Venerdì 19 gennaio scorso a Sulmona il dottor Proietti mi annunciava come imminente (“...tra un mesetto…”) l’uscita del suo libro “Inquinamento e malattie” e, puntuale come sempre, ecco che oggi 19 febbraio Minerva Medica pubblica il volume che apre con una constatazione agghiacciante: “L’inquinamento ormai detta le regole anche alla scienza.”

 

Maurizio Proietti è uno scienziato ricercatore che all’attività di studioso unisce quella di  medico nello stupendo centro ai piedi della Maiella, e che con questa sua pubblicazione mette a disposizione dei colleghi nei casi di patologie ambientali le regole di base da seguire nella pratica professionale quotidiana ma soprattutto traccia scenari di assoluto rigore scientifico sulle epidemie silenti, attuali e prossime venture, sulle quali la società civile dovrebbe riflettere invece di dividersi su vaccini, mais OMG e quant’altro, andando dietro ad autorevoli ciarlatani di entrambe le fazioni in campo.

 

Ho conosciuto Proietti ad Assago diversi anni fa ad un simposio di presentazione del libro “Gut and Psychology Syndrome” di Natasha Campbell-McBride scienziata russa trapiantata a Cambridge, evento nel quale il ricercatore abruzzese era impegnato nella illustrazione ad un pubblico internazionale dei risultati delle sperimentazioni svolte sui marker ambientali.

 

Da quel giorno, quando la Campbell ce lo presentò come suo discepolo prediletto non lo abbiamo mai più mollato, come Pietro fece con Gesù, anzi di più perché noi non lo abbiamo mai tradito neanche quando il gallo cantava e i Farisei della medicina ufficiale nei talk-show iscrivevano il suo nome nelle liste di proscrizione dei medici eretici.

 

Lo abbiamo fatto da pazienti amorevolmente curati e miracolosamente avviati alla definitiva guarigione ma ben sapendo di essere per lui anche uno dei tanti casi clinici presi a supporto ed a conferma dei suoi studi e delle sue analisi scientifiche.

 

E oggi in una corposa pubblicazione che mira a ben più arditi traguardi riviviamo tra le sue pagine, nel nostro piccolo, le tre tappe di un percorso iniziato a Torino con le analisi sulla provenienza dall’infiammazione di segmenti della mucosa intestinale di peptidi oppioidi che inducevano automatismi, reazioni scomposte e comportamenti abnormi, che è proseguito con la bonifica gastroenterologica attraverso la dieta GAPS della Campbell McBride nazionalizzata, corretta e adattata “ad personam” da Proietti e che adesso, ormai in vista del traguardo, percorre l’ultimo miglio della riparazione del danno da decontaminazione.

 

Ma cosa è mai per la società civile il singolo episodio clinico come il nostro a fronte di epidemie silenti che si diffondono a ritmi esponenziali con alcune malattie che trasmigrano geneticamente addirittura per cinque generazioni successive?

 

Malattie emergenti figlie della mutagenesi ambientale solo in minima parte riconosciute quando proprio la medicina ufficiale c’è stata costretta, non poteva più ignorarle e rimuoverle per ragioni di copertura di bilancio e anche, non nascondiamolo, di favoritismo economico e di oscurantismo mentale.

 

Prendo, ad esempio, il caso protagonista delle cronache di questi giorni, quello del re dei promutageni, il benzene, che si infila nel fegato e da lì colonizza coi suoi metaboliti il midollo osseo e provoca l’anemia aplastica, la leucemia e il mieloma multiplo; e non sono fortuite -seppure tardive- le misure dell’industria automobilistica per lo sviluppo dell’ibrido e dalle autorità di controllo per imprimere un severo giro di vite sulle “scatole nere” delle emissioni degli autoveicoli.

 

Questo è soltanto un caso, uno dei tanti oggi riconosciuti, ma quanti altri che compaiono nella trattazione di Proietti sono ignorati o vengono sottovalutati oppure sono dribblati legislativamente?

 

Penso, ad esempio, ai POPs, acronimo di Persistent Organic Pollutants, che includono le famigerate famiglie dei bifenili policlorurati o PCB, dei pesticidi e dei ritardanti di fiamma, prodotti ad elevata tossicità dai cui effetti la nostra zona non è rimasta immune.

 

Sui pericoli dei pesticidi ricordo le storiche battaglie di un medico-politico sanremese, Nino Lotti, portate avanti per decenni in ambito amministrativo e professionale e la bravura di un altro medico sanremese, Nando Ziveri, dirigente dell’Igiene Pubblica, nel fronteggiare l’emergenza dell’incendio di un deposito di pesticidi a Poggio, evento che divenne un caso nazionale.

 

Sui bifenili un altro medico sanremese, Loris Masselli, dieci anni fa ha lanciato un allarme inascoltato sul ballast, sul sottoballast e sulle traversine ferroviarie della tratta soppressa tra Ospedaletti e San Lorenzo al mare, con riferimento sia al sedime della linea e sia alle aree di deposito e manutenzione dei treni.

 

È dell’altro giorno la notizia della condanna a 350.000 euro di multa a Imperia per lo smaltimento illecito nella discarica “Case Scofferi” di San Bartolomeo al mare di uno stock di traversine ferroviarie, e dopo aver letto il capitolo n. 5 “Inquinamento e salute” del libro di Proietti, alcune domande sorgono spontanee: “Dopo dieci anni si scopre oggi che l’intera tratta ferroviaria conteneva POPs?”, “Che tracciabilità hanno avuto i materiali smaltiti in questo decennio?” E quale immunizzazione hanno avuto?”.

 

Sono soltanto piccoli esempi di dribblaggio pubblico, periferici e insignificanti, rispetto a ben più gravi situazioni di rimozione ufficiale, anche a livello legislativo, come quelle che riguardano gli alimenti, i vaccini, l’atmosfera e le acque, situazioni che, ovviamente, Proietti da studioso allo stato puro tratta esclusivamente sotto il profilo scientifico, mentre io, da cittadino, le osservo con forte preoccupazione e per autodifesa.

 

Perché, lo confesso, se ho ricevuto da Proietti sicurezza e fiducia come paziente, da cittadino dopo aver letto il suo libro, la mia coscienza prova un forte turbamento che spero si diffonda epidemicamente, questa volta a fini benefici.