Vigilia delle precedenti elezioni politiche, sabato 23 febbraio 2013, giorno di silenzio stampa.

 

La mia profezia politica anticipata sull’Eco della Riviera era questa, la medesima della prossima, sabato 3 marzo 2018, giorno di silenzio stampa, ma alla rovescia.

 

Tanto vale ristamparla.

 

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In questo strano sabato di silenzio elettorale i reportages di ieri da piazza San Giovanni che riempiono le prime pagine di tutti i quotidiani potrebbero avere in comune il sottotitolo: “Pensieri in libertà davanti allo tsunami”.

 

Invece i titoli carichi di suspence si direbbero dettati da Dario Argento: “Oscurati da Grillo” (Decimonono) o “Alle urne con l’incognita Grillo” (La Stampa), o “Grillo arriva a Roma e riempie la piazza della sinistra” (Corsera), o “Grillo fa il pienone a Roma” (Il Fatto Quotidiano), o “Grillo riempie piazza San Giovanni: tutti a casa, abbiamo vinto!” (Il Messaggero), o “Bersani e Grillo, duello finale” (La Repubblica), o “Elezioni: tutti i leader contro Grillo” (Il Mattino).

 

Il fatto che un comico sia il protagonista di queste elezioni fa immediatamente pensare per associazione di idee alla celebre invettiva del rivoluzionario Michail Aleksandrovic Bakunin "La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà".

 

In questo c’è molto più di una fortuita coincidenza perché la filosofia di Grillo nei suoi contenuti essenziali è paragonabile a un fiume carsico che scorre sotto terra e ogni tanto affiora, nel ’68, nel ’77 e adesso.

 

L’acqua è sempre la medesima e l’H2 O si riassume nei due elementi che profeticamente Bakunin, prima che inventassero la televisione, ha individuato in “Stato e anarchia”, cioè la “finzione di questa pretesa rappresentanza del popolo” e il “governo delle masse popolari da parte di un pugno insignificante di privilegiati, eletti o no dalle moltitudini costrette alle elezioni e che non sanno neanche perché e per chi votano”.

 

Ora che il fiume sta riaffiorando nuovamente sotto la spinta della rete, ci sono tre modi diversi di interpretare l’idrologia di questo minaccioso corso d’acqua, da destra, da sinistra e dall’alto, cioè come attentato alla libertà e anomalia democratica (Berlusconi), o come degenerazione della lotta sociale e popolare (Bersani) oppure come malattia giovanile esantematica curabile con massicce dosi di ansiolitici, anticonvulsivi, ipnotici e miorilassanti (Monti).

 

Ma questa volta il gioco dei corsi e dei ricorsi storici non si conclude nel conflitto mai completamente risolto tra idealismo e materialismo, tra Stato etico di hegeliana memoria e dittatura del proletariato di Marx e del “Capitale”, e va ben oltre, diritto al cuore del sistema.

 

Già il Sessantotto era nato da un fortissimo disagio sociale in contrapposizione al sistema politico borghese del compromesso storico ma era stato assorbito con la metabolizzazione dei temi del pacifismo, del femminismo, dell’ambientalismo e della lotta contro il razzismo, poi il missile del Settantasette lanciato contro i Partiti e i Sindacati era finito sulla Luna nel “Mare Tranquillitatis” del bipartitismo perfetto Berlusconi-D’Alema, della Triplice sindacale e della liberalizzazione dell’etere, sapientemente controllata e  fortemente soporifera. 

 

Adesso però il malessere sociale è di gran lunga peggiore rispetto a quello prodotto dallo shock petrolifero del ’73-’76 e successivamente aggravato dalla transizione dal dirigismo al liberismo, avvelenato dal rientro dall’inflazione con l’adesione allo SME e con l’introduzione di una insostenibile pressione fiscale e infine esasperato con il passaggio incontrollato alla moneta unica.

 

In piazza con Grillo non scendono più soltanto gli studenti del ’68 e i proletari e i figli della borghesia del ’77 ma ai suoi comizi sotto la neve ad applaudire in prima fila ci sono fior di professionisti, le arti liberali, il mondo dell’imprenditoria, gli industriali, i commercianti e un mare di giovani ai quali il ventennale “inciucio” politico e sindacale ha rubato il futuro e tolto ogni speranza.

 

Ma a testimoniare che da Bakunin fino a Grillo l’acqua è sempre la medesima c’è ancora lui, Dario Fo, l’uomo che nel ’97 ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura “Perché seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi” e che vent’anni prima, nel settembre ’77 a Bologna al Congresso contro la repressione aveva visto il sipario calare su quella stagione di “Lotta Continua” e sprofondare per 36 anni il fiume carsico nelle viscere della terra.

 

Come andrà a finire?

 

Impossibile dirlo, però leggendo il “Non-Statuto” del Movimento 5 Stelle tra qualche settimana potremmo davvero ritrovarci nella “Sala della Pallacorda” ad assistere al giuramento del “Terzo Stato” su proposta di un sosia del “cittadino” Joseph-Ignace Guillotin.

 

La formula potrebbe essere sempre la stessa: “Serment solennel de ne jamais se séparer, et de se rassembler partout où les circonstances l’exigeront, jusqu’à ce que la Constitution du royaume soit établie et affermie sur des fondements solides, et que ledit serment étant prêté, tous les membres et chacun d’eux en particulier confirmeront, par leur signature, cette résolution inébranlable” (ovviamente oggi - aggiungerebbe Casaleggio – sancito con firma digitale).

 

L‘accostamento si ferma lì, perché nel seguito della storia mancherà l’attrezzo tranciante che ha reso famoso il “cittadino” Joseph-Ignace Guillotin.

 

Però in compenso da Luigi XVI° in giù per avere il salvacondotto tutti dovranno versare all’Erario i profitti di regime: ecco perchè il Primo Stato senza Papa regnante oggi guarda più allo IOR e all’IMU che a Nostro Signore mentre il Secondo Stato con il proprio Sovrano impallinato da Hilda Robespierre confida nello scudo politico dell’inciucio dopo i giochi di prestigio che gli sono riusciti all’ombra di quello fiscale.

 

 

 

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Infatti nel 2013 intervenne il Patto del Nazareno alla Camera tra il 29,55 % della sinistra e il 29,18 % della destra per estromettere il 25,56 % dei “grillini”, Patto peraltro non indispensabile perché la sinistra grazie allo 0,37 % in più aveva potato a casa il premio di maggioranza assoluta.

 

Al Senato invece per estromettere i grillini che avevano avuto il 23,79 % il Patto ha funzionato finché ha retto la somma dei due schieramenti.

 

Poi hanno dovuto scendere in campo i vari “pentiti” perchè il 31,63 % della sinistra una volta staccatosi dal 30,72 % della destra non bastava più e Napolitano avrebbe dovuto sciogliere il Senato.

 

Questa volta invece, ci sarà il “reverse charge” nel senso che, piaccia o non piaccia, ne beneficeranno i “grillini” perché non raggiungendo nessuna delle tre forze politiche il mitico 40 % i “pentimenti” avverranno dall’altra ala della destra, non più quindi gli Alfano & C., ma i Meloni & Salvini a sostegno non più del candidato premier della sinistra (Gentiloni) ma, appunto, dei “grillini” (Di Maio).

 

Ho detto.