“Contamusse ma perché... no ti dixi mai a veitæ
Contamusse a l'è sciortìa... unn-atra inutile bouxia
Contamusse de un ruffian... dimme e cose comme stan
Contamusse... contamusse
conti... sempre troppe musse”
cantavo coi “Buio Pesto” il 14 febbraio 2010 all’”Enfant Prodige” e sette anni dopo continuo a cantarlo al camaleonte che lo ha sostituito.
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LA GRANDE BUFALA.
Ma in che mani siamo finiti ?, mi sono chiesto leggendo sui giornali e on-line i commenti entusiastici di politici, sindacalisti e, ahimè, manager (o presunti tali) sui risultati del casinò alla chiusura del mese di gennaio 2010.
Me tastu se ghe sun, dicono a Sanremo e io quando ho capito come stavano davvero le cose mi sono addirittura pizzicato prima di ammettere la triste realtà con la quale siamo costretti a convivere.
La notizia è fatta di numeri e di percentuali: l’anno scorso a gennaio gli introiti erano stati di 6.229.240,48 euro e quest’anno sono di 7.347.793,76 per cui si registra un incremento, mese su mese, di 1.118.553,28 euro.
La colonna delle differenze, gioco per gioco, evidenzia che, roulette a parte, in tutti gli altri settori le cifre praticamente si compensano: quelle in rosso sono 446.577,72 e quelle in nero 363.281,00 con una differenza passiva di 83.296, 72 euro, relativamente modesta.
Dunque, è stata la roulette a fare la differenza rispetto all’anno scorso con un incremento di 1.201.847,00 euro pari, addirittura, al 265,57 per cento.
Fine della notizia e inizio dei commenti.
A dare il “la” alla marcia trionfale è stato Di Ponziano con un bollettino che riecheggiava nell’enfasi e nelle espressioni quello del generale Diaz: “Questa è la risposta di un’azienda sana, che aveva bisogno di radicali cambiamenti efficaci a contenere gli effetti della crisi. Il merito dei risultati ottenuti deve andare tutto ai lavoratori, alle rappresentanze sindacali che hanno compreso l’enorme sforzo in termini di strategie aziendali profuso dal Cda.”
A questo punto la parola è passata al Guardiola della finale di Champion League col Manchester: “Il nostro ringraziamento va alla squadra Casinò che ha saputo dimostrare tanta professionalità, quella necessaria ad affrontare nuove sfide.”
Ma è con l’allusione e il sottinteso - due artifici dell‘aristotelica Ars Rhetoricae - che il Nostro ha chiuso il bollettino, riferendosi “ad esperienze appena vissute”, quelle giudiziarie, che abbiamo “tanta voglia di lasciarci alle spalle” perché l’azienda ha “internamente anticorpi che se ben sostenuti possono contrastare ogni batterio”.
Ma a quali “anticorpi” alludeva Di Ponziano?
Semplice, si riferiva al “lavoro costante e serio concretizzato” :
A. “nella riorganizzazione aziendale” (io, invece, Bastian Contrario, ho subito pensato al balletto dei “quadri” che ha portato il casinò a non avere più un Capo del personale dopo che Caronia se n’è andato, un Direttore dei giochi dopo che Giovannini è stato sbattuto fuori e che Mento è finito dentro, e neppure uno straccio di Direttore Generale)
B. “nell’ottimizzazione dei costi e delle spese” (in realtà, mi sono detto, entrambi risultano in costante aumento, al punto da imporre al Comune una ulteriore riduzione del canone di concessione di quattro punti percentuali e l’invio di una speciale Commissione a rivedere i conti aziendali)
C. “nella creazione di un nuovo sistema di controllo interno per la sicurezza del patrimonio aziendale” (e, mi sono domandato, per i furti ai tavoli, per gli assegni insoluti all’Ufficio Fidi, per i porteurs pagati sul “cambiato”, per i dirigenti che partecipano a gestioni di altri casinò, eccetera, i controlli dov’erano ?)
D.“nell’organizzazione di eventi, momenti culturali, convegni, premi istituzionali” (mi è venuto un dubbio : non si riferiranno mica, per caso, all’Assemblea della Leonardo da Vinci nel teatro dell’Opera ?)
E. “nel recupero del patrimonio immobiliare” (di nuovo a chiedermi : possibile che la tinteggiatura della facciata abbia già dato questi strabilianti risultati ?)
F. “nel potenziamento di giochi e tornei per assicurare presenze nelle sale da gioco e nelle strutture cittadine” (più realisticamente, mi sono detto, siamo solo una delle tante tappe dei circuiti di poker ormai diffusi ovunque)
G. “puntando sulla gestione diretta dei nostri clienti e sul conseguente contenimento della presenza di operatori esterni” (mi sarò sbagliato? credevo che l’affare dei porteurs fosse andato diversamente …)
Questi i fatti alla base del risultato economico attuale”.
E immediatamente dopo quel bollettino della vittoria, nessuno che dubitasse di trovarsi sul serio al cospetto di un risultato economico prodigioso, neppure i sindacalisti loquaci e saputelli, i politici tuttologi, gli amministratori rampanti e i candidati in cerca di voti.
Tutti hanno “pittato come bughe”, dicono qui, cioè hanno abboccato come pesciolini.
Potenza dei numeri con segno più e delle percentuali addirittura a tre cifre, mi sono detto.
In breve, sul sensazionale evento si sono formate due categorie di agiografi : per la prima il miracolo lo hanno compiuto, in graduatoria, Di Ponziano, gli impiegati del casinò e Zoccarato, per la seconda, invece, l’aureola va, sempre in rigorosa graduatoria, al dottor Cavallone, alla parte sana della classe lavoratrice e al Cda, nel quale - viene sottolineato - gli altri due membri sono militanti già comunisti e ora riformati e redenti.
Con l’aggravante che quest’ultima corrente di pensiero, nella quale si è subito segnalato per dovizia di argomenti il diessino Faraldi, non ha perso del tutto l’antico vizietto del giustizialismo e l’idea che il sole dell’avvenire sorga dietro alle Procure della Repubblica, e così la sinistra si è affrettata a rispolverare antiche vicende giudiziarie sulle quali per carità di Patria avrebbe dovuto stare zitta.
Intanto, a mano a mano che il bailamme cresceva e i cartelli “Santo subito !” prendevano a circolare, cresceva in me la sensazione che in tutto questo entusiasmo e nell’aspra polemica sui meriti scoppiata tra le due opposte fazioni ci fosse qualcosa di strano che non mi convinceva.
A rafforzare i miei dubbi di ex controllore comunale è stata anche la constatazione che i 446.577,72 euro di perdite riguardavano un paio di giochi fondamentali in qualsiasi casinò di questo mondo, cioè lo chemin-de-fer (meno 56,68 per cento) e il Punto banco (meno 43,95 per cento), e che il declino delle slot era ormai cronico ed irreversibile.
Però, incredibilmente, mi ha spinto a vederci chiaro il lontanissimo ricordo di un commento - un po’ grasso ma efficace - di un ispettore capo di cinquant’anni fa, si chiamava Carlo Cesare soprannominato “Il maligno” per la sua inflessibilità, che per giustificare il prolungamento della partita alla roulette ben oltre l’orario a causa della presenza al tavolo di un grosso giocatore, (prolungamento indicato in gergo con l’espressione “mangiare il coniglio”), era uscito con questa frase in vernacolo : “U caga ciù in boeu che sentu rundure !”.
Stai a vedere che, avendo vinto soltanto la roulette, anche in questo caso il miracolo lo ha fatto un bue, mi sono detto.
Così sono andato a rileggermi i giornali dell’anno scorso ed ho trovato titoli da far accapponare la pelle : “Casinò, crollo della roulette” sulla Stampa di martedì 3 febbraio 2009, e “Casinò forti vincite fanno precipitare gli incassi” sul Secolo XIX dello stesso giorno e a corredo degli articoli le tabelle che parlavano di 1.288.010,52 euro in meno da attribuire alla perdita della roulette per 1.149.798,00 euro pari al 71,76 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Illuminante è stato poi il commento dell’allora direttore Giovannini : “Il numero sempre più esiguo di clienti che svolgono un volume di gioco di buon livello espongono l’Azienda ai rischi di un casinò di dimensioni medio piccole. In gennaio sono mancati i giocatori Vip e la dea bendata ha baciato ripetutamente alcuni ottimi clienti che complessivamente hanno vinto più di un milione di euro.”
A questo punto mi è bastato chiedere a un paio di capi tavolo per avere la conferma dei sospetti : i buoi sono stati due, mi hanno fatto anche i nomi e i cognomi, l’anno scorso avevano, appunto, vinto un milione come rivelato da Giovannini e quest’anno non sono più ritornati, e quindi abbiamo potuto mettere il fieno in cascina prima che ce lo mangiassero, con l’aggiunta poi che nello stesso periodo si è fatto vivo un giocatore che era assente da anni e che ha perso altri trecentomila euro.
Insomma, per rimanere in campo bovino, una bufala colossale, anzi la Grande Bufala, che offre il destro per alcune riflessioni sul casinò, su coloro che lo stanno gestendo e sull’attuale classe dirigente e politica.
Ha detto bene Giovannini quando un anno fa ha classificato il nostro casino “di dimensioni medio piccole”, cioè di quelli dove bastano un paio di giocatori forti per far saltare il banco, e ancor meglio ha detto il Ministro Scajola quando lo ha paragonato ad una bisca di quarta classe, usando una espressione forte perché tutti capissero l’antifona.
Parliamoci chiaro e guardandoci negli occhi : siamo al punto da non sapere se pregare perché arrivino grossi giocatori oppure perché vadano altrove, visto che bastano soltanto due di loro “baciati dalla fortuna” ad affondare la barca, tanto più che il salvagente delle slot si sta sgonfiando e che il borsellino del Comune è vuoto per lo sforamento del patto di stabilità.
Quanto al Cda in carica e alle sue esternazioni, vale l’interrogativo che mi sono immediatamente posto : ma in che mani siamo finiti ?
E poi una seconda domanda : mentre lanciavate la Grande Bufala avete davvero pensato che fossimo tutti quanti scemi ?
Un ultimo pensierino lo rivolgo all’attuale classe dirigente e politica : a spaventare la gente non è ciò che è successo, perché in fondo a chiunque può sempre capitare di cadere su “Scherzi a parte”, ma ciò che se ne deduce in termini di intelligenza e di competenza, cioè - mi si consenta - il vuoto assoluto.