Non penso al Galateo delle Buone Maniere di monsignor Dellacasa e neppure alla sua Accademia con sede a Roma ma alle regole elementari del vivere civile e della decenza che ogni attività umana dovrebbe rispettare, compresa l’amministrazione pubblica.

 

Nulla di scritto e codificato in quest’ultimo caso, ma una prassi consolidata nel tempo basata su concetti semplici che si chiamano: valori, programma, squadra.

 

Chiunque si candidi a svolgere una funzione onoraria dovrebbe rivelare in anticipo al corpo elettorale a quali valori ispirerà la sua azione, indicare con precisione il programma con cui intende tradurlo in pratica e infine la squadra alla quale affidare il compito di realizzarlo.

 

Poi può succedere che uno non venga eletto, oppure che non riesca a mantenere l’impegno preso o addirittura che lo tradisca, ma almeno in partenza le regole del gioco le avrà rispettate.

 

Con i Partiti il rispetto del Galateo era automatico perché, bene o male, di loro si sapeva tutto, o quasi, ma adesso con le liste civiche non è più così, anzi accade il contrario anche quando usano i simboli dei Partiti come foglia di fico.

 

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Sanremo non fa eccezione una volta che i Partiti strutturati sono evaporati e alle elezioni amministrative (che sono cose assolutamente diverse dalle politiche) non riescono neppure più a riempire una lista, a raccogliere le firme necessarie a depositarla e quando ce la fanno non mettono insieme neppure i voti dei candidati, dei presentatori e dei loro parenti stretti.

 

Al loro posto fioriscono le liste civiche, mercenarie e bottegaie, che si ispirano a valori paragonabili a quelli della castità per le mignotte.

 

Di programmi manco l’ombra, il che rende superfluo conoscere in anticipo la squadra chiamata a tenere il sacco.

 

Nessuno tra loro che si pronunci su come dovrebbe essere la città tra 5 anni, che fine faranno aziende traballanti come il casinò, Area 24 e Rivieraqua, se si farà ancora a Sanremo il festival e quanti saranno i treni sui quali salire.

 

Ma il grave è che per gli elettori va bene così, la rassegnazione ha vinto e per loro il declino di Sanremo è inarrestabile e fatale.