Quattro anni fa subito dopo Ferragosto, sotto il titolo

BUSSOLA E PORTOLANO

 elencavo le opportunità che la maggioranza di centro-sinistra guidata da Biancheri aveva di fronte e che, a mio avviso, avrebbe potuto sfruttare a beneficio della Città e che invece non ha saputo cogliere.

Anni buttati al vento.

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 Adesso che Sanremo ha il Sindaco e il Consiglio comunale e presto avrà anche la Giunta, direi che la liturgia democratica è esaurita e inizia la fase operativa.

 

A questo punto Palazzo Bellevue è come una savana dove gazzelle e leoni corrono per sopravvivere, però con una differenza sostanziale: il cittadino-gazzella sa perché lo fa, l’amministratore-leone no, lui corre e basta perché lo costringono a farlo i burocrati, i giornali, i social network e la stessa gente per strada. 

 

L’amministratore dovrà fare i conti tutti i giorni con l’astrusità di pratiche incomprensibili, leggerà sui giornali versioni opposte e contraddittorie della medesima questione, si confonderà ancor più le idee navigando in rete ma soprattutto si imbatterà per strada in tante persone che si lamentano.

 

Sono rare però quelle tra di loro che alle lamentele fanno seguire qualche indicazione su come agire in concreto per far andare meglio le cose.

 

Viene da pensare: se la gente si lamenta di situazioni concrete e precise, perché non usa la medesima concretezza e precisione prima nell’informarsi e nel documentarsi e poi nello spiegare le proprie idee al riguardo?

 

Che da decenni siamo finiti in cattive mani, lo abbiamo capito e non c’è bisogno di ripeterlo tutte le volte.

 

Che Sanremo abbia perduto appeal, pure; e non c’è bisogno di intonare sempre lo stesso ritornello.

 

Il profeta Geremia qui sarebbe l’interprete più gettonato della serie “Il Piagnisteo”, però qualcosa bisogna pur farlo, o no?

 

Ecco perché stamattina comincio con l’offrire al leone, (di maggioranza o di opposizione non fa gran differenza), una bussola e un portolano, strumenti utili a prendere la rotta giusta per non finire anche questa volta sugli scogli come è successo alle barchette salpate da Oddo, Bottini, Borea e Zoccarato dopo quattro successivi diluvi universali.

 

L’asse magnetico sul quale compensare gli errori di rotta ha come punto cardinale una constatazione:

 

Oggi A SANREMO IL COMUNE BLOCCA OGNI POSSIBILITÀ DI SVILUPPO a causa del FALL-OUT DELLE RISORSE FINANZIARIE E UMANE A SUA DISPOSIZIONE e non è più il mOTORE TRAINANTE DELL’ECONOMIA CITTADINA.   

 

Queste le compensazioni necessarie:

1°.     Il “boccino” non può che prenderlo l’iniziativa privata a patto, però, di offrirle un ambiente adatto ad investire risorse finanziarie e umane a suo rischio e pericolo.

2°.     Perché ciò possa avvenire sono indispensabili tre condizioni offerte da un Comune “leggero, lungimirante e aperto alle novità”:

        a)       Strumenti giuridici e finanziari semplici e innovativi

      b)      Certezza delle procedure e dei tempi di istruttoria.

       c)       Professionalità e competenza di tutti gli attori pubblici e privati.

3°.     All’iniziativa privata si deve permettere la valorizzazione (e non la rapina) delle potenzialità economiche offerte dall’esercizio della “potestas” pubblica in settori strategici fondamentali (servizi e beni) usando gli strumenti della finanza di progetto e della negoziazione aperta e affidando a uno “Sportello Sanremo” (da mettere anche su internet) il compito che nelle imprese private è affidato al “marketing: sales & business office”.

4°.     Una transizione ovviamente “sostenibile” nel senso che le iniziative devono, prima di ogni altra cosa, inventariare e risolvere, una per una, tutte indistintamente le criticità ereditate dal passato.

 Non è che con questo uno possa scrivere il Vangelo dove Sanremo può trovare la soluzione di tutti i suoi problemi, ma qualche esempio pratico lo azzarderei.

Prendiamo il caso del Pacchetto-Casinò: adesso che l’apparato aziendale “parassitario” ha subito un iniziale forte dimagrimento, ricercherei, anche in via informale e diretta, le manifestazioni di interesse da parte di sponsor privati (e contatterei in primis, una per una, tutte e 10 le concessionarie nazionali di slot-machines) che metterei a confronto su una ipotesi-base che preveda: a) l’affidamento della gestione medium-term del complesso aziendale; b) la valorizzazione del patrimonio immobiliare allargato alle dependances di Villa Angerer, dell’ex stazione ferroviaria e Forte di Santa Tecla; c) esclusiva dei brand “Casinò di Sanremo”,Festival della Canzone Italiana” e decine e decine di altre manifestazioni storiche.

 

Un altro esempio potrebbe riguardare la ricettività turistica e alberghiera da rilanciare attraverso iniziative di sostegno mirate, basate su specifici incentivi, agevolazioni e benefit urbanistici, edilizi, amministrativi e tributari “ben individuati e personalizzati” per ricercare, realizzare e monitorare l’insediamento “contrattato” di attività vive e innovative, abbandonando il nefasto e miope “protezionismo” di fascia, di zona e di categoria.

 

Penso al modello realizzato a “Calata Cuneo” di Oneglia e da copiare in via Matteotti, dove la coreografia è finalmente giunta a conclusione: perché non farne un elegante e raffinato “Cours Saleya” favorendo il ritorno dei ristoranti, piano-bar, ritrovi, café-chantant, confetterie e locali “vivi”, com’era una volta, al posto delle banche, delle agenzie immobiliari e delle bacheche testimonial che tutte le sere alle 19,30 spengono le luci e addormentano la città?

La stessa domanda (mutatis mutandis) la faccio per i centri storici, e in particolare per la Pigna, ma anche Bussana Vecchia, e tantissimi altri suggestivi angoli di Sanremo……

Essendomene occupato in passato, un altro caso che cito sempre a titolo puramente indicativo è quello del Mercato dei Fiori: dopo i ripetuti flop dei tentativi di sponsorizzarlo e di fronte ai deludenti risultati della gestione tecnica AMAIE, perché non puntare a una sua riconversione attraverso l’affidamento in concessione, se necessario anche a trattativa diretta singola, della gestione dell’intero complesso immobiliare sulla base di un piano di utilizzo diversificato per farne il container ideale delle filiere dell’agro-alimentare, del vivaismo, della ricerca genetica vegetale e dell’istruzione professionale del settore, sia pubbliche che private?

 

Quanto al Palafiori perché non vendere l’intero compendio immobiliare o darlo in locazione di lunga durata che non escluda riconversione con opere interne e cambio di destinazione d’uso però sempre nell’ambito delle attività produttive e/o di servizi del terziario?

 

Penso anche a Portosole cioè a quella che fino a ieri era una normale pratica urbanistica e che col tempo è diventata una malattia cronica inguaribile: qui le opere private insistono su aree pubbliche demaniali, hanno un forte impatto ambientale e sono incompiute ormai da decenni. Non dovrebbe essere assolutamente prioritario e urgente che la telenovela finisse con il completamento sia delle opere a mare e sia di quelle a terra, incluso l’albergo, e che avvenisse finalmente l’integrazione del complesso portuale nel tessuto urbano, sociale ed economico di Sanremo?   

 

Un’altra pagina nera della storia di Sanremo è quella della Stazione Carmelitane e del suo Park sotterraneo, pagina scritta dalle FFSS e dai Commissari Prefettizi che hanno trasformato l’originaria “Fermata Passeggeri” in “Ecomostro Megagalattico”, costoso, inutile e sottoutilizzato, che ha distrutto un parco cittadino ultrasecolare e lasciato in abbandono due piani di parcheggio sotterraneo e un enorme edificio comunale: non dovrebbe essere assolutamente prioritario e urgente per una amministrazione “normale” porre rimedio alla situazione aprendo un tavolo di confronto con Ferrovie, Regione e privati eventualmente interessati ad intervenire acquisendo in proprietà, partecipazione o gestione i comparti “disponibili” del complesso immobiliare?

 

Mi faccio prendere la mano e porto il discorso anche su Pian di Poma dove il rischio è lo “spezzatino” del compendio territoriale pubblico più esteso e importante di Sanremo, (già avviato con la vendita del tiro al piccione, con la pista di atletica ancora inutilizzata, l’anarchia delle aree camper e spettacoli viaggianti, l’ipotizzato trasferimento della palestra di via Barabino, ecc.): una superficie che proprio per la sua ampiezza, onerosità di manutenzione, collocazione paesistica e ambientale e sostanziale “inedificabilità privata”, è sempre più un “problema” di difficilissima soluzione che tuttavia va affrontato nella sua globalità e con assoluta priorità e urgenza tenendo i piedi per terra.

 

Come ignorare, poi, il doloroso tema dell’Edilizia Residenziale Pubblica che vede Sanremo in testa alla lista dei comuni ad alta criticità abitativa e dove l’esperimento di social-housing fatto dalla Giunta Borea si è risolto in un clamoroso flop? Per non parlare della “Variante-Casa” fatta da Zoccarato-Dolzan è andata ancora peggio perché applica un coefficiente del 20% doppio rispetto a quello stabilito dalla legge regionale. L’edilizia residenziale è in ginocchio: non si costruisce, non si ristruttura e quello che c’è non lo si vende, né come prima né come seconda casa. Nella mia vita di amministratore comunale ho ereditato e portato a conclusione due successive zone ERP a San Martino (C3) e San Lorenzo (C2) e l’esperienza fatta mi dice che bisogna battere altre strade, come i canoni agevolati e le ristrutturazioni evitando ghetti e consumo del suolo. Magari sperimentando anche le garanzie bancarie a favore delle giovani coppie per l’acquisto della prima casa.

 

Un’altra esperienza fatta nella mia precedente vita è quella dell’Aurelia bis: pagando il prezzo di una persecuzione politico-giudiziaria subita con dignità e forza dai diversi promotori politici e conclusasi con l’assoluzione piena, Sanremo gode oggi di questa fondamentale circonvallazione che, però, è monca e termina al Borgo mentre avrebbe dovuto proseguire fino a Ospedaletti e oltre, senza mai dimenticare la necessità di collegare i suoi svincoli con la viabilità ordinaria. Non dovrebbe essere indispensabile e urgente riprendere in mano l’iniziativa come il Comune ha fatto in passato, anche se la Ragione con l’assessore Paita ha fatto e sta facendo tutto quanto è possibile (e anche l’impossibile) per sbloccare la situazione di stallo?

 

Chiudo la serie infinta degli esempi con il Forte di Santa Tecla: restaurarlo non è sufficiente, occorre riflettere bene sull’utilizzo che ha costi non indifferenti e porterebbe insufficienti ricavi (gli esempi di Villa Margherita a Bordighera insegnino!!!), non sarebbe già adesso il caso di cominciare a esplorare ogni possibilità di coinvolgere privati nella gestione (museale, culturale, ricreativa, educativa, artistica, ecc. ecc.) guardando come priorità alla soluzione “Pacchetto Casinò”?

 

Qui mi fermo davvero perché ci sarebbe da scrivere interi trattati in merito, con i capitoli dedicati al restauro incompiuto di Palazzo Nota,   al destino da dare al Palazzo di Giustizia ormai chiuso, alla sorte della Funivia e alla valorizzazione del Parco di Bignone, alla situazione da terzo mondo di Porto Vecchio, al quadro dei servizi a rete e alla loro razionalizzazione tecnica e gestionale (AMAIE, Italgas, rete fognaria, cablaggi e wireless, ecc.) con attenzione al tema dei parchi cittadini e della loro tutela e valorizzazione e lo stesso per la pista ciclabile, per il ritorno al Comune delle aree ex ferroviarie oggi in comodato ad “Area 24 s.p.a.” e grossi interrogativi sul significato della partecipazione azionaria a quest’ultima.

 

Con appendici non meno impegnative e urgenti come quella delle “Aree Collinari” (Funivia-Golf-San Romolo-Bignone), dei Cimiteri cittadini, dell’igiene Urbana, per tacere della drammatica situazione idrogeologica e sismica e del Progetto “Pigna Mare” senza mai dimenticare, come dicevo all’inizio, il recupero degli altri cinque Centri Storici (Coldirodi, Marina, San Siro, Bussana Vecchia, Poggio).

 

Una massa enorme di questioni dalla quale mi sono limitato a estrarre soltanto un numero assai limitato di casi esemplificativi di una realtà che vede il Comune impotente non dico a risolverli ma neppure ad affrontarli.

Impotenza finanziaria, tecnica, operativa e, aggiungerei, “mentale”.

Allora, mi chiedo, perché non pensare a dismissioni, privatizzazioni, sinergie varie ed eventuali?

L’attuale formula politica è dichiaratamente di centro sinistra, nel senso che la pancia moderata e di destra di Sanremo ha indossato quella maglietta.

Ma sotto sotto c’è sempre lei, e soprattutto, nel bene e nel male ci sono sempre loro - i moderati- e sono convinto che la sinistra, se vuole portare avanti la collaborazione, deve cambiare anche a Sanremo mentalità e pelle come sta tentando di fare nel resto del Paese.