Autobiografia di tre anni fa di una vittima delle Toghe Rosse che ora mette in guardia da quelle Gialle di Davigo-Bonafede: il SOTTOSCRITTO ***

 

 

 

****(uscito dal tritacarne giudiziario dopo 10 anni di maxi processi immacolato come il manto di Maria Vergine.)

 

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Bruno Giri

 

17 febbraio 2017

 

Oggi 17 febbraio 2017 anche a Sanremo la Seconda Repubblica compie venticinque anni, ma qui di mariuoli con le mani sporche di marmellata da arrestare come alla Baggina non ce n’erano e bisognava inventarseli.

 

L’accusa non è mai stata di aver intascato tangenti ma solo e sempre aver indebitamente dirottato da Bruxelles, da Roma e da Genova fondi pubblici per costruire strade e mercati.

 

L’indebito era fantasioso, andava dalla interposizione fittizia di una cooperativa per finanziare opere comunali alla sostituzione di una tavola di progetto per vilipendere defunti e molto altro ancora.

 

Poi, seguendo l’avvicendarsi delle stagioni, a tirare fuori dalla lavatrice di via Teulada i panni sporchi sanremesi arriverà puntualmente lo scandalo annuale del Festival e il filone di mani sporche di canzonette ha vissuto anche lui la epopea.

 

Di mariuoli nelle bische ce ne sono sempre stati e quelli a Sanremo hanno contribuito anche loro alle carriere dei Di Pietro in salsa matuziana.

 

A distanza di venticinque anni Davigo, promosso ai vertici delle toghe, si guarda indietro e spiega che le mani non sono più sporche perché adesso i mariuoli lavorano coi guanti di latice ma che il fatturato della mala è vertiginosamente aumentato.

 

E a Sanremo?

 

Mani sporche di cemento è oramai un lontano ricordo, si è vittoriosamente conclusa la lotta alla cupola che costruiva strade e mercati, che sul lungomare ai treni sostituiva le biciclette, che costruiva case popolari e spostava carceri e centrali del gas.

 

Le teste da tagliare sono finite da un pezzo, rimangono i ladri di polli e così si sono venduti il Tribunale chiuso dalla riforma della Giustizia in salsa fiorentina.

 

Ma adesso a Imperia è in arrivo il nuovo procuratore capo, e bisognerà procurarsi nuove teste da tagliare.

 

I professionisti dell’antimafia e i sacerdoti della legalità stanno disegnando l’identikit del nuovo mariuolo e va forte il modello ndrangheta.

 

Per i calabresi gufi e mala suerte!