Sanremo, città decamperizzata.
Se non sbaglio fin dall’autunno del 2006 l’amministrazione Borea aveva approvato lo schema di assetto urbanistico di Pian di Poma che comportava lo sfratto dei camperisti e nell’estate del 2008, per sistemarli, aveva già preso in affitto dal Demanio i 25.000 metri quadrati delle Polveriere per un canone annuo di 57.000 euro e aveva varato un progetto per ospitare una settantina di camper in altrettante piazzole attrezzate con una spesa prevista di poco più di un milioncino di euro e addirittura aveva approvato un primo stralcio di 47 aree di sosta da realizzare nella parte pianeggiante con una spesa intorno ai 300.000 euro.
Poi è saltata fuori la faccenda dell’amianto nelle coperture delle casematte da smaltire con una spesa di circa 300.000 euro che avrebbe divorato l’intero finanziamento del primo stralcio e così il Comune nell’estate del 2009 ha fatto marcia indietro e ha risolto il contratto di affitto con il Demanio.
Ai camperisti però era stata raccontata un’altra barzelletta quella della soluzione geniale del tetto del Mercato dei Fiori scelto perché, avendo una ampiezza di 20.000 metri quadrati, era più capiente (250 camper invece di 74) oltre a essere più vicino al litorale e alla pista ciclabile, soluzione che tra l’altro è stata presentata all’opinione pubblica anche come risparmiosa perché prevedeva una spesa di soli 15.000 euro mentre il ticket sarebbe stato lasciato interamente all’U.C. Flor,
La barzelletta di Borea non ha fatto ridere Zoccarato che si è trovato la patata bollente in mano con i camperisti a bivaccare sul piazzale Dapporto e sul lungomare Calvino, davanti al Casinò.
Inde irae, dichiarazione di guerra con gli Alti Comandi affidati al duo Frattarola-Il Grande che, protetto da pirotecniche ordinanze sindacali di divieto, bombarda con multe, rimozioni e denunce i clandestini che hanno scelto il camper invece del gommone.
Poco dopo però c’è Caporetto, la precipitosa ritirata delle truppe di centro-destra, dapprima sul divieto di dormire, poi anche di parcheggiare e da ultimo si issa la bandiera bianca e si ritorna a Pian di Poma, nello stesso posto dal quale quattro anni prima Borea aveva deciso che fossero espulsi.
Addirittura un’impresa locale l’aveva chiesta in concessione l’area compresa tra il campo di baseball e il parcheggio di ponente per attrezzarvi 144 aree di sosta di cui 35 di 32 metri quadrati e 109 di 28 metri quadrati.
Poi negli anni successivi il rapporto con i camperisti è degenerato da guerra in guerriglia con il progressivo abbandono da parte del Comune dei servizi di manutenzione e guardiania dell’area camper e dei punti luce e acqua e con il progressivo degrado.
Obbiettivo era quello di stancare i camperisti e di riprendersi l’area per concederla a privati che avevano offerto di costruirvi una palestra da regalare al Comune in cambio della possibilità di costruire un palazzo in via Barabino su un terreno già campo giochi parrocchiale di San Rocco.
Curioso baratto bipartisan, votato sia dal centro-destra e sia dal centro-sinistra, ma che alla fine si è rivelato una ciofeca ed è naufragato in Regione.
Adesso si affaccia all’orizzonte una seconda ciofeca annunciata tre mesi fa dal centro sinistra e che è la fotocopia di una precedente ciofeca, il famoso palazzetto dello sport che Borea voleva costruire al Solaro però pagata per 20 anni a rate annuali di 650.000 euro senza contare il punto interrogativo delle spese di gestione e di manutenzione dell’impianto che supereranno i ricavi.
Né più né meno di quello che è già successo con tutti gli altri impianti sportivi, dal Campo di calcio alla pista di atletica.
Stando a quanto pubblica il Secolo XIX il 26 settembre scorso i kamikaze che si sono offerti di far saltare per aria il conto economico (non finanziario) del Comune sarebbero due, uno trentino e uno emiliano.
Di certo, per ora, c’è soltanto la barzelletta delle ex Polveriere in valle Armea che inaugura il “dopo-rimpasto”, ma è una barzelletta vecchia che non aveva fatto ridere neanche la prima volta quando l’aveva raccontata Borea ai camperisti.