“Facile transitur ad plures” scrive Seneca a Lucilio.

 

Oggi però per molti attori della politica vale il contrario perché è sempre più difficile per loro davanti a uno scacchiere disseminato di pedine in perenne movimento indovinare dove si posizioneranno i “plures”, cioè dove parcheggerà il carro del vincitore.

 

Il rischio di sbagliare cavallo è accresciuto dall’assenteismo che costringe i sondaggisti a interpellare sempre e soltanto i medesimi elettori fidelizzati e dall’antipolitica che valorizza e premia le individualità anonime e le aggregazioni apolidi che spuntano e scompaiono come funghi nel bosco.

 

Aggiunge incertezza l’espansione dei social che stanno sfrattando le reti tv dalla fabbrica del consenso elettorale e che agiscono in modo incontrollato, il che ne rende imprevedibili e inaffidabili i risultati.

 

Sui sondaggi, come dicevo, c’è poco da sperare e allora uno si affida all’anemometro e fiuta il vento che tira.   

 

In queste condizioni la sola cosa facile è bruciarsi la carriera con una scelta sbagliata.

 

È questa la fotografia della situazione anche in Liguria, direi specialmente qui dove sono in corso prove di aggregazione a destra mentre a sinistra gli effetti della Caporetto regionale sono ancora lontani dall’essere assorbiti.

 

Per tutti e tre gli orientamenti di fondo la partita politica che si giocherà a primavera sarà decisiva per ristabilire l’equilibrio tra le diverse componenti interne e per gettare le basi delle future strategie amministrative.

 

Il regolamento dei conti riguarda tutti indistintamente gli attori in campo e anche qualcuno in panchina a espiare peccatucci veniali o a curare i postumi di sgambetti giudiziari finiti nel nulla.

 

Ogni tanto fanno capolino anche i tromboni ma con evidente disagio e tra l’imbarazzo generale della gente che non si spiega il loro accanimento nel voler partecipare al funerale delle vittime dei loro trascorsi.

 

In questo scenario ligure tutt’altro che roseo e confortante qualche risveglio c’è tra la gente comune, cito il caso di Ventimiglia dove un “Poaro Fornareto” sta resuscitando dopo essere stato ingiustamente accusato e cacciato da sindaco ed è facile prevedere che a furor di popolo sarà rimesso in arcione.

 

Ma lui aveva lasciato di sé un buon ricordo nella città di confine, quanti altri in Liguria possono dire altrettanto mentre sul ciglio della strada aspettano che passi il carro del vincitore per salirvi sopra?