Sui valori “Dio, Patria, Famiglia” impossibile dargli torto, a meno di essere dei senza Dio, vigliacchi disertori e figli di nessuno.

 

Sul recupero di: “Sovranità, Sicurezza e Ordine” e soprattutto della “giustizia sociale” neppure.

 

Sulla “simbologia” invece NO, direi che i riferimenti storici non sono da condividere, per i medesimi motivi che mi fanno contrario alla falce e martello delle zecche rosse.

 

La nostalgia è libera e gratuita, ma deve rimanere un sentimento interiore, personale, proprio e individuale.

 

Non va esibita né quando si è nostalgici del fascismo né del bolscevismo sovietico in salsa italiana e nelle tante sue versioni, edizioni e camuffamenti.

 

Perché non si può essere nostalgici “de relato”, per sentito dire, bisogna esserlo di qualcosa che si è vissuto.

 

Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”, canta il Poeta, ma la felicità deve essere stata la tua, devi averla conosciuta e sperimentata.

 

Quanto, infine, ai riferimenti alla guerra civile sono convinto che il tempo abbia cicatrizzato le ferite e che volerle riaprire sia offesa alla pietà e all’onore delle vittime di entrambe le parti.

 

Episodi come quello che ha visto protagonista Gnocchi nel vilipendere il cadavere della Petacci sono provocazioni da compatire e seppellire nel silenzio, non per viltà ma per evitare di scendere a quel miserabile livello.

 

In Italia il 3 % di elettori che il 4 marzo manderà 10 candidati in Parlamento che la pensano così non è composto da fascisti, razzisti, omofobi e cose del genere, ma semplicemente è di gente che crede in quei valori e francamente non riesco a condannarla, viste le alternative che si offrono a chi non ne può più, troppo timide e condizionate.