quella per la liberazione da questo giogo salutata da molti con gioia, ma l’esultanza è durata poco.

Giusto il tempo perché FERSERVIZI, che è l’immobiliare del Gruppo Ferrovie dello Stato, consegnasse il proprio archivio ad AREA 24 s.p.a. e che questa a sua volta lo sottoponesse alla valutazione tecnico-estimativa dell’Agenzia del Territorio per aggiornare eufemisticamente i già salatissimi pedaggi, ma in pratica per renderli ancora più salati, e la gioia si è trasformata in rabbia.

Anche perché l’iniziativa di AREA 24, come la pioggia sul bagnato, si è aggiunta a quella risalente al cosiddetto decreto “Tecno-Tremonti” del 2003 e alla Finanziaria 2004 che ha quadruplicato i canoni sulle concessioni del demanio marittimo per finalità turistico - ricreative e che ha scatenato una guerra dentro e fuori il Parlamento con effetti devastanti sull’intera economia del comparto.

E’ un capitolo  - ancora aperto -  scritto in modo schizofrenico dallo Stato nelle sue diverse articolazioni, prima con una norma che colpiva alla cieca indiscriminatamente tutti nella stessa misura, appunto il 300 %, poi  con ben cinque leggi che ogni volta ne facevano slittare l’applicazione ed infine con la sesta, la Finanziaria 2007, anch’essa in attesa di applicazione, che divide gli aumenti in due categorie sulla base dell’alta oppure normale valenza turistica delle concessioni e quindi della loro maggiore o minore redditività.

Paradossalmente le criticità derivanti dal comportamento di Area 24 nei confronti dei precedenti concessionari, affittuari e comodatari delle ferrovia smantellata e spostata a monte, sono figlie della Sinistra ligure e della Giunta Burlando e mettono in evidenza le contraddizioni del suo operato.

Il paradosso consiste nel fatto che nei programmi del governo regionale un punto qualificante è rappresentato dal sostegno al turismo che nel Ponente ligure ha nella balneazione e nelle attività marittime ricreative, ricettive, commerciali, nautiche e di servizio una vera e propria punta di diamante.

Da queste parti il turismo balneare e ricreativo attraversa una grave crisi a causa della ridotta capacità di spesa della clientela, della concorrenza degli altri Paesi mediterranei ed anche degli eventi meteoclimatici e per gli imprenditori del settore, impegnati, tra l’altro, in costosi investimenti per modernizzare le loro aziende, diventa sempre più difficile far quadrare i conti, dovendo mantenere competitivi i prezzi e le tariffe.

Come si concilia il proposito di sostenere questo fondamentale settore economico con l’avallo dato al comportamento di AREA 24 da parte di Burlando, visto che la Regione Liguria detiene il 43 % del capitale della società e che ha cofinanziato parte delle opere realizzate sulla ex ferrovia?

Molti canoni riscossi da AREA 24 sono il corrispettivo di autorizzazioni, concessioni e nulla osta rilasciati dall’Azienda ferroviaria nell’ambito dei diritti, dei doveri e dei poteri in materia di polizia, sicurezza e regolarità dell'esercizio della rete ad essa conferiti, da ultimo, dal D.P.R. 11/7/1980 n.753 oltre che dalle numerose norme tecniche - soprattutto regolamentari -  in materia di attraversamenti e parallelismi di condotte e canali.

Diritti, doveri e poteri anche ordinatori e sanzionatori che sono venuti meno nel momento stesso in cui, appunto, l’esercizio della rete ferroviaria è cessato e non sussistono più le condizioni, neppure fisiche, per il mantenimento di divieti, limiti, vincoli e fasce di rispetto misurati dalla più vicina rotaia, a parte il fatto che il nuovo soggetto che pretenderebbe di subentrare nel loro esercizio è una società che ha uno scopo ben diverso da quello del trasporto su strade ferrate.

E poi siamo davvero sicuri che AREA 24 abbia le carte in regola per agire come proprietario delle aree e che non sia, invece, un semplice mandatario senza rappresentanza degli otto Comuni che quelle aree le hanno pagate, e profumatamente, nel 1980 con i fondi ante riparto dei proventi del Casinò?

Se così fosse, e documenti alla mano sembra proprio che le cose stiano in questi termini, le accuse di Bonello sarebbero fondate e AREA 24 dovrebbe spiegare anche dal punto di vista legale su quali basi in questi anni ha continuato a torchiare i contribuenti in precedenza taglieggiati dalle Ferrovie, invece di adoperarsi nella ricerca di finanziamenti nelle sedi istituzionali proprie.

Comunque quello dei canoni riscossi da AREA 24 non è l’unico bubbone nella disputa di qualche giorno fa tra Burlando e Scajola sui meriti della pista ciclabile che i due si contendono ad ogni occasione.