Alla “Associazione di Promozione Sociale Casapound Italia” l’endiadi va stretta.

 

Glielo ha fatto sapere il TAR di Brescia in risposta alla sua richiesta di togliere esecutività a una deliberazione della Giunta comunale cittadina su “Indirizzi in merito alla concessione di spazi ed aree pubbliche, sale ed altri luoghi di riunione di proprietà comunale” in punto “riconoscersi nei principi e nelle norme della Costituzione italiana e ripudiare il fascismo e il nazismo” come condizione per potervi accedere.

 

L’endiadi è una figura retorica che consiste nell'esprimere un concetto unitario con una coppia di espressioni rafforzative e coordinate che, in questo caso, per il giudice bresciano sono: A) “ossequio alla Costituzione” e B) “ripudio del fascismo e nazismo”.

 

Un po’ come: A) “amore di Dio” e B) “rigetto del Demonio” nella dottrina cattolica, per rendere l’idea.

 

Per l’Associazione in odore di zolfo invece siamo di fronte a un ossimoro, figura retorica consistente nell'accostare, nella medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrari.

 

Dunque la partita è “endiadi contro ossimoro”.

 

Nel merito il TAR bresciano impernia tutto il suo ragionamento sulla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” e sulla legge 20 giugno 1952, n. 645 (cosiddetta legge Scelba) che, in materia di apologia del fascismo, sanziona “chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità” di riorganizzazione del disciolto partito fascista, e «chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”.

 

Certamente mentre la scriveva l’estensore della sentenza deve essersi reso conto che il suo era un ragionamento del cazzo perché una cosa è rifondare il disciolto Partito Fascista e tutt’altra cosa invece nutrire sentimenti affini, associarsi per diffonderli ma senza con questo resuscitare un Partito morto e sepolto dalla Storia settant’anni fa.

 

Come ha spiegato a Palermo il segretario nazionale di una analoga associazione satanista, “Forza Nuova”, c’è da aggiungere che nella XII disposizione transitoria e finale della Costituzione dopo il primo esiste anche un secondo comma il quale, “in deroga all'articolo 48”, introduce “limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”, ma queste limitazioni valgono “per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione stessa e sono stabilite con legge”,

 

Sicchè Augusto De Marsanich, segretario del Movimento Sociale Italiano che aveva come ideologia ufficiale la triade “neofascismo, nazionalismo e anticomunismo” avrebbe già potuto candidare alle elezioni politiche del 7 giugno 1953 il cavaliere Benito Mussolini, se non glielo avessero ammazzato prima.

 

La difesa ad oltranza dell’endiadi bresciana vede a questo punto scendere in campo il pleonasmo.

 

Figura retorica ridondante, che fa uso di argomentazioni superflue per sfondare porte aperte in maniera impropria ricorrendo a concetti scontati ed evidenti al solo scopo di dare maggiore intensità, forza, chiarezza o efficacia a una affermazione.

 

L’estensore della sentenza ha introdotto il pleonasmo con una specie di licenza poetica pensando bene di sostituirsi alla Corte Costituzionale, anzi preso da un delirio di onnipotenza addirittura incarnandosi in un Padre  Costituente, e ha scritto, testualmente, che “l’insieme dei principi fondamentali, delle libertà costituzionali e, più in generale dei diritti e doveri del cittadino di cui alla Parte I della Costituzione esclude totalmente la tollerabilità, da parte dell’ordinamento italiano, di comportamenti riconducibili all’ideologia fascista”.

 

Pertanto, l’A) “ossequio alla Costituzione” e il B) “ripudio del fascismo e nazismo” sarebbero espressioni tra di loro pleonastiche “superflue o meramente confermative, in quanto lo stesso riconoscimento dei principi e nelle norme della Costituzione italiana implica, implicitamente, il rigetto dell’ideologia fascista che con essi inevitabilmente contrasta”.

 

Cagata pazzesca, perché le libertà di coscienza, di pensiero e di proselitismo figurano tra i diritti fondamentali della Costituzione, sono consacrati dagli articoli 3 e 21 e il loro riconoscimento è stabilito senza eccezioni, condizioni o deroghe di natura ideologica e politica che autorizzino un sindacato di legittimità circa la conformità in astratto del loro esercizio.

 

Fermo restando che in concreto le modalità pratiche del loro esercizio sono soggette al sindacato giudiziario ordinario qualora consistessero nella “riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, fatto da accertare a posteriori e con solidi elementi probatori.

 

Pur di non doversi arrendere l’estensore della sentenza a questo punto ha abbandonato endiadi e pleonasmo al loro destino e si è attaccato a un sofisma lessicale apparentemente valido, cioè che alla “Associazione di Promozione Sociale Casapound Italia” la Giunta comunale di Brescia non chiede di “condividere i valori dell’antifascismo” ma semplicemente di “di ripudiare l’ideologia fascista”.

 

Argomentazione che nei bar meneghini non chiamano sofisma ma presa per il culo, come se la Giunta comunale di Milano per accedere a San Siro non imponesse affatto ai tifosi di condividere i valori “anti-Milan” ma si limitasse semplicemente a chiedere a loro di ripudiarlo.

 

Dopo questo comico repertorio di piroette giuridiche il TAR di Brescia ha concluso con una constatazione sensata, cioè che la sparata della Giunta comunale di Brescia era una bomba carta, di quelle che si sparano a carnevale, nel senso che gli indirizzi “non incidono sul regolamento di polizia urbana” e quindi la loro esecutività non va sospesa.

 

Dimostrazione chiara ed evidente che tutto questo antifascismo a scoppio ritardato è a salve e che la sua esplosione nelle Giunte e nei Consigli comunali d’Italia dove i bertoldi vanno a gara a chi arriva per primo e a chi è più antifascista di chi lo ha preceduto è nient’altro che il carnevale della nostra democrazia.

Poi tornerà la quaresima.