E’ il logo disegnato da Gerardo Hernández Nordelo, un vignettista cubano infiltrato negli Stati Uniti, arrestato il 12 settembre 1998 e impacchettato per 33 mesi prima di essere processato a Miami in Florida con un moderno “auto-da-fè sacramental” celebrato dal 26 novembre 2000 all’8 giugno 2001 e che, non potendo concludersi con un bel rogo, il 12 dicembre 2001 ha dovuto accontentarsi della condanna a due ergastoli più 15 anni (evidentemente questi ultimi da scontare dopo essere resuscitato due volte).

L’accusa era di quella di cospirazione da parte di un agente straniero finalizzata all’assassinio, che sarebbe consistito nell’abbattimento di alcuni aerei pilotati da esuli cubani residenti in Florida sorpresi dai MIG di Fidel mentre sorvolavano la capitale sganciando materiale propagandistico.

Sarà scambiato il 17 dicembre 2014 con un ebreo americano arrestato il l3 dicembre 2009 all’aeroporto dell’’Avana e il 12 marzo 2011 condannato a 15 anni di reclusione per aver tentato di forzare il blocco alla rovescia, facendo entrare nell’isola materiale informatico e satellitare di connessione a internet, apparecchiature troppo sofisticate e copiose per le esigenze dei 2000 suoi correligionari residenti a Cuba che, tra l’altro, nel processo hanno dichiarato di manco conoscerlo.

Non solo Guantanamo” potrebbe intitolarsi il calvario lungo 15 anni del disegnatore-guerrigliero-spia e di altri quattro che componevano il “Cuban Five”, mercanzia di scambio per gli Stati Uniti.

Fino a quando nell’ottobre 2014 Papa Francesco scriverà a Raul Castro e a Barack Obama, per "invitarli a risolvere questioni umanitarie d'interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due Parti".

A dicembre John Kerry arriverà a Roma in Vaticano e tratterà per un'oretta buona con il cardinale neo-segretario di Stato Pietro Parolin e qualche giorno dopo l’autore di questo logo sarà rilasciato.

Logo che è biglietto di presentazione e stemma dei mercenari che lo Zio Sam, tramite CIA, spedisce in giro sul mappamondo, in divisa e in borghese, ufficialmente e in incognito, di ruolo o a contratto, dallo Yemen all’Ucraina, dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Somalia all’Angola, dalla Libia al continente europeo, eccetera, eccetera.

Tutte cose risapute, trite e ritrite, che non meriterebbero attenzione se uno si lasciasse sfuggire i dettagli.

Li conosce bene, i dettagli, chi sulla propria pelle li sta pagando, come gli irakeni e i siriani, prima ammazzati dai mercenari contro Saddam e contro Assad e poi ammazzati dalle loro metastasi che senza paga si sono date al saccheggio di petrolio, reperti archeologici, metalli rari, armi e quant’altro in nome di Allah il Grande, il Misericordioso.

Il disagio esistenziale della banlieu belga e parigina, il martirio che apre le porte del Paradiso dei creduloni con le 72 vergini in trepida attesa, il sovranismo a macchia di leopardo funzionale al mercato sono le armi psicologiche, i missili, i droni e le bombe intelligenti sono la pistola fumante e con questo arsenale devono fare i conti coloro che non gradiscono questo modo di esportare la democrazia.

Gli altri aspettano, ieri osannando Obama oggi studiando Trump in attesa di conoscere i prossimi bersagli del suo export di democrazia, affidato, come sempre, alla pubblicità e alla logistica mercenaria.

Con una novità in progress con cui fare i conti, l’autonomia del mercato degli eserciti privati che oggi supera i 100 miliardi di dollari in termini di transazioni effettuate.

Un mercato sul quale i titoli più quotati sono quelli di “Academi” con 30.000 soldati privati, di “G4S” con 620.000 in tutte le aree strategiche più importanti del globo, di “Defion Internacional” attiva soprattutto in America Latina ma adesso a Bagdad con 3.000 unità, dell’inglese “Aegis Defense Services” con 5.000 soldati privati utilizzati da 20 Governi in 40 Paesi e riconosciuta dalle stesse Nazioni Unite, di  “Triple Canopy” con un organico di 1.800 unità, di “DynCorp”, altra compagnia specializzata in aerei utilizzata a pagamento ad  Haiti, in Bosnia, in Afganistan, in Irak e anche in Colombia qui però nel contrasto al narcotraffico, di “Unity Resources Group” australiana ma con base a Dubai e altri minori distribuiti un po’ dovunque.

Gli eserciti che intruppavano carne da cannone sono scomparsi, oggi ci sono questi soldati di ventura, privati, moderni e altamente tecnologici ed è sempre più raro vedere in tv i marines sotto la pancia di un aereo cargo a piangere un loro commilitone.

Siamo tornati ai tempi dei Bardi, dei Peruzzi, degli Acciajuoli e degli Scali quando coi loro fiorini finanziavano i mercenari al soldo delle Potenze in conflitto ed è per questo che Papa Francesco, che proviene da un teatro di guerra chirurgica in appalto particolarmente attivo, combatte anche lui come Marx il capitale con la differenza che quello guardava allo sfruttamento delle plebi negli opifici mentre il Pontefice piange sui loro cadaveri.

Però il marchio di komunista se lo becca lo stesso.