Oggi mi sento creativo e lo spunto arriva dalle ‘ampane fiorentine di piazza Madonna degli Aldobrandini a due passi dalla cripta dove riposa Cosimo il Vecchio.

L’originalità della mia idea non sta nel cantare le lodi della stazione ecologica interrata in quel luogo magico ma nell’indirizzo politico per importare il modello a Sanremo.

Come tutte cose che hanno a che fare con la politica anche questa mia idea è divisiva e si presta a obiezioni e critiche di ogni genere, non ci piove.

Solo che un creativo, se lo è veramente, deve saper volare alto, al di sopra della coltre fuligginosa sotto la quale vivacchia il suo prossimo.

L’ipotesi del mio teorema di partenza è l’impossibilità del prelievo “porta a porta” negli edifici condominiali e di quello “diffuso” negli spazi aperti di turismo, shopping e tempo libero.

La tesi è l’ineluttabilità del conferimento però in stazioni fisse ecologicamente, esteticamente e funzionalmente compatibili e non in contenitori mobili, brutti, sporchi e scomodi.

La dimostrazione è che la criticità non riguarda l’alternativa “prelievo-conferimento” ma le modalità di quest’ultimo, vale a dire la razionalizzazione del sistema e non la sua sostituzione.   

Su questo teorema iniziale si fonda, dunque, la mia idea creativa di come attuarla nelle tre distinte fasi della realizzazione, del finanziamento e della gestione.

Non prima, però, di essermi inventato uno standard urbanistico inedito e facoltativo, cioè la “pertinenzialità alla stazione ecologica interrata” degli immobili condominiali ricompresi nell’area di gravitazione tracciata dentro un raggio di ragionevole accessibilità pedonale.

Un po’ come per i parcheggi Tognoli esterni e non contigui, per capirci, ma con l’avvertenza di lasciare libero di vincolarsi al conferimento sia il condomino singolo e sia il condominio nel suo complesso, con evidenti benefici in termini di comodità e di decoro che poi, alla fine della fiera, valorizzano soprattutto l’immobile sia commercialmente e sia per il suo eventuale utilizzo produttivo.

Benefici generici che si aggiungono a quelli specifici conseguenti al vincolo e che possono tradursi in sgravio fiscale che premi la collaborazione alla riduzione dei costi del servizio.

Ovviamente l’idea potrebbe realizzarsi per aree e dopo una prima sperimentazione in quella maggiormente critica e la pianificazione potrebbe essere affidata, low cost, a uno staff di giovani professionisti esordienti.

Il finanziamento potrebbe tradursi nella resurrezione fiscale dell’antico contributo di miglioria specifica o di qualcosa che gli assomigli, riscossa come addizionale della TARE limitata nel tempo e nell’ammontare fino a coprire i costi e non oltre.

La gestione della stazione ecologica, da come mi è sembrato di capire, è l’aspetto più delicato dell’iniziativa perché presuppone tempestività, efficienza e disponibilità di tecnologia adeguata e costantemente aggiornata, non soltanto ai fini del prelievo e del trasporto ma anche per il monitoraggio e la sicurezza dell’impianto e di chi vi accede.

Troppo complicato, rischioso, borderline?

E’ vero, mi avevano già avvertito tanti anni fa di lasciare al guardaroba la creatività quando c’era da realizzare il mercato dei fiori all’Armea, l’Aurelia bis, da spostare il carcere da Santa Tecla, da togliere la centrale ITALGAS da via Goethe, ecc. ecc. pena maxiprocessi a go-go.

Questa volta sono in tribuna e l’arbitro non può espellermi.