Anticamente nell’amministrazione pubblica la differenza la faceva il censo, poi si è passati alla tessera di Partito e quando i Partiti si sono trasformati in comitati di affari Mani Pulite ha tolto il lardo degli affari dalle grinfie del gatto che ha dovuto accontentarsi degli atti di indirizzo e di controllare i risultati.

 

A Sanremo la cosa ha funzionato, anche perché con l’elezione diretta del sindaco il bracconaggio potenziale adesso si concentra su un’unica figura facile da controllare.

 

Però, come tutte le buone intenzioni, anche questa è finita a bagasce perché si basava sulla utopia di Calvino della città ideale dove cittadini consapevoli eleggono amministratori illuminati a guidare burocrati efficienti.

 

Qui infatti non si convocano i comizi elettorali ma le apericene e le merende, e poi gli amministratori una volta eletti si fanno dettare gli atti di indirizzo dai funzionari e per loro il controllo interno di gestione è un astruso pro-forma senza capo né coda.

 

Un esempio piccolo, piccolo, che prendo da Bussana alla foce del torrente Armea, in argine sinistro del corso d’acqua.

 

E’ un pezzo del distretto di trasformazione produttivo che, però, con la cantieristica prevista dal PUC a ponente in argine destro ha poco da spartire e molto, invece, a levante con la spiaggia libera attrezzata “Mai ben” con la quale confina di fronte allo “Scoglio di fuori” caro ai bussanelli d’antan.

 

I 700 metri quadrati di nuova superficie agibile massima edificabile erano lo zuccherino per invogliare la riconversione della porzione privata di circa 14.000 metri quadrati oggi utilizzata in floricoltura mentre il deposito di inerti non è mai stato un problema perché si trova su suolo demaniale di maggiore ampiezza ma in concessione temporanea.

 

Soluzione logica quella originaria del PUC anche se discutibile perché, sotto-sotto, lasciava intravedere l’intenzione di mettere in mano ai privati e plastificare uno degli ultimi lembi di fronte mare dell’intero litorale sanremese non ancora cementificati.

 

E infatti ecco arrivare, puntuale, l’osservazione n. 119 presentata il 23 gennaio dell’anno scorso da un cittadino tedesco per conto della società “Plan und Haus design Gmbh” diretta ad ottenere la eliminazione della distinzione tra aree private e aree demaniali agli effetti sia della edificabilità e sia del requisito della disponibilità indispensabile a presentare una proposta di project financing per farci un’area camper.

 

Per carità, richiesta del tutto legittima ma il suo integrale accoglimento da parte del Consiglio comunale lascia senza risposta tutta una serie di interrogativi.

 

Come per Portovecchio, per esempio, anche in questo caso c’è da chiedersi a che titolo il 31 ottobre 2016 la società tedesca abbia presentato “un’ipotesi progettuale” valutata dai burocrati che hanno indicato “alcune incongruenze con il PUC” e addirittura invitato “alla presentazione di un project-financing”.

 

Bandi non ce ne sono stati, neppure inviti a manifestazioni di interesse, e per giunta i tedeschi sembra non abbiano neppure i titoli di disponibilità delle aree sia pubbliche che private, il che è requisito indispensabile per presentare un progetto urbanistico o edilizio.

 

Ma questo sarebbe il meno di fronte a burocrati che correggono le “incongruenze” del PUC rispetto alla proposta dei privati mentre dovrebbero essere i privati a correggere le “incongruenze” della loro proposta rispetto al PUC.

 

La capovolta è giustificata dai burocrati con una assurdità che anche un cieco vedrebbe, rendere possibile l’edificazione non solamente sulle aree private ma anche su quelle demaniali, quando  anche i muri sanno che su queste ultime opera il regime di inedificabilità assoluta.

 

Faccio questo piccolo e insignificante esempio perché alzi la mano chi a Bussana chi era al corrente di tutto questo e tra chi, in Consiglio Comunale era al corrente di ciò che votava, e penso in particolare al capogruppo civico di Biancheri sul cui petto brilla la stella al merito per aver fatto costruire nei paraggi una scaletta per scendere sulla spiaggia.

 

E’ soltanto un piccolo esempio che si aggiunge a quello del cambio di destinazione d’uso dell’area R.T. di corso Cavallotti e a tanti, tanti altri, a dimostrare che dopo una energica lavatina delle mani sporche era meglio quando comandava chi stava in sella con le redini in mano e non il cavallo.