Domenica 12 Febbraio 2012 12:15 | Scritto da Bruno Giri
2 – Riciclare il passato.
Delle grandi opere, come del maiale, non si dovrebbe buttare via mai nulla, regola aurea che però la Riviera di Ponente fino a ieri ha sistematicamente ribaltato gettando dalla finestra assieme agli avanzi delle abbuffate anche piatti, bicchieri e stoviglie.
Per rendersene conto è sufficiente osservare una cartina topografica del suo territorio e le tante cicatrici che vi compaiono sotto forma di cave in abbandono e di rilevati caduti nell’oblio o finiti male.
A testimoniarlo sono presenti a Sanremo le cave Cangiotti a Capo Nero, Fulcheris in valle Armea e Albani a Poggio, a Castellaro la cava Santagostino e a Taggia quella di Campo Marzio mentre non si contano i rilevati fuori controllo equamente distribuiti sul litorale o in avvallamenti interni.
Da qualche tempo però nasce qua e là una iniziativa per risvegliare dal sonno a distanza di molti decenni qualcuno di questi giganteschi mastodonti caduto in letargo dopo la realizzazione di una grande opera, fenomeno oggi favorito dalla crisi che in tal modo presenta - appunto – un aspetto positivo da afferrare al volo.
Ultimi in ordine di tempo ma non di importanza sono due rilevati, uno a monte, quello della ex-TRASCA a Sanremo in Valle Armea e l’altro a mare, quello realizzato dalla COGEFAR a Riva Ligure in regione Prati, e ad essi si aggiunge la cava Cangiotti tra Sanremo e Ospedaletti.
Ma a tenere banco a cicli alterni sono diverse altre situazioni analoghe, alcune approdate agli onori delle cronache per le proteste contro un uso improprio, come quelle riguardanti l’ex-cava Santagostino a Castellaro, altre invece per aver voluto fare il passo più lungo della gamba, come succede per il rilevato ex AUTOFIORI a Pian di Poma a Sanremo, oppure per aver ingoiato un boccone più grosso dello stomaco, come si sta verificando a Ospedaletti, ancora una volta su uno dei tanti “lasciti” COGEFAR.
C’è materia, insomma, per un’ampia e interessante carrellata su questo autentico campo di battaglia che in passato è stato teatro di aspri combattimenti tra intere generazioni di politici e di amministratori e che ha visto consumarsi ogni genere di oltraggio all’ambiente, agli interessi della collettività e purtroppo anche al comune buonsenso.
Però, col tempo (che, come si sa, è un’ottima medicina) alla prescrizione legale che cancella tante malefatte e tanti errori si è aggiunta quella politica e morale che subentra non appena gli avvenimenti fanno ingresso nella storia, magari piccola e locale, con la “esse” minuscola, figlia di un Dio minore, ma proiettata anch’essa “sub specie aeternitatis” in un passato impersonale che ormai ha assunto dimensione astratta e imperitura.
Così è possibile oggi guardare con distacco al risveglio di veri e propri mostri preistorici e pensare seriamente a come addomesticarli e renderli utili in tempi di crisi e anche dopo.