Dopo gli annunci shock, i restyling a pioggia e le delibere “a babbo morto” la ditta “Biancheri & C.” è passata alla politica estera, agli armistizi, ai protocolli di intesa e ai trattati.

 

Vedo stamattina su Sanremonews, al netto dei due assessori e del dirigente comunale di staff, altre sette persone sedute attorno a un tavolo in Comune a commemorare il caro estinto, l’edilizia.

 

Pensare che quattro anni fa respirava ancora quando ha ereditato il P.U.C. dalla ditta “Zoccarato & Dolzan” e c’era soltanto da depurarlo degli inquinanti segnalati dal PD nei cinque anni precedenti.

 

Pensare che quattro anni fa tutto era pronto con A.R.T.E. di Imperia per inserire nel triennale di edilizia residenziale pubblica i lotti già cantierabili del P.E.E.P. di San Lorenzo e sopra Villa Speranza, mentre lo stesso filone, inaugurato negli Anni Ottanta alla Pigna in vico Balilla, era sempre percorribile per il recupero dei Centri Storici, Bussana Vecchia compresa.

 

Pensare che quattro anni fa la legge regionale sul “Piano Casa” era già stata allargata agli edifici incongrui non residenziali a zero consumo del suolo.

 

Pensare che quattro anni fa era in istruttoria il completamento dell’Aurelia bis con i fondi comunitari della messa in sicurezza delle autostrade attraverso la creazione di percorsi di uscita.

 

Pensare che quattro anni fa erano decine e decine le posizioni immobiliari dismesse, in via di dismissione o inoperanti, alberghiere, industriali, commerciali e dei servizi, con le quali era necessario aprire un confronto diretto e personalizzato per riconvertirle e resuscitarle.

 

Pensare che quattro anni fa la rete fognaria, depuratore compreso, poteva ancora essere portata a livelli di efficienza compatibili con le esigenze della balneazione e del turismo.

 

Ci sarebbe da rimpiangere ancora a lungo, molto a lungo, le tante occasioni che la ditta “Biancheri & C.” aveva davanti per tenere in vita il caro estinto.

 

I sette parenti stretti che ieri sono stati convocati in Comune rappresentavano lui, il morto, cioè il complesso delle imprese edili e artigiane locali e lavoratori dipendenti e non i kamikaze stranieri imbarcati in spericolate avventure finanziarie immobiliari tipo leasing in costruendo e project financing.

 

Quando addirittura i “foresti”, magari piemontesi, o emiliani o calabro-lucani, protetti dalla linee guida ANAC applicate scrupolosamente dallo zelante dirigente di staff non raschiano il barile, compresa la manutenzione scuole, strade e cimiteri, e si aggiudicano i pochi lavori pubblici e poi con i subappalti non strangolano le imprese locali superstiti e con l'acqua alla gola.

 

Io al posto dei parenti stretti avrei messo le mani addosso ai padroni di casa ma loro non lo hanno fatto per ragioni di “contiguità” con l’associazione degli artigiani e più in generale, per i sindacati, per una questione psicologica di colore politico, anche se con l’espulsione dei due incorreggibili Faraldi e Cassini, il primo cittadino ha tentato di sbiadirlo.