Più empirici dei monegaschi che si limitano a dire che “a belëssa ünt’a pignata nun se mëte” i loro cugini a Sanremo sanno sempre cosa metterci dentro e come farla franca.

 

Ivaldi mi accusava di mettere il coperchio sulla pignatta DC pensando che lì dentro ci fossero chissà quali malefatte.

 

In certo qual modo non aveva tutti i torti perché di marachelle ne ho coperte tante, ma erano peccati veniali previsti e puniti dal Codice Sanremasco sotto la voce “Chi u manesa, u lechesa.”

 

In fondo “tout comprendre c’est tout pardonner” scriveva una garantista ante litteram, madame de Staël e io ho sempre amato indistintamente tutta la letteratura francese, da Balzac a Cèline.

 

Il mio garantismo, però, non arriva ad assolvere, sulla sponda destra, quelli che con noi il cuore ce l’hanno dalla parte giusta ma che poi, come stamane commentava Andrea Rovere, il portafoglio ce l’hanno a sinistra.

 

Se poi il portafoglio è gonfio, come quello dei notabili ex DC e suoi aventi causa schierato con l’ex PCI e suoi aventi causa, la cosa mi fa incazzare.

 

Lo stesso mio stato d’animo probabilmente deve essere anche quello delle persone normali che hanno votato il MSI e i suoi aventi causa in nome dell’anticomunismo e che adesso vedono “camerati” soccorrere il PD erede dei comunisti.

 

Posso capire il bisogno di chi “tiene famiglia” (e nella DC l’ho sempre capito tutte le volte che qualche “amico” bisognoso si “riposizionava” dopo una crisi di coscienza derivante, appunto, dal fatto di “tenere famiglia”) ma non quello di chi ha vendemmiato una intera vita sulla sponda destra della politica cittadina, ha riempito il bigoncio e adesso si schiera con il nemico storico, genetico e implacabile quando usa l’arma del Potere.

 

Nessuna attenuante per gli affaristi della politica, anzi l’aggravante in questo caso di portare legna e chiodi per il nuovo cavallo di Troia nel quale, manco a dirlo, si nasconde l’inguaribile Sciaboletta, l’intruso di sempre.