Comunismo e fascismo appartengono alla storia, sono pulsioni del suo divenire che si sono lasciate alle spalle rimpianti, nostalgie e rancori.

 

Il motore della loro evoluzione è un solenne inganno che usa espressioni come rivoluzione, cambiamento, riforma, rottamazione.

 

L’inganno è il medesimo del gattopardismo e in genere di tutti i trasformismi e si chiama mimesi del Potere che anticipa i simulacri graditi e accettati dalla collettività e si nasconde dietro di loro.

 

Simulacri religiosi, sociali, culturali, economici o politici, poco importa, ciò che conta è che devono apparire sempre nuovi e possibilmente rivoluzionari.

 

In realtà, nel bene e nel male, comunista e fascista si nasce e il DNA resta quello fino alla morte, il cambiamento è mimesi che non scalfisce il codice genetico.

 

Quando il Potere è comunista succedono certe cose, quando è fascista ne succedono altre, col progresso scientifico, tecnico, economico, sociale e culturale le cose mutano ma la matrice rimane sempre la stessa.

 

*****

 

Premessa indispensabile per capire la Sanremo di oggi e quella di ieri.

 

Oggi la mimesi del comunismo di Gino è il renzismo dei camerieri di papà Tiziano mentre, sul fronte opposto, si passa dal fascismo di Tamponi e Bensa allo sterile ruggito di un manipolo di camice nere da tastiera.

 

In mezzo il vuoto assoluto perché è svanito il Potere di decidere e di realizzare, non importa se in chiave comunista o fascista.

 

Resta in piedi il momentaneo ed effimero simulacro dietro il quale doveva mimetizzarsi, una maggioranza che pur di sopravvivere è pronta a tutto anche se non è capace di nulla.

 

L’eredità del P.C.I. contadino, operaio e partigiano è ormai soltanto un poster incorniciato come un quadro di Pelizza da Volpedo nel salotti eleganti dei raffinati post-comunisti chic di Sanremo.

 

Ma il D.N.A. rimane perché lo spartiacque è genetico e non perdona.

 

*****

 

Poiché, come ricordava Nenni, la politica cammina sulle gambe degli uomini a Sanremo dovrebbe deambulare sulle quelle dei comunisti O.G.M. oggi in maggioranza ma non riesce a farlo perché hanno gambe corte come le loro bugie.

 

Alle volte i ventriloqui renziani le mettono in bocca a un sindaco visionario che usa toni mistici ed ispirati nell’annunciare la terra promessa del mitico P.U.C., altre volte invece le impongono come verità di fede girando cortometraggi che raccontano una realtà diversa da quella che vivono quotidianamente i sanremesi.

 

Come è successo l’altra sera in Consiglio comunale, per citare l’ultimo caso in ordine di tempo, quando l’opposizione metteva a confronto la realtà olfattiva e visiva vissuta quotidianamente dai cittadini e i post-comunisti giravano un film di tutt’altro genere.

 

Berrino, post-fascista conclamato, segnalava con toni affranti che a valle della differenziazione merceologica dei rifiuti c’erano differenze profonde e insanabili nelle esigenze sacrosante e irrinunciabili di chi li conferiva e Nocita, post-comunista conclamato, gli rispondeva che a fronte di questa momentanea criticità facilmente risolvibile e addebitabile alla inciviltà dei sanremesi, c’erano i risultati trionfali raggiunti a monte col 53,5/54 % di differenziazione.

 

Un grappolo di bugie dietro l’inadeguatezza e l’impotenza.

 

Primo: un alveare in via Martiri o in via Pietro Agosti o in via Zeffiro Massa è diverso da un aggregato diffuso di abitazioni come quello dove sto io alla Foce e dove il sistema dei mastelli funziona perfettamente, come un Rolex originale. Negarlo è una colossale bugia e non saperne trarre le conseguenze logiche una idiozia.

 

Secondo: i ritmi biologici e fisiologici di chi materialmente produce i rifiuti non sono da caserma, con l’alza e con l’ammaina bandiera, con il gallo che canta all’alba e con la tromba che alla sera suona il silenzio. Poi ci sono i produttori inabilitati per età e condizione fisica. Negarlo è cecità e non tenerne conto una idiozia ancora peggiore alla quale si aggiunge la omogeneizzazione forzata dei ritmi difformi, bollati di inciviltà, violenza di matrice stalinista.

 

Terzo: il progresso mette a disposizione formidabili supporti tecnici per risolvere egregiamente tutte le criticità connesse all’adattamento a ciascuno specifico territorio insediato, con enorme risparmio e beneficio per gli utenti del servizio. Negarlo è bugia e non accedervi una imperdonabile leggerezza, ai limiti della colpa.

 

L’elenco prosegue con la bugia della collocazione del problema in seconda e terza fila nella graduatoria comunale, molto dopo gli alveari di piazza San Bernardo al posto del convento delle Cappuccine e di via Barabino al posto della palestra parrocchiale di San Rocco o dell’outlet “The Mall” in valle Armea, ma anche delle deserte feste della musica che aggiornano le pupe e il secchiello del povero Lele Mora.

 

*****

 

Come ha fatto in Regione, a Genova e a La Spezia adesso il Potere che decide e realizza cerca anche a Sanremo di ritornare su questi lidi in versione mimetica, alla Berlusconi ma il D.N.A. degli elettori non è più quello di Scajola, ora il simulacro gradito e accettato dalla collettività e dietro al quale nascondersi è più radicale, alla Meloni/Salvini, per capirci perché qui è acuto il bisogno di ordine e di pulizia, intesi secondo la mistica del fascismo-movimento (De Felice, cit.) e non sente il bisogno di finti salvatori della Patria e di duci e di ducetti di cartapesta, neri o rossi che siano.

 

La mia è scelta di campo? Outing? No! Semplice analisi fredda e distaccata da vecchio democristiano che il Potere che decide e realizza ha conosciuto e guardato negli occhi.