Ottantatré anni fa una ragazza di diciannove anni pedalava lungo la provinciale tra Torino e Cumiana quando, arrivata al Bivio, ha avvertito i primi sintomi premonitori.

Ha resistito ai dolori fino alla Costa, tempo di suonare da sua sorella ostetrica comunale, di entrare in casa, le si sono rotte le acque, è comparso il mio involucro umano e io non ho tardato molto a mettermi ai suoi comandi.

Poi lungo tutti gli ottantatré anni successivi l’istinto di sopravvivenza ha continuato ad alimentare il mio involucro umano mentre la curiosità esistenziale mi orientava nella sua guida.

Questo per rivendicare, il giorno del mio ottantatreesimo compleanno, la dualità come una bandiera.

Ho capito ben presto di trovarmi sulla strada giusta quando ho letto nel Vangelo l’invito di Gesù a Pietro, Giacomo e Giovanni, durante l’agonia nel Getsemani: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.

Così la curiosità ha tenuto sveglio il mio spirito e ha evitato che l’involucro umano cedesse alle tentazioni.

Nulla di ascetico, per carità, non mi sono fatto mancare niente, ma sempre avendo presente chi ero io e cos’era, invece, l’involucro umano col quale mi trovavo a convivere.

Come sarebbe diverso il mondo se la dualità citata da Gesù fosse presente in tanti individui dominati dalle pulsioni della “carne” intesa come metafora del Potere, del Sesso, della Ricchezza, ma anche dell’Imbecillità, che è un mix impotente e velleitario di tutte e tre le cose diffusamente praticato dai deboli.

E’ questo il mio pensierino di compleanno che consegno ai posteri: la dualità come formula del benessere terreno, in attesa di quello Celeste.

Amen.