Egregio Signore.

 

Nella primavera di quattro anni fa Lei si è candidato alla carica onoraria di consigliere comunale di Sanremo e la sua proposta è stata accettata da un numero sufficiente di elettori.

 

Il mandato ricevuto è senza vincoli e Lei deve rendere conto unicamente alla Città di come lo ha esercitato e in questo momento, come cittadino, vorrei parlarne brevemente.

 

Il 16 ottobre di tre anni fa Lei si è trovato a deliberare in Consiglio comunale su un corposo documento tecnico, il P.U.C., che pianifica l’uso del territorio cittadino per i decenni a venire e che, quindi, detta direttamente le regole categoriche e perentorie che ognuno di noi dovrà seguire in quanto titolare di immobili, e/o utente di beni e servizi pubblici e/o imprenditore economico autonomo e/o lavoratore dipendente.

 

Questo sotto il profilo individuale, perché invece sotto quello collettivo il PUC è il photoshop della Sanremo futura, quella delle generazioni che verranno e alle quali dovremo consegnare una città migliore in termini di benessere, di lavoro e di immagine.

 

Il 16 marzo di quest’anno, a distanza di 30 mesi da quel giorno, la Regione ha fatto conoscere il suo parere obbligatorio e vincolante su quel documento e, come cittadino, intendo chiederLe conto di alcune cose al riguardo.

 

1°.    Il 16 maggio dell’anno scorso Lei si è trovato a deliberare in Consiglio comunale su 164 osservazioni presentate da noi cittadini su quel corposo documento e adesso la Regione mi fa sapere che la Sua risposta a 111 di loro per il carattere sostanziale dei contenuti andava pubblicata e che, non avendolo fatto, sono diventate carta da macero.

 

La beffa non colpisce soltanto i cittadini ma anche i Servizi tecnici comunali e gli Ordini professionali e di categoria che avevano presentato osservazioni e le materie toccate riguardano aspetti delicati e importanti come per esempio il “Piano Casa”, le aree agricole e i territori non insediabili, i tessuti urbani residenziali e zone strategiche come quelle alla foce dell’Armea e dell’alta valle dello stesso corso d’acqua.

 

So bene che non spettava a Lei pubblicare le osservazioni controdedotte ma al Sindaco, però questa è soltanto una delle tante forme di un disprezzo dei doveri di trasparenza e di partecipazione reso evidente, tra l’altro, dal fatto che le osservazioni non sono mai state sottoposte al Consiglio comunale nel testo presentato dai cittadini ma con un abstract di un paio di righe e stralcio delle loro motivazioni.

 

Non importa sapere se Lei è stato presente o assente, se ha partecipato attivamente o meno ai lavori assembleari, o come ha votato, ciò che rileva invece è chiederLe ragione della indifferenza, acquiescenza, passività, sottovalutazione, accettazione, insaputa, connivenza –scelga Lei il termine che meglio si adatta alla Sua personale condotta- perchè gli elettori quando tra un anno saranno chiamati a votare potrebbero avere interesse a ricordarsene.

 

2°.    Nel corposo documento deliberato il 16 ottobre di tre anni fa la Regione ha puntato il dito sugli indici edificatori a causa di una piaga aperta dai “furbetti del quartierino” che nel PUC hanno invertito il rapporto tra pane e companatico, cioè tra potenzialità propria di ogni specifica zona e premialità aggiuntiva a fronte di una “azione virtuosa” compiuta in un’altra zona critica.

 

Al pane i “furbetti” hanno lasciato soltanto le briciole (45.000 metri quadrati di superficie agibile spalmati su tutti i vari distretti di trasformazione) mentre al companatico hanno riservato la bellezza di 300.000 metri quadrati da assegnare a loro discrezione avendo “margini di discrezionalità elevatissimi” (sic!).

 

Io uso il verbo “invertire” mentre la Regione usa quello brutale di “ribaltare” il che per dei puristi del lessico burocratese equivale a un anatema.

 

Anche in questo caso sono a chiederLe ragione di un atteggiamento inerte che ha lasciato arrivare un bidone del genere fino a Genova e del quale l’anno prossimo non potremo non ricordarci.

 

3°.  Un'altra macchia del documento riguarda il “carico urbanistico” sia complessivo e sia per ciascun ambito e distretto che nel PUC sono stimati a occhio e croce e “ad usum Delphini”.

 

Poiché si tratta di un “elemento essenziale e sostanziale del Piano, il PUC dovrà pertanto essere sviluppato e rettificato …. attraverso la predisposizione di puntuali tabelle che analizzino e quantifichino …per le rispettive componenti ed in relazione a ciascun ambito e distretto il carico urbanistico attuale e futuro”, scrive la Regione sottolineando che ciò è indispensabile per determinare il fabbisogno di servizi e di infrastrutture.

 

Quale fondamento abbiano, pertanto, tutte le stime del peso insediativo, complessivo e puntuale, delle previsioni contenute nel PUC o annunciate dal Sindaco lo lascio immaginare a Lei, una volta che la Regione ha detto di che materiale è fatta la piattaforma su cui esse poggiano.

 

4°.    Anche al consigliere comunale più distratto non avrebbe dovuto passare inosservata un’altra macchia contestata dalla Regione, quella del fabbisogno di servizi pubblici, dal momento che l’ultima indagine in merito risale a dieci anni fa, effettuata dall’architetto Greppi, datata giugno 2008 e mai aggiornata.

 

Stiamo parlando degli standard urbanistici e del loro pesante deficit con cui i cittadini sono quotidianamente condannati a convivere da sempre, parcheggi, verde, sport e tempo libero, scuole, asili, sanità, eccetera, eccetera.

 

Non intendo tediarLa ulteriormente perché ci sarebbe da scrivere un romanzo sul corposo documento deliberato quel 16 ottobre di tre anni fa, ma non posso esimermi da un fugace riferimento ai cantieri Vitulano di Porto Vecchio illegittimamente sfrattati dal Sindaco.

 

La Regione si è occupata anche di loro trattando del Distretto di Trasformazione Produttiva n. 2 “Armea Foce” per valutare come non pervenuto e insostenibile oltre che conflittuale con il SIC Marino “Posidonia Oceanica” il previsto “trasferimento delle attività attualmente collocate all’interno del Porto pubblico di Sanremo” per quanto fossero state previste sulla carta e a tavolino dagli estensori genovesi del Piano della Costa e del PRUSST.

 

Come dare tecnicamente del somaro, in materia di cantieristica da diporto -si intende- a chi ha pensato e continua a pensare che sia possibile sradicare attività produttive a cuor leggero e alla cieca in tempi duri per l’occupazione e per l’economia cittadina.

 

Di questo gli elettori dovranno soprattutto ricordarsi tra un anno in cabina.