Petrolini consigliava di prendere il denaro dove si trova: presso i poveri.

 

Hanno poco ma sono in tanti”, era la sua spiegazione.

 

I grillini di Sanremo hanno applicato alla lettera il suo consiglio, non per far soldi ma per prendere voti.

 

Così hanno allevato cicale nell’alta valle Armea per poter grattare la pancia ai simpatici insetti a ogni scadenza elettorale.

 

Su questa collina di cicale ce ne sono tante e hanno mille ragioni per frinire anche se non gli si gratta la pancia.

 

Negli Anni Cinquanta, per esempio, Antonio Bianchi senior, sceso da Badalucco ha aperto la fornace di mattoni e tegole a Taggia al bivio Rossat mettendosi in concorrenza con i marsigliesi padroni del mercato dei laterizi, e la materia prima l’ha presa alle pendici del monte Bersagliè da una cava di argilla rimuovendo il manto di terra vegetale che ricopriva il giacimento e sistemandolo sul costone collinare vicino.

 

Nella seconda metà degli Anni Sessanta, l’impresa Stura incaricata della costruzione dell’Autofiori con procedura di somma urgenza ha spianato intere fasce e cancellato mulattiere per attrezzare una pista di cantiere lunga chilometri stravolgendo il territorio senza più ripristinarlo.

 

Una decina di anni dopo il Consorzio Subalpino di Edilizia Industrializzata, C.S.E.I. con capofila la Borini di Torino costruiva il carcere ma il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Genova si dimenticava la strada per accedervi e così i cellulari con i carcerati hanno usato per decenni strade interpoderali private che solo ultimamente sono state espropriate ma non ancora sistemate e messe a norma.

 

In contemporanea la C.O.G.E.F.A.R. nello scavare le gallerie ferroviarie del raddoppio e spostamento della linea tra Ospedaletti e San Lorenzo al mare ha riempito un intero vallone con un milione di metri cubi di smarrino.

 

Nella stagione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani in discarica controllata la zona ha visto aprire e chiudere in quarant’anni cinque lotti successivi mentre il sesto è tuttora operante fino all’apertura a Taggia del nuovo impianto di ultima generazione ad alta tecnologia.

 

Insomma, in tutto questo trambusto le cicale sono tante e non potendosela prendere con i poteri forti che in passato hanno costruito, in modo barbaro, autostrade, ferrovie e carceri e col Comune che ha tollerato i loro abusi e prepotenze, aspettano con la pancia all’aria ogni occasione favorevole per portare a casa qualcosa.

 

Dal punto di vista umano capisco le cicale, ma è come se gli etiopi rivendicassero il biblico Regno di Saba o gli iracheni invocassero il ripristino dei giardini pensili di Babilonia.

 

L’astuzia dei grillini invece è stata quella di far credere loro che il ritorno al passato sia possibile, basta una firmetta sotto il modulo prestampato delle osservazioni a un progetto di Piano Urbanistico Comunale che Edward Lear, il padre del “nonsense” avrebbe scritto meglio.

 

Così un microscopico pezzettino del territorio comunale è diventato l’ombelico della città, il 22 per cento delle 164 osservazioni presentate a Sanremo è zumato in questo punto con 43 moduli “copia e incolla” che per l’amministrazione Biancheri a trazione PD sono state merce di scambio con gli assordanti silenzi grillini sull’outlet di Papà Tiziano o sui palazzoni di via Barabino e su altre birichinate in corso.

 

Adesso con l’avvicinarsi del 4 marzo e con l’aerostato proporzionale da gonfiare di voti è venuto il turno della cava di argilla, un buco di 30 mila metri quadrati svuotato da quasi un secolo per estrarre terra da mattoni e mai più riempito se non con qualche camionata di terra per fare i dossi del motocross nel breve periodo di apertura della pista, subito dopo chiusa.

 

Intorno a questo buco, ombelico dell’ombelico della Città, l’amministrazione Biancheri ha ricamato al tombolo una mitologia surreale, che come nella favola del lupo e dell’agnello accusa la cava che sta in basso di aver infiltrato acqua e provocato una frana sul costone che sta in alto.

 

In questo, a onor del vero, una mano l’ha data il geologo comunale che, combinazione, è proprietario di una casa proprio lì nell’ombelico e che, non potendo evidentemente presentare una osservazione a sé stesso, lo ha fatto al suo dirigente “fiorentin fuggiasco” il quale, con l’osservazione omnibus n. 60 l’ha recepita fatta e propria.

 

Adesso le cicale vogliose di muretti a secco, di strade asfaltate e di corposi risarcimenti da chiedere alla dinastia dei fornaciai taggiaschi e a chi ultimamente è subentrato a loro sono pronte con la pancia all’aria a scambiare il voto con questo miraggio, che in linguaggio anglosassone si chiama tecnicamente “gotta be shitting me”, in italiano presa per il culo.